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VareseFansBasketNews

  • simon89
    La guida tecnica della Pallacanestro Varese batterà bandiera argentina nella stagione 2024/25? Esattamente 20 anni dopo Ruben Magnano, il c.t. della “Albiceleste” oro ad Atene 2004 con Luis Scola top-scorer, è Herman Mandole il candidato forte per la panchina biancorossa nell’ipotesi di un divorzio anticipato tra OJM e Tom Bialaszewski.
    La situazione verrà approfondita solo al termine dell’annata in corso, ma qualora – come sembra probabile – si opterà per chiudere il rapporto con il coach di Buffalo con un anno di anticipo rispetto alla scadenza contrattuale del 30 giugno 2025, il 39enne tecnico argentino sembra destinato ad essere il suo erede naturale. Non solo per il suo legame con Luis Scola, che lo portò a Varese nell’estate 2022 dopo averlo visto all’opera con le Nazionali giovanili dell’Argentina, allenando anche il secondogenito Tomas oltre a Mauro Villa ed Ivan Prato. Ma anche per la padronanza del Moreyball, il sistema di gioco alla base delle strategie tecniche dell’OJM, che Mandole aveva già iniziato a mettere in pratica nel suo lungo periodo di lavoro con la Federazione del Giappone. Il curriculum del tecnico argentino, accompagnato dalla moglie Eluney (giocatrice in C femminile con Gavirate) ed dal figlio di 4 anni, è ricco di esperienze internazionali: dal 2016 al 2021 ha lavorato nel paese del Sol Levante come assistente del connazionale Julio Lamas, preparando la selezione che ha disputato le Olimpiadi di Tokyo.
    Dalla scorsa estate Mandole è tornato nello staff dell’Argentina come assistente di Pablo Prigioni, altro seguace del Moreyballnello staff di Minnesota (l’head coach è Chris Finch, colui che consigliò Johan Roijakkers a Luis Scola nel dicembre 2021). E in assenza del c.t., impegnato con la stagione NBA, ha allenato la Nazionale albiceleste con i principi dell’OJM nella finestra FIBA dello scorso febbraio.
    Dunque conosce alla perfezione gli strumenti di lavoro statistici e tecnici legati alla gestione di allenamenti e partite della serie A. Nell’attuale suddivisione dei compiti dello staff OJM, Mandole è l’uomo deputato all’attacco mentre Legovich è quello della difesa. Ma il tecnico argentino è anche responsabile del player development (lo scorso anno Colbey Ross lo elogiò su queste colonne per i progressi nel tiro da 3 punti) e supervisore del settore giovanile di Varese Basketball come “cinghia di trasmissione” delle idee di Scola. Nelle prime due stagioni a Varese è stato formalmente tesserato come dirigente: questioni burocratiche legate alle regole, che concedono solo un visto per gli allenatori extracomunitari, utilizzato dall’OJM per Brase nel 22/23 e Bialaszewski nel 23/24.
    Ora però Mandole si è iscritto al corso allenatori nazionali che a luglio gli permetterà di conseguire il patentino per sedere da capo allenatore in serie A: potrebbe non essere solo una coincidenza…
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    Varese si strappa di dosso tutte le paure e va a prendersi la salvezza nel modo più eclatante e piacevole possibile: dominando da cima a fondo una partita in trasferta che poteva essere una trappola e invece si trasforma in un palco trionfale. A Sassari, contro una Dinamo obiettivamente in disarmo, la Openjobmetis sfodera il suo volto più bello, segnando 112 punti (64 nel primo tempo) a 88 con percentuali da fiaba, un gioco da sinfonia e una prova collettiva e concreta sui due lati del campo.
    Una recita perfetta, all’ora di pranzo, per la squadra di Bialaszewski: la trazione è posteriore con il duo Mannion-Besson a stracciare le retìne del PalaSerradimigni, con l’asse McDermott-Brown (e Gilmore) a rendersi molto utile con i colpi di fionda e le chiusure difensive, e con un Okeke inatteso protagonista a fianco di Spencer nei duelli sotto canestro. Dopo un avvio di marca sarda, Varese prende il comando delle operazioni e tira fuori un quarto d’ora da stropicciarsi gli occhi (all’incirca tra il 5′ e il 20′) nel quale galoppa oltre i 20 punti di vantaggio e mette al sicuro il risultato.
    Anche dopo l’intervallo, quando ci si poteva attendere la replica – almeno per l’onore delle armi – del Banco di Sardegna, Moretti e compagni sono sempre apparsi molto attenti e concentrati, capaci soprattutto di rispondere ai (pochi) tentativi di risalita dei padroni di casa fischiati dal pubblico locale. A quel punto, perdere è diventato impossibile tanto più che i biancorossi non hanno mai smesso di segnare. Alla fine lo score parla di un clamoroso 82% al tiro da 2 (23/28) e di un brillante 47% in quello da 3 (16/34) con la bellezza di 26 assist complessivi.
    Mannion e Besson, dicevamo, hanno prodotto tantissimo (24+11 per il Mamba, 20 con 7/9 per Hugo) in una squadra che però si è presa il lusso di mandare in doppia cifra ben sette uomini sui nove utilizzati. Certo, qualcosina si è pagato a rimbalzo e in area (dove Gombauld, 31 punti, ha approfittato di “alzate” dei compagni e cambi di marcatura) ma nel complesso la prova di Sassari è forse la più bella e limpida della stagione. Che non è ancora del tutto finita: la OJM è salva al 99% con una sola, remotissima, possibilità di disastro: Brindisi dovrebbe fare 3 su 3 e Varese perdere con oltre 20 di scarto domenica prossima contro Treviso. Ma la festa può iniziare lo stesso.
    PALLA A DUE
    Non il pubblico delle grandi occasioni al PalaSerradimigni dove, pure, si è giocato diverse volte a mezzogiorno. Bialaszewski ha la squadra al completo eccetto Librizzi e utilizza il quintetto consueto per iniziare la gara. Markovic recupera tutti gli infortunati (out Bendzius come previsto) e manda Tyree nello starting five accanto al pericosolo Jefferson. Il primo duello in area è tra Gombauld e Spencer. Una quindicina i tifosi biancorossi al seguito della squadra.
    LA PARTITA
    Q1 – Il primo protagonista dell’incontro è Goumbald, terminale offensivo cercato di continuo dai compagni: il pivot francese segna 12 punti in pochi minuti e regala il massimo vantaggio al Banco, 15-7, perché Varese dopo un paio di centri di McDermott “buca” qualche azione. Intorno al 4′ però il vento cambia: i biancorossi iniziano a macinare punti mentre i padroni di casa si inceppano: Spencer segna da sotto, Mannion dall’arco e ne esce un parziale di 0-14 che proietta abbondantemente in testa i biancorossi, con anche Okeke utile tra stoppate e canestri da vicino. Il primo timeout di Markovic serve a poco e la sirena suona sul 25-35.
    Q2 – Il secondo tratto inizia dove si era interrotto il primo, ovvero con una Openjobmetis davvero in fiducia tanto che il coach di casa deve fermare il gioco dopo 3′. Besson è la chiave per disassare la difesa di casa con Mannion terminale offensivo e i compagni che non si tirano indietro quando tocca a loro: taglio vincente di McDermott, tripla di Brown dopo ottima circolazione. E anche Moretti, spesso più impegnato nel mandare a segno i compagni, colpisce nel finale: Varese valica i 20 di vantaggio, supera quota 60 e chiude 41-64 con una tripla di McD fuori di poco sulla sirena.
    Q3 – Al rientro Sassari prova a scuotersi, mettendosi a difendere con maggiore intensità e cercando tiri rapidi con Tyree, abile in un paio di occasioni. Per la Openjobmetis c’è una minima flessione che dura pochissimo: Mannion segna in entrata e aggiunge tre liberi, Spencer è trovato libero sotto canestro e il divario tra le due squadre torna al di sopra dei 20 punti. Il Banco torna ad alimentare i lunghi, Gombauld e Diop, ma sono mosse che non cambiano l’inerzia della partita; un canestro di Gilmore fa saltare i nervi a Markovic (tecnico) con Moretti che in lunetta fissa il 69-91.
    IL FINALE
    A questo punto Sassari dovrebbe recuperare due punti al minuto per provare a riaprire i giochi ma, di nuovo, la squadra di Bialaszewski evita di far venire strane idee di rimonta ai sardi. Mannion segna e fa segnare, poi arriva una serie di triple firmata da McDermott, Brown e Besson a confermare che il verdetto non cambierà più. A 4′ dalla fine entrano i giovani Pisano e Assui (che si marcheranno e negheranno il canestro all’avversario), è il segnale che tutto è compiuto. L’ultimo minuto in pratica non si gioca, e i 15 tifosi di Varese ritagliano un angolo di Masnago in trasferta perché l’88-112 è da celebrare con balli, canti e feste. E’ salvezza, e a questo punto va bene così.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    La cappa di caldo che si è abbattuta nel weekend su Varese non è solo causata dal sole. A concorrere al clima torrido c’è evidentemente, qualche fiammata che sale dall’inferno della Serie A2 di basket, visto che la zona retrocessione è ormai alle spalle della Openjobmetis. Pesaro, che ha vinto l’anticipo di sabato sera, adesso è a -2 con i biancorossi che da qui alla fine hanno una sola partita in casa e due trasferte. Così, il match del 28 aprile con Treviso, sta sempre di più diventando quello che non bisogna far diventare: lo spareggio per restare in A.
    A Scafati la OJM perde 102-90 e lo fa con una serie di errori che sembrano fotocopiati da tante altre partite, cosa che lascia obiettivamente senza parole. Il peccato originale è nell’approccio: può una squadra che lotta per salvarsi iniziare sotto per 18-2 (pure sapendo il risultato di Pesaro)? Ma poi c’è tanto altro: Varese concede praticamente sempre a Scafati di iniziare le azioni vicino a canestro, un po’ perché gli esterni non mettono mai pressione, un po’ perché Varese accetta sempre di cambiare in difesa. E da vicino, i più potenti giocatori campani, fanno strage con il povero Spencer costretto da solo a tappare i buchi aperti da una retroguardia disorganizzata come mai.
    I cambi difensivi – che in qualche occasione erano stati archiviati – fanno la differenza anche nel finale quando proprio i mis-match fin dal primo passaggio contribuiscono a mandare fuori asse la retroguardia: Scafati, brava ed esperta, a quel punto ha la pazienza di girare palla, aspettare il tiro più facile e colpire da 3. Clamorosa la serie di triple piovute nell’ultimo quarto (29-19 il parziale), dopo che Varese sul finire del terzo era anche riuscita nel sorpasso, seppure per una sola azione. E, tocca ribadire, nel momento più difficile Bialaszewski ha scelto per l’ennesima volta di lasciar correre, di non fermare il gioco, di finire sotto oltre i 10 di distacco prima di riorganizzare i suoi. A buoi scappati, si suol dire in Italia (qualcuno glielo traduca). Inutile anche rimarcare che Varese ha concluso la partita con il solito timeout non speso (ricordate Tortona?): a questo punto vien da pensare che ci sia un concorso a premi (ricchi) a noi ignoto per chi risparmia minuti di sospensione. Di zona inutile parlare e quando il tiro dall’arco smette di entrare le alternative – leggi penetrazioni – tardano ad arrivare. Ci prova Besson, che è specialista, ma i compagni cambiano assetto quando ormai servirebbero miracoli per variare il destino del match.
    I singoli? Di Bialaszewski abbiamo detto (Scola, va tutto bene?), ma certo i giocatori hanno la colpa di un approccio disastroso. A numeri i biancorossi non sono neppure male – salvo che per i rimbalzi: 44-28, anche se in parte era messo in conto – ma come impatto sulla gara i vari Mannion, Moretti e Brown non sono certo esenti da colpe. Per loro vi rimandiamo alle pagelle, con la speranza che Varese sappia sfruttare la trasferta di Sassari per tirare fuori il coniglio dal cilindro: quello che le altre hanno estratto più volte, anche in trasferta, e che invece questa squadra, proprio, non riesce a trovare.
    PALLA A DUE
    Matteo Boniciolli gioca la carta a sorpresa in avvio: dentro il giovane Mouaha per braccare Mannion e dare più reattività a un quintetto altrimenti più lento. Mossa riuscita. Tutti a disposizione per gli allenatori con la sola eccezione di Matteo Librizzi: Bialaszewski non cambia nulla del quintetto base e va con i soliti cinque.
    LA PARTITA
    Q1 – L’approccio biancorosso è di rara oscenità. La mossa Mouaha funziona perché il giovane italo-camerunense ha il fisico per marcare Mannion e per correre il campo in contropiede. A spingere c’è anche Robinson e così il parziale campano arriva a un terrificante 18-2 (tripla Rivers) dopo quasi 5′. Cinque punti di Moretti risvegliano in parte la OJM che resta però costretta a inseguire con le iniziative di Besson. Varese torna a -6 ma poi nel finale la Givova arrotonda a 10, 27-17.
    Q2 – A cambiare il vento è, come sempre, la percentuale dall’arco: dopo il decimo errore su 11 tentativi, ecco che la OJM inizia a segnare da 3 punti con regolarità tanto da andare al riposo con 8/19 (quindi 7/8 nell’ultima serie). Wolde sblocca i suoi, poi Mannion manda due volte in cielo Spencer e a metà tempo torna a -7. Rossato imbuca una tripla molto difficile e la Givova sembra poter scappare ancora ma tocca a Brown e McDermott (doppietta per ciascuno da 3) riaprire del tutto la gara. Peccato per l’oscena ultima azione che consente a Robinson il canestro del 50-47 con Varese non in bonus…
    Q3 – Altro approccio da censura dopo l’intervallo, ma almeno stavolta Varese si riattiva presto con Moretti. Poi la OJM si mette letteralmente in scia (-1 di Brown) ma gestisce male diversi possessi con cui potrebbe sorpassare, subendo il gioco campano vicino a canestro. Gilmore, utile su Gentile in difesa, sbuca dal nulla e schiaccia il 66 pari, poi Besson sigla anche il sorpasso in entrata (66-68) ma Henry si accende dall’arco, replica subito e rimette i suoi a +3 (73-70).
    IL FINALE
    Servirebbero maglie strette in difesa, e invece arrivano 29 punti gialloblu nei 10′ finali con 8 triple consecutive a segno. Dopo 2′ Scafati è già a +6 (altro approccio maligno) e da lì in avanti i biancorossi continuano a scivolare in giù: quando Bialaszewski si degna di fermare il gioco (Boniciolli un timeout lo ha già chiamato su un piccolo sussulto biancorosso) mancano 4.34 con la Givova allegramente a +10. Non ce ne saranno altri salvo uno a 1.40 dalla fine, intanto però i padroni di casa girano bene palla per arrivare a tiri ad alta percentuale. E una volta presa fiducia segnano anche le conclusioni difficili con Varese che cambia sempre dietro e continua a farsi infilzare. Quand’è troppo tardi si torna ad attaccare l’area perché, intanto, le triple biancorosse avevano finito di pungere: finisce 102-90 e Scafati può festeggiare la salvezza. Beata lei.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Dopo aver ingoiato tanti bocconi amari, dopo aver ricevuto qualche complimento non accompagnato da due punti in classifica, la Openjobmetis può godersi una serata con sorrisi e applausi e un abbraccio totale con il suo pubblico. Messa alle strette dalla vittoria di Pesaro all’ora del caffé (a Sassari), la squadra di Bialaszewski si scuote travolgendo 113-79 una Napoli sì in caduta libera ma ricca di talento e di qualità.
    Pregi, quelli della Gevi, che finiscono completamente diluiti sotto il diluvio di gioco e di canestri scatenato, una volta tanto, da Varese. McDermott e compagni tirano con il 68% da 2 punti, con il 49% da 3, mandano sei uomini in doppia cifra, dieci (su dieci) a referto e confermano che le prove con Tortona e ancor di più Brescia erano davvero sintomo di una crescita. Che, però, andrà consolidata anche nelle prossime uscite, perché la salvezza è ancora in ballo e perché la gente di Varese si merita uno sprint vincente.
    Tutti bravi, nel tardo pomeriggio varesino: la squadra di Bialaszewski – gestione senza incertezze, la sua – parte forte, regge i tentativi di spallata portati dai campani, torna davanti saldamente e poi dilaga, con Napoli che al contrario non è solo alterna nel gioco ma crolla dal punto di vista della disciplina con Ennis che si fa cacciare per doppio antisportivo (su Mannion) e con Owens che incredibilmente litiga con tutti i 4.171 tifosi presenti – era stato applaudito fino a lì – aizzando la gente dopo un avvio di zuffa tra i due playmaker. Problemi loro, mentre Varese si toglie per lo meno qualche etto di paura dalle spalle in vista di due trasferte che potrebbero valere tutto o far ripiombare la squadra nella palude.
    Decisivo, nel cambio di passo della OJM, Nico Mannion: dopo un primo tempo oggettivamente scarno, il Red Mamba torna a onorare il proprio soprannome ingaggiando e vincendo la guerra con Ennis e tornando a trascinare la squadra, come ci si aspetta. Prima di lui ci avevano pensato Moretti, McDermott e Brown, con quest’ultimo che tiene un po’ tutti con il fiato sospeso dopo uno scontro fortuito con Sokolowski. Di buono c’è che Gabe è rientrato, seppure per poco, nella ripresa con una fasciatura evidente al ginocchio: ora riposo e terapie per averlo a disposizione a Scafati. Bene anche Woldetensae che si è ripreso minuti a manciate con una prova convincente tanto quanto quella di Ulaneo, gladiatore (ed espulso alla fine, dalla panchina). “Vi vogliamo così”, canta Masnago all’unisono ed è proprio vero: la strada è tracciata. Ora però andrà percorsa fino in fondo per non fare sfumare queste emozioni.
    PALLA A DUE
    Dopo tanti match considerati “tutto esaurito”, a Masnago si va a circa quota 4.200 per il match cruciale contro la GeVi Napoli, reso ancora più pesante dalla vittoria di mezzogiorno di Pesaro a Sassari. I tre ex di turno (applausi per De Nicolao e Owens, qualche fischio per Brown alla presentazione) sono tutti nel quintetto partenopeo insieme a Sokolowski e Zubcic; soliti 5 per Bialaszewski che rispetto alla coppa reintegra Gilmore e Okeke a referto. Premiato, prima del match, Ennio Lorigiola che da 50 anni dà una mano alla società e ha composto migliaia di scritte sul vecchio segnapunti manuale.
    LA PARTITA
    Q1 – Openjobmetis ispirata in uscita dai blocchi: 3/3 dall’arco con tre giocatori differenti e 9-5 subito ricucito da Owens (2+1 con proteste per presunto sfondamento). Tra i primi ad accendersi ci sono il Brown varesino e Moretti ma non bastano per orchestrare un break perché dalla parte opposta Owens sfrutta centimetri e rapidità mentre Ennis si fa strada di forza contro i piccoli varesini. Entra anche Gilmore ma il primo assaggio è disastroso; alla prima pausa Varese comanda di un punto, 27-26.
    Q2 – Ennis in percussione e Pullen dall’arco danno il +3 alla Gevi che però non andrà oltre perché Mannnion trova una tripla che è un piccolo antipasto di quello che verrà. Anche Brown si conferma in palla mentre Woldetensae esplode una tripla del +8 che costringe Milicic al timeout. Sarà, questo, un distacco da cui gli ospiti non riusciranno a risalire anche perché Ulaneo dà una bella mano sotto i tabelloni. Prima della pausa, impatto tremendo e fortuito tra Sokolowski e Gabe Brown che restano a terra un momento, per poi andare a farsi medicare. Pullen, sulla sirena, sigla il 54-43 ma Varese appare in controllo.
    Q3 – L’avvio del terzo periodo vede una Varese affrettare qualche conclusione di troppo ma Napoli non ne approfitta del tutto, anche perché Brown – fasciato alla gamba – regge in difesa contro Zubcic prima di sedersi definitivamente. Passato un momentino difficile, riecco Mannion a dare seguito alle cose buone viste dalle parti di McDermott. Gli ospiti restano a galla soprattutto con Owens, letale in area, ma a conti fatti (ovvero sulla sirena) la OJM – con Nico ormai in gas – rosicchia ancora qualcosina, 75-63.
    IL FINALE
    La partita si chiude subito dopo l’intervallo. Mannion subisce sfondamento da Ennis che per tutta risposta prende Nico per una gamba. Accenno di rissa (antisportivo al napoletano) nel quale Owens prima fa da paciere tra i due litiganti poi, incredibilmente e in modo insensato, si mette ad aizzare il pubblico da solo in mezzo al campo, agitando le braccia e portando la mano all’orecchio, Fallo tecnico inevitabile e Varese che tra i liberi e il possesso seguente sfora il +15. Ancora: Mannion con il sangue agli occhi ruba palla a Ennis che lo ferma, fallo non cattivo ma non sulla palla, secondo antisportivo ed espulsione automatica. Si gioca in una bolgia vera e propria ma Napoli stavolta è in campo solo a farsi bersagliare dalle parole del pubblico e – soprattutto – dai canestri biancorossi. Ancora Ulaneo, ancora McDermott e, dopo tanto tempo, pure Moretti. Milicic spende tutti i timeout e poi, capita la solfa, manda in campo le terze linee. Varese di fatto non ne ha, ma c’è spazio anche per Gilmore e Okeke: tripla per il primo, canestro per il secondo. La festa è completa, 113-79, e pazienza se Ulaneo si fa cacciare per qualche parola di troppo dalla panchina.
    Damiano Franzetti
     
     

  • banksanity6
    E' una Varese obbligata a fare bottino pieno quella che si presenta sul parquet di Masnago nel primo pomeriggio di una calda domenica di aprile per la vittoria di Pesaro sul campo di Sassari. Di fronte Napoli reduce da 4 sconfitte consecutive ma capace di vincere a sorpresa la coppa Italia e con ben 3 ex biancorossi della bellissima stagione passata. Primo quarto vissuto in un sostanziale equilibrio mentre il primo strappo lo dà Varese nella seconda frazione portandosi sul più 11 all’intervallo anche se , con un metro arbitrale meno permissivo nei confronti dei viaggianti, il divario sarebbe potuto essere superiore. Clamorosa la svista dei grigi su una penetrazione di Owens dove viene fischiato fallo a Mannion e la palla scagliata dall’ex varesino viene corretta a canestro da De Nicolao. Incredibilmente viene convalidato il canestro e assegnato anche il tiro aggiuntivo. In caso di sconfitta si sarebbe potuto presentare ricorso. Anche il terzo quarto scorre senza una prevalenza evidente ma è nell’ultimo periodo che i padroni di casa realizzano un capolavoro. 38 punti a 16 considerando che almeno gli ultimi 4 minuti sono stati un vero e proprio garbage time. La scintilla scoppia dopo una vera e propria “feijoada” scattata dopo uno sfondamento fischiato a Ennis su Mannion. I due vengono alle mani (incredibile come non sia stato espulso il numero 2 partenopeo), dove poi sono coinvolti un po’ tutti con reazioni a dir poco incomprensibili, in particolare di Owens che provoca più volte il pubblico che fino a quel punto lo aveva solo applaudito; prende un tecnico e rischia pure il secondo. Da li in avanti non c’è più partita e Varese sale a quota 20 in classifica, un passo che la avvicina alla tanto agognata salvezza . Ma veniamo alle valutazioni:
    Gilmore 6,5: viene dosato con molta parsimonia dal coach, in particolare viene impiegato all’inizio della partita e nel finale a risultato abbondantemente acquisito e stavolta si fa apprezzare per le sue doti balistiche da lontano. CONTA GOCCE
    Mannion 7,5: insolitamente impreciso dalla lunetta aspetta pazientemente che la partita vada verso di lui. Gioca forzando meno conclusioni per cercare di far girare i suoi compagni e i 9 assist sono li a dimostrarlo. Poi quando gli avversari lo pungono fisicamente e nell’orgoglio, tira fuori gli artigli e graffia. TIGRE
    Ulaneo 7: inizialmente lasciato in panca per provare a giocare con Gilmore da centro. Poi quando viene chiamato in causa si fa trovare pronto e reattivo tant’è che è infallibile sia con le conclusioni in movimento che dai liberi dimostrando la voglia di migliorare sui fondamentali. LAVORATORE
    Spencer 6: tra tutti i convocati per la partita di oggi Skylar è quello che ha l’impatto meno positivo di tutti. Sempre tanto lavoro sporco. Per fortuna Ulaneo riesce dove Spencer lascia. UOMO OMBRA
    Woldetensae 7,5: i numeri di Tomas non gli rendono onore per tutto il lavoro difensivo messo sul campo quest’oggi. Ha marcato benissimo nell’ordine, Pullen, Ennis e Markel Brown, non esattamente 3 sprovveduti, mettendo la museruola ad ogn’uno di loro. 2 recuperi e 4 assist completano forse la miglior prestazione di Wolde quest’anno. Ben tornato a casa… FIGLIOL PRODIGO
    Moretti 7: partita in cui non è certo tutelato, anzi. Ma non si lascia trascinare nella baraonda e oltre ad essere pericoloso in attacco dimostra carattere e una buona propensione difensiva. BIVALENTE
    McDermott 8: non c’erano dubbi sul fatto che, una volta salutato Hanlan, l’uomo vero e giusto a cui affidare i galloni di capitano fosse Sean. Anche stasera partita brillantissima sui 2 lati del campo. Elegante ed efficace al tiro, concentrato e duro in difesa. ESEMPIO
    Besson 7: non sempre una certezza quando tenta la penetrazione ma il suo tabellino è riempito in tutte le voci statistiche e sono quasi tutte molto positive. Non sarà un fuoriclasse con molti punti nelle mani come poteva essere Hanlan ma si sa rendere utile in tante situazioni anche più del canadese. TUTTOFARE
    Okeke 6,5: entra in un finale già segnato e con un jumper dal midrange realizza anche lui 2 punti che sicuramente servono per dargli morale e fiducia per il suo recupero che sembra ancora abbastanza lontano.
    Brown 7: solita partenza a razzo per Gabe che però vede un brusco arresto sul finale del secondo quarto, dove su uno scontro casuale con Sokolowski si infortuna ad un ginocchio. Nel terzo quarto è subito in campo ma visibilmente zoppicante. Per evitare guai viene tolto e messo sulla ciclette per il resto della gara. MERCKX

  • simon89
    Termina in quella Turchia dove era iniziata l’avventura, il cammino di coppa della Itelyum Varese. Un viaggio che si conclude tra tanti rimpianti, per come è andato il doppio confronto con il Bahcesehir College, che tornerà a disputare la finale di Fiba Europe Cup due anni dopo il successo in questa competizione. E mentre la squadra di Istanbul stacca il biglietto per l’ultimo atto, gli occhi dei tifosi biancorossi si riempiono di lacrime amare.
    La qualificazione era possibile: lo si è visto a Masnago – dove Varese ha avuto il torto di non riuscire ad affondare il colpo – e lo si è rivisto a Istanbul dove la squadra di casa ha, sì, meritato il successo (81-73 il punteggio finale) ma ha rischiato grosso contro una Itelyum tutt’altro che bella. La squadra di Bialaszewski è infatti tornata in partita in modo clamoroso a 5′ dalla fine, risalendo dal -10 e mettendosi a condurre 64-66, tanto da far assaporare il colpaccio. Ma questa squadra proprio non riesce a regalarsi e regalare una bella sorpresa: timeout turco, tre triple a segno condite da rimbalzi concessi dai biancorossi, scelte sbagliate con la palla tra le mani e buonanotte ai sognatori.
    Troppo esile il momento positivo, troppe difficoltà a contenere il bisonte Boutsiele in area ma non solo (ottimo, il pivot francese, anche dalla media distanza) per Varese, poi colpita anche dall’altro transalpino Bouteille, bomber bollente. Ma oltre ai meriti avversari, c’è da registrare una sorta di “fuoco amico” che ha affossato le speranze della Itelyum: Nico Mannion, innanzitutto, è stato autore di una partita disastrosa per fatturato (5 punti, tutti nel primo tempo), per atteggiamento e per scelte. Ma anche altri uomini chiave come Besson, Brown e Spencer hanno dato un contributo troppo basso per pensare di passare sul Bosforo. A nulla, quindi, è valsa l’ottima prova di McDermott, MVP biancorosso, che si è portato dietro un Wolde dal tiro ritrovato e un paio di compagni combattivi (Moretti, Ulaneo).
    E del resto non si può pensare di vincere segnando la miseria di 8 canestri da due: la mossa di affidarsi alle triple era scontata e tutto sommato giusta, ma al fuoco da lontano bisognerebbe affiancare qualche altra soluzione, almeno per provare a sorprendere una difesa pronta a contenere sul perimetro. E invece, Varese ha sprecato tanto in avvicinamento, si è fatta intimorire da Boutsiele e, in fin dei conti, non ha trovato il colpo d’ala definitivo. Come è accaduto tanto, troppe volte, lungo tutta questa disgraziata stagione sportiva.
    PALLA A DUE
    Buon pubblico ma non certo un’atmosfera da corrida alla Ulker Sports and Events Arena, nella parte asiatica di Istanbul, per il retour match di semifinale tra il Bahcesehir e la Itelyum. Nessuna sorpresa alla lettura dei quintetti, con Bialaszewski che inizia con l’accoppiata azzurra Mannion-Moretti e con Besson “di scorta” tra gli esterni. Come previsto c’è anche Ulaneo dalla panchina mentre Radonijc sfrutta un quintetto tutto straniero e tiene Kell come primo cambio.
    LA PARTITA
    Q1 – Avvio vivace dalle due parti con Brown che è subito caldo e con Mannion che prova a menare le danze dalla regia per ricucire il primo, piccolo break favorevole ai turchi mentre Spencer ha subito due falli. Il Bahcesehir accelera dopo la metà del periodo con un buon momento di Kell, Varese risponde un po’ a sorpresa con Ulaneo, perfetto in lunetta, e al primo stop è sotto di 5, 26-21.
    Q2 – La squadra di casa non molla il vantaggio in un momento di botta e risposta (tripla di Moretti), ma quando si risveglia McDermott – due triple in fila – la Itelyum torna a contatto e, anzi, ha alcuni palloni per rimettere il naso avanti. Mannion però non li sfrutta: prima sbaglia da 3 e poi offre un cattivo passaggio a Spencer intercettato dalla difesa. “Gol sbagliato, gol subito” si dice nel calcio: qui invece è Bouteille a punire gli errori biancorossi con una prodezza dall’arco e un altro canestro che vale lo stacco, 47-39.
    Q3 – Il periodo dopo l’intervallo è povero di spunti, di cose belle e di canestri tanto che il parziale in 10′ è un moscissimo 12-12. McDermott scuote una Itelyum arrivata al massimo svantaggio (-12) ma Boutsiele imbuca a ripetizione da media distanza. Varese balbetta ma pure il Bahcesehir vive momenti di imprecisione offensiva, poi nel finale due liberi di Moretti e l’unico lampo del secondo tempo di Brown (rubata e contropiede) vale il 59-51 che tiene viva un pochino di speranza.
    IL FINALE
    Nel quarto finale, per alcuni minuti, sembra che l’inerzia non possa più cambiare. Poi però Woldetensae scarica per due volte il caricatore a segno dall’arco, colpi che fanno barcollare i turchi: McDermott se ne accorge, colpisce a sua volta da lontanissimo e poi – dopo altra bomba di Besson – mette a segno anche il canestro del sorpasso, 64-66, con 5′ esatti da giocare. Radonjic si rifugia in timeout, il Bahcesehir sbaglia il primo tiro ma un rimbalzo d’attacco – ennesimo – consegna a Bouteille il tiro del controsorpasso. E’ la svolta: Varese si inceppa con Mannion mentre Kell e Taylor (fino a lì inguardabile) colpiscono da lontano. Istanbul riparte, la Itelyum trova punti da Moretti (2+1 e poi 2 su 2 in lunetta) ma quando Brown sbaglia dall’angolo piedi per terra per i biancorossi è finita. Perché Mannion non ne imbrocca più una, perché il Bahcesehir sfugge al fallo sistematico e con i liberi di Scrubb chiude ogni conto, 81-73.
    Damiano Franzetti
     
     
     

  • simon89
    IL COMMENTO DI FABIO GANDINI
    Perdere di soli 3 punti una partita in cui il dato dei rimbalzi fa segnare un gap quasi “storico” - 22 a 43 il computo delle carambole a favore di Brescia - rende la prestazione di chi ha perso al limite del sovrumano.
    Ventuno rimbalzi in più sono 21 occasioni in più per segnare, spesso da vicino: la Germani ha tirato 51 volte da 2 contro le 23 di Varese. E per aver ragione di questa sproporzione, persino superiore a quella prevista sulla carta, la Openjobmetis ha dovuto immolarsi.
    In primis con il suo “progetto” di campione assoluto, Nico Mannion, che ha fiutato l’odore del grande match e vi si è tuffato dentro con una foga da segugio, con una sete di gloria che hanno solo i predestinati, i fuoriclasse, quelli che sanno suonare brani di immarcabilità che non ammettono repliche. Oggi Nico è stato fermato solo dalla sirena finale, l’unica a non inchinarsi al Red Mamba.
    Dietro di lui, però, ed è quel che conta di più, è salita sul palcoscenico una squadra capace in 40 minuti di far dimenticare i 43 punti di scarto subiti all’andata. 43 il numero della vergogna, 40 quello del riscatto agli occhi di una Masnago ruggente come ogni volta in cui vede la sua piccola Varese lottare per farsi rispettare da chi è più forte, più grande, più costoso, più tutto… Perché quando Varese si fa rispettare, è la storia a farsi rispettare.
    La brillantezza offensiva, un marchio di fabbrica che dovrebbe esistere di “default” nel sistema impostato e imposto da Luis Scola, ma che quest’anno, in realtà, è stata merce se non rara almeno saltuaria (la Openjobmetis rimane pur sempre solo l’ottavo attacco della Serie A…), oggi ha fatto il paio con la voglia, con l’abnegazione e con una difesa che è stata sì efficace a fasi alterne, ma che di certo non si è risparmiata, né sugli esterni, né sullo spauracchio Bilan, determinante a consuntivo pur senza passeggiare come a fine novembre.
    E allora si potrebbero tirare fuori gli episodi, i tiri girati e usciti, l’assenza di Ulaneo coperta solo nel numero da Okeke, persino alcuni fischi arbitrali. Ma non prendiamolo anche noi, il ferro: Varese ha perso solo a causa dell’autentica debacle subita a rimbalzo. Ha perso perché è troppo piccola.
    Bella, stoica, vera, fedele a se stessa, fragrante e andata vicinissima a un colpaccio. Oggi. Ma sempre troppo piccola.
    E come potrebbe essere altrimenti, visto che ha scelto di essere così?
    Il tassametro corre: contro le prime 5 della classifica il bilancio di questa stagione dice 1 partita vinta (Reggio Emilia in casa) e 9 perse. Lo scorso anno, sempre contro le 5 migliori della classifica, furono 3 le vittorie e 7 le sconfitte. Il totale fa 4 successi e 16 insuccessi in due anni. Nell’epoca appena precedente Varese contro le “grandi” vinceva quasi una volta su due (43,7% di vittorie, per l’esattezza…). 
    Ci si ragionerà almeno un poco quest’estate su certi dati?
    Fabio Gandini

  • banksanity6
    Una delle più belle e convincenti prestazioni dell’anno della OJM che però ha il grosso difetto di non aggiungere nessun punto alla classifica. Sarebbe stata una grandissima boccata d’ossigeno considerando anche le sconfitte di Pesaro e Brindisi. Di fronte c’era una corazzata che non a caso è in testa alla classifica e che ha fatto valere il suo strapotere fisico in particolare a rimbalzo d’attacco dove, con i secondi e terzi tiri si è costruita quel tesoretto di punti che le hanno permesso di portarla a casa. Ma veniamo alle valutazioni:
    Gilmore 5: prestazione che si fa notare solo per confermare i 5 falli dell'esordio a Casale. Non incide e non si rende utile a rimbalzo dove dovrebbe poter dire la sua. TRASLUCIDO
    Mannion 9: prestazione da fantascienza per Nico con l'unico neo di non portare alla vittoria i suoi. Segna in tutti i modi, soprattutto da fuori, riuscendo a battere chiunque Magro gli opponga e si parla di specialisti difensivi di alto livello. Su di lui 2 mancati fischi clamorosi (contatto di Bilan in transizione con conseguente palla persa e mannaiata sul tiro da 3 a 2 secondi dalla fine che avrebbe potuto regalare il pareggio col libero supplementare) che fanno tutta la differenza del mondo. INDEMONIATO
    Spencer 7: la battaglia sotto le plance è contro quel califfo di Bilan. Cerca di limitarlo ma il croato quando viene chiuso per la conclusione riesce spesso a sfornare assist al bacio. Ma Skylar combatte come un leone e non sfigura. Sfiorata la doppia doppia. LOTTATORE
    Woldetensae N. E.
    Zhao N. E.
    Moretti 5,5: dei 3 esterni è quello che la serata più difficile. Fatica a trovare la vita del canestro forse perché più concentrato a tenere le scorribande delle guardie bresciane. Capitale l'errore con palla persa che poteva valere il vantaggio di Varese a poco dalla fine. SCORDATO
    Virginio N. E.
    Mc Dermott 7: da capitano vero non indietreggia mai di un centimetro. In marcatura il solito mastino, in attacco pochi tiri ma selezionati alla perfezione. BALUARDO
    Besson 6,5: prestazione lineare quella del francese, anche se con il tiro pesante non è molto preciso. Buono l'apporto difensivo, in regia fatica a trovare il passaggio smarcante. EGOISTE
    Okeke 5,5: costretto a fare minuti veri anche per l'assenza di Ulaneo ci mette volontà e fisico ma la condizione non c'è ancora. PREMATURO
    Brown 6,5: primo quarto in cui sembra essere in preda ad un delirio di onnipotenza. Peccato che poi si raffreddi e non riesca più a colpire in attacco se non per una poderosa inchiodata. UNA RONDINE...

  • simon89
    Bersaglio mancato, di poco, di pochissimo. In volata. La Openjobmetis non riesce a muovere la classifica nonostante una prova, finalmente, maiuscola anche contro una squadra in forma, solida e… prima in classifica. Brescia passa a Masnago dopo due ore di una battaglia in cui i biancorossi si sono arresi solo al suono della sirena, trascinati dal loro fuoriclasse – un Nico Mannion da 37 punti – ma battuti da una Germani implacabile in lunetta e totalmente dominante a rimbalzo.
    Proprio sotto canestro, alla fine, si decide la contesa: i 19 rimbalzi d’attacco concessi alla Germani sono un’enormità (Varese ne ha colti 22 in tutto, a 48), e proprio su quei secondi e terzi tiri la squadra di Magro ha trovato il grimaldello per guadagnare i punticini con cui prendere in testa la volata finale e completare l’opera. Nonostante una Openjobmetis aggrappata con le unghie e con i denti al punteggio, agli avversari, alla speranza.
    Stavolta, almeno, si è vista una Varese differente (in meglio). Il cammino intravisto a Tortona e mostrato mercoledì con il Bahcesehir è proseguito anche contro un’avversaria molto più lunga e strutturata: la squadra ha lavorato meglio in difesa, ha ben costruito (non sempre ma spesso) tiri sul perimetro ad alta percentuale, cesellato la presenza in area dove però, quando la OJM ha messo piede, ha trovato ottime percentuali (15/23 da 2). Certo, la scelta principale è stata il tiro pesante (ben 34 tentativi ma pure il 44% di realizzazione) ma del resto sfidare Bilan e compagnia cantante dentro al pitturato era un rischio troppo grosso.
    Detto questo, si poteva ovviamente fare meglio magari trovando contromisure al pivottone-centroboa croato (che oltre a segnare ha distribuito benissimo la palla: 11 assist) ed evitare le sbavature, come quella palla persa da Moretti su un’azione di potenziale controsorpasso. E poi, lo ripetiamo, i rimbalzi con Spencer lasciato troppo solo nel triplo ruolo di marcatore su Bilan, raddoppiatore sui penetratori e unico rimbalzista vero. L’assenza di Ulaneo si è fatta sentire (Okeke al momento non può contribuire…) così come l’inconsistenza di Gilmore che non ha dato alcun contributo in questo senso. Facendo dubitare della scelta.
    In attacco Varese è stata sostenuta da un Mannion clamoroso, perché i 37 punti messi a segno sono stati frutto di scelte quasi sempre ottime, di mano fatata e di capacità di sfidare senza paura anche le scelte tattiche di Magro. Il play è stato braccato da Petrucelli, Christon, Cournooh ma ha triturato tutti (pagando – ma è logico – dazio in retroguardia) tenendo in vita un paziente che altrimenti sarebbe morto prima. Resta anche qualche dubbio su una direzione arbitrale non cattiva in generale ma che è “mancata” in qualche circostanza, su tutte un fallo su Besson lanciato a canestro (immortalato perfettamente dalla foto del nostro Simone Raso) e su un contatto dubbissimo Mannion-Bilan nel finale. Che al posto di due liberi al play si è trasformato in una palla persa risultata poi decisiva.
    Incassata la sconfitta, sia ora il momento di farne tesoro: mercoledì si va a Istanbul, domenica arriva Napoli: prima o poi bisognerà raccogliere il seminato prima che lo facciano quelle dietro. Vedremo se con la GeVi degli ex sarà la volta buona, vedremo se il Bosforo si colorerà di biancorosso.
    PALLA A DUE
    Una sorpresa, non buona, alla consegna dei referti: nella Openjobmetis non c’è Scott Ulaneo a causa di un colpo alla testa subìto nell’allenamento del venerdì per il quale il pivot resta a riposo. Dietro Spencer quindi spazio a Okeke. Quintetto solito, per il resto, con Mannion subito preso in consegna da Petrucelli, il difensore più insidioso a disposizione di Magro. La Germani è accompagnata a Masnago da un folto numero di tifosi: settore ospite pieno e totale che – grazie anche alla gabbia – sale praticamente al massimo, 4.802.
    LA PARTITA
    Q1 – L’uscita dai blocchi di Varese è spaventosa (in positivo) e se al posto di Brescia ci fosse una squadra più tenera avrebbe probabilmente segnato l’intera partita. La Openjobmetis segna i primi quattro tiri da 3, scappa 14-5 e costringe subito Magro al timeout. Al rientro 5 punti di Della Valle ricuciono lo strappo ma Brown infila la quarta bomba personale. Due perse di Mannion e due assist di Bilan a Burnell riattaccano Brescia alle spalle dei padroni di casa ma il sorpasso non riesce perché il canestro di Cournooh è dopo la sirena: 22-21.
    Q2 – Si riparte con Varese che resta avanti per qualche minuto (tripla di Besson) ma poi rallenta in attacco, dove segna quasi solo con i liberi di Mannion. La Germani ne approfitta con il solito Bilan e arriva al pareggio con un contropiede di Petrucelli. In campo anche Okeke a dar fiato a Spencer. La OJM però replica subito con 5′ spaziali di Nico Mannion che segna in entrata, dall’arco e dalla media toccando 20 punti all’intervallo: Moretti sigla il +6 in contropiede ma sulla sirena Christon fa 48-44 da centro area. Brescia in tutto questo perde Gabriel, portato in ospedale per controlli dopo uno sfondamento subito da Gilmore.
    Q3 – Tocca a Semaj Christon alzare il volume di fuoco bresciano: i suoi canestri e una tripla di Della Valle vanificano i canestri pesanti di McDermott e Moretti e valgono il sorpasso e il successivo +3 bresciano a poco più di 4′ dalla terza sirena. Bialaszewski chiama subito timeout ma in questo frangente si conferma troppo pesante la superiorità bresciana a rimbalzo. La Germani tocca anche il +8 – massimo vantaggio – ma una tripla clamorosa di Mannion sulla sirena riduce il distacco (67-72).
    IL FINALE
    È ancora lunghissima, anche se il tempo inizia a correre inesorabile con Brescia che non cede il vantaggio. Besson e McDermott spingono Varese in un elastico tra i 2 e i 5 punti che però non finisce mai per impattare il punteggio. Bialaszewski perde Gilmore per falli e torna a pregare Spencer che segna con una acrobazia inusuale. Il pallone buono lo avrebbe Moretti che prende un rimbalzo sul -1 ma sbaglia il passaggio in area e sul ribaltamento Massinburg mette una bomba pesantissima. Subito dopo gli arbitri ingoiano il fischietto su un contatto Mannion-Bilan (che chiude con zero falli) e a quel punto tutto sembra compiuto però la Openjobmetis sfrutta il più possibile il fallo sistematico allungando il finale a dismisura. Il copione è: canestro (o liberi) di Mannion, fallo e liberi segnati da Brescia. Si va avanti così fino al 92-95 con Nico che carica l’ultimo tiro da 20 metri e incoccia il primo ferro. Peccato, davvero.
    Damiano Franzetti

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