La rifondazione è quindi completa, ma non va nascosto un pizzico di rammarico per questo divorzio. Che Gabe Brown non abbia reso, in questa prima parte di stagione, come ci si attendeva è evidente: al secondo anno in Italia in molti si aspettavano che il numero 44 potesse giocare in maniera più continua visto che nella passata stagione alternò grandi prove a partite scialbe.
Invece Brown sotto questo aspetto non è apparso diverso, tarpandosi le ali da solo. O almeno in parte. Perché è parso evidente fin da subito che non ci fosse un particolare feeling tra lui e coach Herman Mandole. Fin dalla prima amichevole di Livigno, pur senza nominarlo, il tecnico argentino aveva tuonato verso “chi non difende non può giocare”. E, a campionato iniziato, fece un certo scalpore l’esclusione di Brown dal match con Pistoia, pochi giorni dopo una prestazione da 31 punti contro Trapani (gli venne preferito Harris con gli stranieri in sovrannumero).
Proprio quegli Shark che ora danno una seconda possibilità italiana a Brown, il quale troverà un “allenatore molto più allenante” come Jasmin Repesa, burbero di vecchia scuola. E forse, sotto la guida del tecnico croato, si capirà con maggiore precisione quale sarà il destino sportivo di Gabe: diventerà un rimpianto per Varese o si confermerà giocatore senza futuro importante in Italia? Dovessimo giocare un euro, lo metteremmo sulla prima ipotesi, anche perché l’ala ha comunque solo 24 anni. E il contratto triennale (di cui Varese si è liberata) aveva proprio lo scopo di far crescere Brown nel medio periodo.
Damiano Franzetti
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