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VareseFansBasketNews

  • simon89
    In attesa delle entrate italiane, l’Openjobmetis è pronta ad una uscita. Ethan Esposito è pronto a lasciare le Prealpi per accasarsi in serie A2 a Brindisi: come anticipato nei giorni scorsi dalle colonne di Prealpina, il 26enne lungo italo-americano era offerto dalla sua agenzia in virtù degli spazi limitati nelle rotazioni delal Varese che verrà. Con il sì di Elisèe Assui alla permanenza in biancorosso, e quello probabilissimo – escape al 30 giugno permettendo – di Davide Alviti, il giocatore prelevato da Verona a fine marzo avrebbe avuto minutaggio troppo ridotto rispetto al contratto da giocatore vero stipulato al momento dell’arrivo dall’A2 della Tezenis.
    Ora Esposito ha l’accordo con Brindisi che rileverà il suo contratto 2025/26, e sta discutendo con l’OJM i termini della risoluzione del contratto in funzione dell’escape a favore del club per la stagione 2026/27. Di fatto il ruolo dell’italo-americano nella Varese in costruzione sarebbe stato molto inferiore al suo costo; per questo si è andati nella direzione di un divorzio. Parafrasando il gergo economico per la gestione del magazzino, si può dire “Last in, First out”: Esposito è stato l’ultimo italiano ad arrivare a Varese lo scorso 27 marzo, e il primo ad uscire nella stagione 2025/26.
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    Dell’Est Europa sì, ma di nascita e formazione americana: un perfetto mix tra la “tradizione recente” che porta a ricercare giocatori di formazione USA e il desiderio di molti tifosi che si augurano un ritorno da parte della Openjobmetis sul mercato continentale.
    L’ala sul taccuino dei dirigenti biancorossi cui avevano accennato nell’articolo su Elisee Assui é infatti Luke Petrasek, 30 anni il prossimo 17 agosto, in forza ai polacchi dell’Anwil Wloclawek con cui ha vinto una Fiba Europe Cup nel 2023.
    Petrasek è giocatore di stazza – 2 metri e 08 – ed è un’ala dotata di tiro ma anche in grado di giocare vicino a canestro. Nato nello Stato di New York – il nonno (Connie Simmons) fu un giocatore dei Knicks negli anni Cinquanta – ha giocato in NCAA a Columbia University ma nel basket “pro” ha calcato i parquet europei. Prima in Germania a Giessen, poi in Russia a Novgorod, infine in Polonia: con la maglia di Wloclavek – una delle società di maggiore tradizione – ha vestito anche la divisa della Nazionale in occasione delle qualificazioni agli Europei 2025.
    Nel campionato polacco Petrasek ha segnato 11,7 punti in 27′ di impiego con 4,9 rimbalzi a partita e un interessate 41,7% da 3 a conferma delle sue qualità balistiche. Nei dati ci sono anche 0,82 stoppate per match: vanno rapportate ovviamente al modo di stare in campo e in difesa ma anche questo numero è positivo. Varese ha intavolato la trattativa da alcuni giorni, vedremo se tra le parti arriverà un accordo che – cosa non indifferente – non andrebbe a incidere sul numero di visti a disposizione del club visto il passaporto comunitario dell’ala.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Elisee Assui è vicinissimo a dire “sì” alla Openjobmetis. L’ala nata proprio a Varese il 3 gennaio 2006 e cresciuta nel settore giovanile biancorosso sembra aver preso la strada… di casa. Quella cioè di dare continuità al percorso in Serie A sotto la guida di Ioannis Kastritis rispetto al salto oltreoceano per giocare in NCAA.
    Una scelta – quella a stelle e strisce – che “Big Eli” potrà magari effettuare l’anno prossimo, dopo aver messo nuova e solida esperienza nel massimo campionato tricolore dove negli ultimi mesi si è ritagliato uno spazio reale all’interno delle rotazioni del tecnico greco. Kastritis non ha avuto remore a mettere Assui in quintetto base, sfruttando le sue qualità tecniche e il suo fisico inconsueto che gli permette di reggere in difesa su diversi ruoli risultando spesso decisivo nel consolidare la retroguardia. Il suo tabellino stagionale parla di 3,8 punti a partita in 13,4 minuti con il 41,3% dall’arco e 1,4 rimbalzi. Con Kastritis però lo score passa a 5 punti in 22,5 minuti a conferma della fiducia riposta in lui (anche da Luis Scola che da anni ha intuito il suo potenziale).
    La certezza di rivedere Elisee in biancorosso non c’è ancora ma le ultime voci provenienti da Masnago parlano di una decisione quasi presa. Tra la Pallacanestro Varese e Assui – ricordiamo – è in essere un contratto quinquennale stipulato nell’estate 2024, il primo da professionista per il ragazzo che proviene dalla zona di viale Europa: la scelta dell’NCAA avrebbe portato denaro fresco nelle casse biancorosse che, però, non è più importante della continuità tecnica.
    E comunque la permanenza del numero 24 (che sta per trascorrere l’estate con la Nazionale Under 20) sarebbe ugualmente un buon investimento anche dal lato finanziario perché i suoi minuti concorrono in modo rilevante alla rincorsa dei premi in denaro stanziati dalla Federazione per le squadre che schierano i giocatori italiani under 23 e under 26.
    Se tutto ciò venisse confermato, lo scacchiere italiano della Openjobmetis sarebbe quasi completo con Librizzi alle spalle delle due guardie titolari con molti minuti a disposizione, con Alviti titolare in ala piccola ed Assui subito dietro e con Esposito pronto a uscire dalla panchina dietro a un’ala che potrebbe provenire dal mercato dell’Est Europa. La quinta “carta azzurra” sarebbe quindi per il pivot di riserva salvo sorprese dalla trattativa con Giordano Bortolani, guardia in uscita da Milano che però ha gli occhi addosso di tre quarti di Serie A.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Varese riprova la carta Andrea Dut Mabor Biar come possibile pivot di riserva dietro a uno straniero esperto di Europa. Un lungagnone grezzo ma dall’intrigante potenziale sul quale investire a medio termine. Il 23enne atleta di 218 centimetri per 110 chili sarebbe in cima alla lista dei papabili per il ruolo di “cambio del 5”, casella da riempire con un italiano. Di formazione tecnica e non di nascita, nel caso specifico, ma il lunghissimo giocatore africano è a tutti gli effetti italiano di scuola cestistica.
    PROFILO DIFENSIVO E MARGINI DI CRESCITA
    Si tratta di un atleta dal profilo spiccatamente difensivo, con esperienza di gioco ancora relativa ma buona mobilità per la stazza. Una specie di “Kao”, meno esplosivo in verticale e più stazzato, che Varese segue da qualche anno perché pallino di Luis Scola secondo le logiche del player development: il “telaio” da sviluppare è notevole, la curiosità di scoprirne i margini potrebbe valere una proposta contrattuale pluriennale. Già nel 2023 Dut Mabor era profilo seguito nell’ipotesi di un “parcheggio” in B Interregionale al Campus allenandosi con la serie A. Poi arrivò Napoli con un contratto pluriennale da professionista; in maglia Ge.Vi. ha vinto la Coppa Italia 2024, ritagliandosi spazi sporadici (165 minuti totali in 41 ingressi in campo). E dopo un 2024/25 con meno minuti della stagione 2023/24, il club campano ha esercitato l’escape per chiudere anzitempo il rapporto. Ora Varese ci pensa seriamente, per un ruolo da quarto lungo che nella migliore delle ipotesi possa garantire 8-10 minuti di media dietro il pivot straniero e un’ala forte (preferibilmente europea: i visti finiti al 6 novembre 2024 hanno fatto scuola?) che possa giocare anche da numero 5.
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    Nelle ore in cui l’ultimo vero capitano della Pallacanestro Varese – Giancarlo Ferrero – raggiungeva la finale scudetto con la maglia di Brescia, la società biancorossa ha portato a termine la trattativa con il degno erede del “Gianca”, Matteo Librizzi.
    Il ragazzo di Sant’Ambrogio, cresciuto sui parquet di Masnago e del Campus, ha firmato il contratto che lo legherà a lungo alla squadra della sua città, alla sua squadra. Librizzi resta in biancorosso, va oltre all’accordo attuale (c’era un ultimo anno da rispettare) e prolunga sino al 30 giugno 2028 decidendo così di trascorrere ancora tre campionati con la maglia della Openjobmetis.
    In pratica, se tutto andrà secondo i piani, a quella data Librizzi avrà messo “in the books” – come dicono gli americani – otto stagioni nella rosa della Pallacanestro Varese, cosa rara per lo sport moderno ma cosa benedetta per tutti i tifosi che amano i legami veri, romantici, magari un po’ antichi ma sicuramente piacevoli. Insomma, quel numero 13 che contraddistingue la canotta di “Libro” diventa definitivamente parte del paesaggio locale, come tutti si auspicavano.
    «Siamo davvero entusiasti di aver firmato questo prolungamento con Matteo che resterà a Varese per tanto tempo ancora. Non è solo un eccellente giocatore di basket, ma anche una persona che rappresenta al meglio la nostra organizzazione – il giudizio dei gm Sogolow e Horowitz che nel loro intervento di ieri (insieme a Kastritis) avevano dato per imminente la firma – Siamo contenti di continuare a portare avanti il nostro programma con Matteo come capitano. Vogliamo ringraziare lui e i suoi rappresentanti per la collaborazione dimostrata in questo processo».
    Libro dal canto suo affida alla società le prime frasi da “rinnovato”: «Sono felice e orgoglioso di continuare ad indossare questa maglia nella mia città, dove sono nato, cresciuto e dove ho mosso i primi passi su un campo da basket. Grazie a chi ogni giorno mi fa sentire il calore di essere a casa, soprattutto i miei tifosi, che con la loro passione rendono ogni partita un’emozione indimenticabile. Varese è casa mia e continuerò a dare tutto me stesso per questi colori. Ci vediamo presto al palazzetto».
    La definizione del rapporto con il capitano – non ci sono cifre ufficiali ma il contratto dovrebbe essere “a crescere” anno dopo anno come è logico che sia per un giocatore in piena evoluzione – anticipa la campagna abbonamenti che sarà presentata sul finire della prossima settimana con prezzi che si annunciano all’incirca invariati e con qualche piccola novità a livello di settori. Librizzi è il secondo italiano certo al 100% per l’anno venturo dopo Ethan Esposito, acquistato da Verona nel finale di stagione e a essi si dovrebbe aggiungere Davide Alviti salvo – difficili e costose (per gli altri) – trattative dell’ultimo momento. Il nucleo azzurro prende dunque forma, nell’attesa di conoscere la scelta di Elisee Assui (concupito a suon di dollari, per lui e per il club, dalla NCAA). La base però, intanto prende forma.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Quando – venti giorni fa – Luis Scola ha tracciato il consuntivo della stagione 2024-25 della Pallacanestro Varese, ha di fatto confermato nella stanza dei bottoni sia Zach Sogolow sia Max Horowitz, i due general manager americani che lo affiancano nella gestione e nelle scelte. Ecco perché non è una sorpresa ritrovare entrambi, insieme a coach Ioannis Kastritis, nell’incontro informale con la stampa che in pratica ha dato il via alla nuova avventura biancorossa.
    Una chiacchierata che – lo diciamo subito – non ha portato grandi novità ma che piuttosto è servita ad avere alcune conferme su come la società sta impostando la stagione. La prima riguarda la formula prescelta, quella del “5+5” (cinque contratti italiani e altrettanti stranieri) pressoché confermata soprattutto se rimarranno i quattro azzurri che hanno il contratto, ovvero Librizzi, Alviti, Assui ed Esposito. Se così sarà, si andrà alla ricerca di un pivot italiano come cambio del titolare straniero.
    ITALIA FIRST
    Librizzi (dato per sicuro Esposito) è pronto alla firma definitiva con prolungamento di contratto: «Le cose sono ormai definite, stiamo sistemando alcune questioni ma siamo ormai vicini all’annuncio». Lo stesso si potrebbe dire di Davide Alviti il cui contratto però ha un’uscita entro il 30 giugno per squadre che disputano le coppe: al momento nessuno si è mosso «Stiamo parlando di continuo con il suo agente e il suo entourage – garantisce la Triade biancorossa – le impressioni sono buone e noi vogliamo che continui con qui perché è una risorsa importante per la squadra».
    Il discorso italiano termina con una “tappa” dalle parti di Giordano Bortolani, tiratore in uscita da Milano che interessa a Varese così come a – più o meno – tutte le formazioni di LBA. Sogolow e Horowitz confermano i contatti con l’agente (Riccardo Sbezzi ndr) «ma in questo momento sta giocando i playoff e ci sono diverse squadre a lui interessate».
    AMERICA, SECOND
    Ben più nebulosa – almeno al pubblico – la situazione degli stranieri. Posto che il mantra è «vogliamo avere il profilo migliore per ogni posizione aperta, in relazione alle possibilità economiche», di nomi al momento non se ne fanno anche se Kastritis e soci confermano la redazione della classiche “liste” entro le quali scegliere. Sogolow trascorrerà qualche giorno alla Summer League NBA: «Un modo per incontrare e valutare giocatori e per venire a contatto con tutto il mondo del basket». Di certo è che la volontà è quella di avere un gruppo straniero ben assortito, che possa comprendere giocatori con passato europeo e non solo americani da G-League. Nel portafoglio biancorosso ci sono ancora i contratti di Justin Gray e Jordan Harris che non vengono scartati a prescindere, ma l’impressione è che si cerchi altro anche perché né l’uno (per infortuni continui) né l’altro (per il prestito a Rieti) hanno mai giocato nel sistema di Kastritis.
    CI VEDIAMO IL 18
    Intanto prende forma la pre-stagione. La data di inizio lavori è fissata per lunedì 18 agosto, le amichevoli sono in via di definizione (ventilata la possibilità della Valtellina ma non ci sono conferme) mentre l’idea è quella di tornare a Gressoney per completare la preparazione con qualche giorno in montagna.
    Con la speranza di affinare polmoni e muscoli anche per un’avventura europea: «Da parte nostra la strada è sempre aperta – conferma Sogolow – Sappiamo che partecipare alla Fiba Cup è una spesa per la società ma siamo convinti che esserci è importante per diverse ragioni». Kastritis si dice d’accordo anche perché – l’assunto è vecchio come la pallacanestro – gli atleti preferiscono giocare che allenarsi. E sui rischi di “stanchezza” «ci sono ma bisogna bilanciare le cose negative con quelle positive. La Coppa con una rotazione a 9-10 giocatori consente di dare minuti a chi sta meno in campo in Serie A e comunque la nostra idea è quella di avere uomini in grado di coprire più ruoli, e anche questo serve in una campagna d’Europa».
    UNA SFIDA INTRIGANTE
    Non è un mistero che – se Kastritis è ormai beatificato dal pubblico varesino – Sogolow e Horowitz sono stati a lungo sulla graticola per le scelte passate. La conferma ricevuta da Scola apre ai due gm USA la terza stagione biancorossa: «Abbiamo parlato diverse volte con Luis e con il coach riguardo al futuro del club e ai passi da fare per migliorare le risorse e i risultati. Per noi far crescere Varese è una sfida intrigante, in una città che è un posto speciale per questo sport, e lo diciamo dopo aver frequentato NCAA, G-League, NBA e conosciuto diverse realtà italiane ed europee. Per noi il vero dolore sarebbe lasciare Varese in una cattiva situazione ma oggi siamo qui per preparare una nuova estate sulla quale basare un futuro migliore». Speriamo abbiano ragione.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Luis Scola parla a ruota libera di passato, presente e futuro di una Pallacanestro Varese che proseguirà sulla falsariga del suo progetto aziendale e sportivo. Quasi 80 minuti di considerazioni ricche di spunti su tanti argomenti: superato il “mal di pancia” della notte del 6 aprile contro Cremona, si andrà avanti con idee simili, sia pur con una filosofia di mercato più “sicura” grazie ad un budget in ascesa, con l’intento di provare a tornare in Europa e alimentare ulteriormente il settore giovanile.
    La prima considerazione del General riguarda la stagione 2024/25 a tutto campo:
    "Stagione difficile e anno strano, a livello interno ma anche in generale. Di solito le neopromosse hanno budget piccoli, stavolta sia Trapani che Trieste sono state protagoniste grazie a risorse importanti. Si è creata una situazione di due squadre nella stessa lega, le prime 10 hanno lottato per i playoff e le altre, tra cui noi, per la salvezza. Quest’anno le squadre col budget più alto hanno fatto molto bene, noi abbiamo fatto fatica a competere con le big, al di là dei nostri alti e bassi."
    L’a.d. biancorosso non mostra preoccupazione per l’asticella economicamente più elevata di molte avversarie di serie A:
    "Non sono preoccupato perché negli ultimi anni abbiamo aumentato il budget in maniera consistente, e aumenterà anche l’anno prossimo. Non parleremo di numeri pubblicamente, ma siamo chiaramente in salita. Il percorso è molto positivo e proseguirà anche l’anno prossimo. Poi non è detto che se hai un euro in più la tua pèrformance è migliore, però c’è un segnale chiaro di crescita se abbiamo avuto l’opportunità di avere avuto Nico Mannion in squadra: possiamo discutere se abbia reso poco o tanto, ma fino a 3-4 anni fa era impensabile."

    Il dettaglio della crescita viene illustrato così da Scola:
    "Aspettiamo ulteriori progressi dagli sponsor seguendo il trend positivo delle ultime 4 stagioni, e anche dalla biglietteria dove però siamo all’84% dell’indice di riempimento. E’ cresciuto tanto il settore giovanile che ha dato grandi risorse, poi ci sono altri progetti con percorsi più lenti, che impatteranno sul budget. Non siamo preoccupati, ma siamo occupati."

    La riflessione ad ampio raggio del dirigente varesino riguarda l’indirizzo del percorso sportivo:
    "Noi abbiamo una visione a lungo termine, c’è una discrepanza sui tempi: non sono 3 mesi o 3 anni, noi siamo ancora all’inizio. Capisco che per il tifoso sia difficile ragionare su tempi così lunghi, e che il primo anno abbiamo creato aspettative importanti; qualcuno si è entusiasmato, ma nessuna visione diceva che al terzo anno saremmo stati competitivi per vincere il campionato. Abbiamo preso una squadra da salvezza; l’obiettivo era stabilizzarla, il primo anno è andato molto bene, quest’anno non è stato brillante ma siamo in linea."

    Il dodicesimo posto con la salvezza a tre giornate dalla fine non è un risultato soddisfacente, però neppure troppo negativo.
    "Questa è la definizione di zona tranquilla. Qualcuno può pensare che il percorso è troppo lento, ma iln nostro unico modo di crescere è un passo alla volta. La realtà è che oggi non siamo in grado di lottare per il titolo; un po’ meglio o un po’ peggio la nostra realtà è questa. L’anno prossimo cercheremo di alzare il budget e lottare per i playoff; ricordiamoci che se arrivi ai playoff sei salvo, le due cose sono compatibili. Retrocedere non sarebbe una cosa positiva, ma in A2 non ci siamo andati, né ci siamo stati vicini, al di là degli alti e bassi. L’anno prossimo competeremo per i playoff anche se oggi non siamo a questo livello."

    Scola torna alla sera del 6 aprile con Cremona, che ha sicuramente lasciato il segno:
    "E’ stato un giorno brutto per tutti e non solo per me. Sono cose che succedono; ho letto la lettera aperta di Mike Arcieri ai tifosi di Trieste e mi sono identificato. Non abbiamo fatto una dichiarazione analoga, ma porta a una riflessione su quali sono i limiti: io pago il biglietto ma questo non mi dà diritto ad insultare. Vorremmo allineare i valori del club alla tifoseria: stiamo cercando di fare un progetto con la comunità e i giovani. Abbiamo fatto male a livello sportivo, ma meritiamo rispetto. E in città non vediamo questo tipo di atteggiamento; è l’opportunità per trasformare la situazione in qualcosa di positivo."

    L’a.d. biancorosso spiega anche come sia impossibile ad oggi scindere la sua posizione da quella del club, e dopo lo sfogo a caldo i propositi di abbandono sono rientrati:
    "Questa settimana ho firmato un documento che mi impegna a sostenere la società, senza questa firma non possiamo iscriverci al prossimo campionato. Non è che ho sbagliato il centro e l’allenatore e me ne debbo andare: bisogna calarsi nella realtà, non posso vendere la squadra ed andarmene portando via i miei investitori, purtroppo almeno per un paio di anni il futuro è legato. Purtroppo per chi? Quella sera, quando ho visto mio figlio piangere, avrei mollato tutto se fosse stato possibile. Perchè devo ascoltare persone, e non erano 5, che mi insultano? Io posso meritare critiche, ma non insulti. Oggi la situazione è completamente diversa: la tifoseria ha capito che non funziona così."

    Scola sottolinea come la sua gestione del club sia differente rispetto a quella che viene rappresentata:
    "Sento troppe cose non vere: io non sono un dittatore, non dico all’allenatore chi far giocare, non ho un algoritmo segreto che sceglie i giocatori, non ho portato mio figlio in serie A, non voglio fare retrocedere la squadra, o facciamo solo attacco per vendere più biglietti. Io non sono americano, sono argentino. In 4 anni abbiamo avuto allenatori completamente diversi per mentalità e modo di lavorare: pensare che noi dettiamo le regole al coach è insultante, prima di tutto per l’allenatore. Il nostro approccio è player focus, non player friendly. Criticare quello che facciamo ci sta, ma non quello che non facciamo. Abbiamo un team, uno staff, un gruppo di lavoro, dunque il mio non è un one man show: chiaramente ho un ruolo importante come a.d. e investitore e la mia voce conta. Ma la percezione è stata diversa: attorno a noi si è creata una negatività esagerata, e si è creata una frustrazione attorno a questo."

    Sul fronte mercato Scola rivendica comunque come la media di quanto fatto negli ultimi 3 anni sia positiva:
    "Abbiamo fatto errori ma anche scelte buone, in questi 2 anni siamo oltre il milione di buyout, e probabilmente non è finita. Non possiamo criticare il fatto di aver preso Colbey Ross o Jaylen Hands da sconosciuti e poi di perderli dopo che li abbiamo valorizzati: le due critiche non sono compatibili."
    Sull’importanza della svolta generata da Kastritis l’a.d. biancorosso spende una parola importante:
    "Ha rinforzato il livello di cultura del programma che portiamo avanti, ha svolto un ottimo lavoro con la sua guida. Con lui Abbiamo cercato di sistemare alcuni problemi, in particolare in difesa: in quel momento la squadra era un po’ persa e gli ha dato un’identità forte, è una situazione importante sulla quale costruire anche in futuro."

    Scola torna poi sul mercato confermando implicitamente la coppia Sogolow-Horowitz:
    "Il nostro obiettivo è fare zero cambi, non possiamo certo essere contenti di quello che è accaduto questa stagione. Negli ultimi due anni abbiamo cercato di cambiare per uscire dalla situazione critica. Il nostro sistema è molto strutturato: noi azionisti decidiamo il budget e le risorse, poi il management porta questa cosa dentro la squadra, scegliendo i giocatori insieme all’allenatore. Abbiamo fatto errori ma anche scelte buone, comprese quelle che hanno generato i buyout. Poi se c’è qualcosa che non funziona, cercheremo di cambiare. Ritengo che il management abbia fatto un buon lavoro con le risorse disponibili; so che questa è una valutazione controversa, ma dobbiamo competere con chi ha budget più alti. E dobbiamo seguire soluzioni diverse da quelle degli altri. Abbiamo sbagliato Sykes e Shahid? Ma abbiamo preso Colbey Ross e Nico Mannion, che non giocava da 2 mesi al Baskonia: 10 mesi dopo è andato a Milano al triplo dello stipendio e con 400mila euro di buyout."

    Il dirigente dell’OJM rilancia l’opzione Europa per la prossima stagione, FIBA permettendo.
    "Due anni fa la FIBA Europe Cup è costata 250mila euro; possiamo fare meglio riducendo il passivo oltre la metà, comunque vorremmo farla per crescere. Ho chiamato io personalmente l’a.d. delal FIBA e mi è stato detto che non c’erano wild card per chi si classifica sotto l’undicesimo posto, ultimo terzo della classifica; per questo non ci siamo iscritti. Poi loro hanno scelto squadre nell’ultimo terzo di altri campionati, tra cui Bilbao che ha vinto la competizione; richiameremo e ci riproveremo perché la voglia di giocare una coppa c’è, se ci sarà spazio ci saremo cercando risorse extra."
    Resta in sospeso la questione 5+5 o 6+6, al di là della preferenza di Scola per la prima soluzione.
    "Ad oggi non è deciso. La posizione è non cambiare approccio per la coppa; stiamo ancora parlando e valutando le opzioni. Non sappiamo tante cose, le circostanze cambiano e a maggio è presto; entro fine giugno (quando scadono le escapes di Alviti e Assui NdR) avremo le idee più chiare. Io sono più in linea verso il 5+5 per far giocare i giovani e dare spazio agli italiani, ma quando c’è stata necessità lo scorso anno siamo passati al 6+6."

    Il General conferma la volontà del club di ripartire dal trio degli italiani di riferimento Alviti, Librizzi ed Assui.
    "Siamo molto contenti con Dado, Libro ed Eli. Quando arrivai a ottobre 2021 parlavo di sviluppo e crescita dei giovani: la risposta era “dovete salvarvi”. Arrivò Roijakkers, mise Librizzi in quintetto e ottenemmo la salvezza con un ciclo di 7 vittorie su 8 gare. Quest’anno arriva Kastritis, mette Assui in quintetto e ci salviamo. Sviluppo e salvezza non sono incompatibili. Ci piacerebbe rimanessero tutti: Libro è un ragazzo di Varese, speriamo diventi il prossimo Pozzecco. Lo stesso discorso vale per Assui. Alviti ha contratto, è contento qui e vorrebbe rimanere; se però andrà sul mercato sarà difficile competere con chi ha più soldi di noi. Arriverà il momento che ciascuno di loro sarà troppo bravo per noi; forse fra 10 anni potremo ambire a trattenere qui un giocatore per tutta la sua carriera. Oggi non siamo in grado: dobbiamo farli crescere come abbiamo fatto con allenatori e manager."

    Scola esprime l’auspicio di dare continuità al rapporto con Openjobmetis spendendo parole importanti per Rosario Rasizza:
    "Per politica aziendale non possono fare più di un anno. Siamo molto contenti con loro, il supporto di Rosario Rasizza è fondamentale, forse è il più importante dei nostri stakeholders. Siamo grati a Rosario e lo saremo sempre per tutto quello che fa oltre alla sponsorizzazione; sul futuro siamo tranquilli, non abbiamo ancora parlato con loro e lo faremo entro un paio di settimane, ma non abbiamo segnali negativi. Siamo in un buon momento sulla crescita degli sponsor che in tre anni sono cresciuti. E l’idea sarebbe quella di rinforzare questo vincolo aumentando il ritorno del loro investimento."

    Altro obiettivo di crescita riguarda l’ulteriore potenziamento del settore giovanile:
    "Abbiamo scelto un percorso di gradualità, per la prossima stagione vorremmo riempire la foresteria con ragazzi stranieri, italiani da fuori o locali che per diversi motivi vogliono fare questa esperienza. Dopo Librizzi, Virginio ed Assui non abbiamo elementi pronti; l’obiettivo sarà arrivare a 5 giocatori di formazione italiana dalle giovanili, siamo arrivati a 3 quest’anno, ma l’obiettivo è continuare a creare giocatori per sostituire chi a livello senior andrà a livello più alto. Il nostro percorso per vincere è questo: sappiamo che ci vuole tempo e non è compatibile con l’ansia di vincere."

    Infine Scola detta un indirizzo “filosofico” per il futuro con qualche scommessa di mercato in meno:
    "Il nostro errore più grande è stato credere che fosse replicabile il modello del 2022/23: il primo anno abbiamo fatto molto bene puntando su giocatori sconosciuti, ma non sempre le scommesse si vincono. Dobbiamo ribilanciare questa situazione, scommettere un po’ di meno e focalizzarci su giocatori più esperti, insieme al coach e tutto quello che abbiamo creato negli ultimi mesi, per vivere un anno più solido a livello di prima squadra. A mio avviso dovremo cambiare filosofia, con un approccio più aggressivo spendendo soldi prima piuttosto che correggere dopo, grazie ad una crescita importante a livello di budget. Crediamo sia il cambio giusto: la voglia di vivere un anno buono e vincere partite è condivisa anche al nostro interno>.
    Giuseppe Sciascia

  • simon89
    Termina come da pronostico la stagione della Openjobmetis. I biancorossi lasciano a Venezia l’ultima possibilità di muovere la classifica, anche se un risultato diverso non avrebbe fatto la differenza per nessuno. Venti sconfitte, a fronte di dieci successi, e un 12mo posto anonimo, che però è oro rispetto a come si erano messe le cose anche questa volta, ovvero con una Varese troppo a lungo dentro l’inferno della lotta per non retrocedere.
    Al “Taliercio” il risultato (83-64), per quel che conta, è bugiardo almeno per quel che è accaduto per mezz’ora, con la squadra di Kastritis in grado di restare in scia – o addirittura davanti – contro gli orogranata di Spahija che hanno già in tasca la qualificazione ai playoff. Poi, nell’ultimo quarto, la partita gira e prende l’accento veneto, con l’Umana che stringe la difesa e la OJM che finisce le già scarse munizioni. Anche perché il pistolero principale, Jaylen Hands, stavolta dimentica il revolver mentre il suo vicesceriffo, Mitrou Long fa altrettanto male.
    Senza il supporto dei due titolari USA la squadra di Kastritis è troppo spuntata: il solito tandem Librizzi-Alviti fa il possibile così come Akobundu Ehiogu che perde il duello con il “mostro” Kabengele (doppia-doppia per il colosso canadese) ma che tutto sommato non dispiace, solitario a difendere il canestro biancorosso. Aggiungiamoci un arbitraggio che lascia più volte interdetti – pace, non contava nulla – e il quadro è completo.
    Commento che, sulla partita, da questo punto in avanti è praticamente superfluo perché come è ovvio l’attenzione ora si sposta sull’estate e su quel che rimarrà di una squadra che nell’ultimo scorcio di stagione – pur ridotta all’osso – aveva trovato certi equilibri. Come noto toccherà a chi ha riportato un po’ di benessere, Ioannis Kastritis, occuparsi in prima persona della ricostruzione. L’auspicio è che il gruppo italiano possa restare per intero anche se – lo sappiamo – le dinamiche possono portare a soluzioni di ogni tipo. E poi sarà almeno necessario evitare certi errori marchiani di 10 o 11 mesi fa, tanto nelle scelte quanto nel rapporto con i tifosi. Che ora si riaffidano al gruppo di lavoro di Luis Scola sperando in un 2025-26 migliore di questo faticoso, ultimo anno.
    PALLA A DUE
    Senza l’infortunato Gray e il ripartito Anticevich, coach Kastritis ha a disposizione solo quattro stranieri per affrontare Venezia ma, in pratica, sono quelli più utili. Tre vanno in quintetto nella consueta formazione iniziale che prevede Assui e Alviti in ala. Spahija cerca un test utile per i playoff e ha tutta la squadra a disposizione eccezion fatta per Fernandez; l’ex Moretti comincia dalla panchina, Wiltjer-Kabengele è il temuto tandem sotto i tabelloni.
    LA PARTITA
    Q1 – Tocca a Davide Alviti l’accensione delle polveri: l’ala biancorossa è protagonista di un avvio eccellente che consente ai suoi di andare al comando pur senza mai riuscire a fuggire, anche perché Mitrou Long non azzecca né una scelta né una esecuzione. Venezia inizia allora ad alimentare Kabengele sotto le plance ma quando il sorpasso sembra solido arrivano due giocate di Bradford (penetrazione e tripla clamorosa a fil di sirena) per il 20-21 ospite.
    Q2 – Secondo quarto che segue lo stesso copione: Simms dà man forte al proprio pivottone che, però, qualche volta subisce i balzi di Kao. In casa Varese si accende anche Librizzi mentre Hands continua nella sua serata di digiuno pressoché totale, nel quale agli errori si aggiungono le palle perse. Al giro di boa l’Umana si mette davanti anche se proprio Hands con due liberi firma il -2, 43-41.
    Q3 – Il 50 non si sblocca dopo l’intervallo e allora la Reyer prova a forzare l’allungo con maggiore convinzione, braccando Hands e… battezzando Mitrou Long che finalmente trova un paio di guizzi offensivi al pari di Ennis. Il tempo di una grande azione (assist di Alviti dietro la schiena per la schiacciata di Kao) e di un canestro utile di Esposito e Varese ricuce parte del distacco arrivato sino al -9. Hands deraglia anche sull’ultimo possesso ma il canestro di McGruder arriva dopo la sirena (61-55).
    IL FINALE
    A questo punto però, Varese non ha più benzina dopo un bel guizzo in entrata di Alviti. Kabengele continua a fatturare come un grande magazzino sotto Natale, Simms mette energia in campo e punti sul tabellone mentre Casarin rovina una buona prova con un fallo tecnico inutile, tanto più che la direzione non è certamente pro Varese (cui vengono fischiati i sospiri, mentre di là si usa spesso la clava). Quando Kabengele – sempre lui – porta i suoi stabilmente oltre i 10 di vantaggio, la OJM alza bandiera bianca e il punteggio si allarga sino al 83-64 finale. Numeri che non si ricorderà nessuno, salvo Gabriele Turconi, azzurrino luinese cui Kastritis concede il primo minuto in Serie A della carriera.
    Damiano Franzetti

  • simon89
    Arrivato a Varese come “colpo italiano” dell’estate 2024, Davide Alviti nel corso della travagliata stagione biancorossa ha saputo emergere come uno dei principali punti di forza della Openjobmetis che ha raggiunto, non senza paure, la salvezza. Lo score dell’ala di Alatri parla di 13,9 punti a partita con percentuali eccellenti: il 60,9% da 2 e il 44,7% da 3 punti. Numeri che fanno intuire l’impatto avuto da Alviti nelle fortune della squadra, specie negli ultimi mesi trascorsi sull’orlo della retrocessione.
    Davide, quando al suo arrivo a Varese fu tra i giocatori più in difficoltà ad adattarsi al gioco della squadra. Poi però è risultato il più continuo sia con Mandole sia con Kastritis in panchina. Come è andata?
    «A inizio stagione non feci mistero del fatto che fosse difficile capire il gioco scelto dalla Openjobmetis. Incastrarsi nei giochi e nei ritmi richiesti non era una cosa semplice, però poi quando ho iniziato a capire il funzionamento tutto è migliorato. E per un tiratore, alla fine, è la situazione perfetta infatti si sono verificate quelle condizioni che ci eravamo prefigurati parlando con Luis Scola in sede di trattativa. Poi è chiaro che parlando di Mandole e Kastritis citiamo due tecnici molto diversi tra loro. Kastritis però in fase d’attacco non ha stravolto niente, ha dato maggiore disciplina ma ha mantenuto i concetti che già avevamo e anche questo ha aiutato il mio gioco».
    Nel tiro da 3 punti lei sfiora il 45%: si attendeva risultati simili sul piano personale?
    «Io dico sempre che certe cifre non arrivano per caso. Lavoro molto, anche nei mesi estivi, per arrivare a tenere queste percentuali e magari per migliorarle. Poi è chiaro che il risultato dipende anche da tanti fattori: dal tipo di gioco, di squadra, dall’allenatore, dai compagni… però gli esercizi specifici sono importanti. E non solo per il tiro: mi sono concentrato anche sui cosiddetti intangibles, azioni magari poco visibili ma che portano aiuti alla squadra, Vale per me ma anche per i miei compagni: nei periodi più brutti ci si deve affidare alle cose che si fanno meglio, e ognuno tra noi ha portato qualcosa di buono».
    Avete attraversato momenti molto difficili: c’è stato un periodo in cui avete davvero temuto di retrocedere?
    «Credo che il momento più complicato sia arrivato dopo la metà del campionato quando vedevamo una sorta di “lato oscuro”. Quando anche lavorando con impegno in settimana, alla domenica raccoglievamo solo sconfitte, alcune anche con scarti elevati. Con l’arrivo di Kastritis abbiamo iniziato a percepire meno questa situazione, perché anche nelle sconfitte abbiamo dimostrato di poter sfidare tutte le avversarie, anche quelle più forti. E questo ci ha spinto a lavorare ancora meglio in allenamento».
    Lei ha un contratto valido anche per l’anno prossimo ma con una clausola d’uscita se ci fosse una chiamata da una squadra che fa le coppe. A che punto è un’eventuale trattativa per consolidare questo contratto?
    «Con la società ci stiamo parlando per trovare un accordo. A Varese mi sono trovato bene e non ne faccio mistero, mi piacerebbe rimanere. Però non ci siamo dati una scadenza: non vogliamo affrettare le cose, ci prendiamo i tempi necessari».
    Le piace questo basket moderno in cui, quest’anno, si è trovato a cambiare tantissimi compagni di squadra e in cui ogni gruppo viene stravolto praticamente ogni estate?
    «Credo che ormai la direzione che ha preso il basket sia quella. Soprattutto per gli americani ormai è molto difficile che si resti nello stesso posto per tanti anni. Per quanto riguarda l’Openjobmetis di questo campionato c’è da dire che fin dall’inizio ci è mancata stabilità, quindi questi continui cambiamenti sono stati una conseguenza della situazione, non è la norma. Perciò dico che chi c’è stato dall’inizio è stato molto bravo nel mantenere la direzione giusta».
    A novembre lei ha ricevuto la chiamata in azzurro per una delle “finestre” dedicate alle Nazionali. In queste settimane ha sentito il c.t. Pozzecco o comunque ricevuto segnali per il futuro con l’Italia?
    «Non ho parlato con nessuno, ma posso dire che andare in nazionale rimane una cosa bellissima che un giocatore si deve meritare. A novembre, quando sono stato convocato, ero molto felice: stavo lavorando bene e continuerò a farlo per tornare in azzurro, poi le scelte spettano al commissario tecnico e alla Federazione».
    Damiano Franzetti

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