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Alessandro Bergonzoni


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Apprezzato qs.sera (domenica, h: 21) al Teatro Ciak di Milano.

Grande. Spettacolo assolutamente godibile, divertente, e consigliabile a chi apprezza il genere.

Un vero acrobata della parola. 2 ore intense senza mai smettere di parlare, senza commettere un errore uno che non fosse voluto (e su cui poter ricamare appunto il gioco delle assonanze verbali e dei significati contrapposti, in una danza temeraria e sempre ai limiti dell'assurdo). <_<:blink:

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Apprezzato qs.sera (domenica, h: 21) al Teatro Ciak di Milano.

Grande. Spettacolo assolutamente godibile, divertente, e consigliabile a chi apprezza il genere.

Un vero acrobata della parola. 2 ore intense senza mai smettere di parlare, senza commettere un errore uno che non fosse voluto (e su cui poter ricamare appunto il gioco delle assonanze verbali e dei significati contrapposti, in una danza temeraria e sempre ai limiti dell'assurdo). :lol:  :lol:

47043[/snapback]

io vado domani, potevi aspettarmi!

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"Tifo Effe, dico che vincerà, ma divertiamoci tutti, senza sfide all´ultimo sangue"

- La Repubblica -

Maestro nel far rimbalzare parole e concetti, Alessandro Bergonzoni gioca il suo derby e dice la sua pure su Basket City, sul tifo e sul linguaggio sportivo. Schiacciate pesanti, più che tiri da tre.

Prima di tutto: Virtus o Fortitudo?

«Me lo chiedono in tanti, non lo sopporto. Comunque, da 5 anni, da quando cioè mio figlio gioca, seguo la Fortitudo».

Per contagio, insomma.

«Nessun contagio, brutta parola. Il basket mi diverte, mi fa godere».

Domani andrà?

«No, sono a Milano per il mio spettacolo. Stavolta Massimo Gambini e Gaetano Curreri faranno a meno di me. E pure mio figlio».

Non le dispiace?

«No, ci saranno altri derby».

Adesso le due sono in testa.

«Non m´interessa, forse in questo non sono bolognese, io guardo il basket e godo, ma non sopporto la competizione quando assume toni esagerati, quando si parla di dramma o sfida all´ultimo sangue. Se il palazzo diventa sede di sofferenza e non di divertimento, io scappo».

Il derby è rivalità, goliardia.

«Io sono anti-fede, sono contro le rivalità al 2500%, non tifo mai contro, è orribile. Il concetto di sfida m´affatica e neppure concepisco che una squadra rappresenti una città. Sono inorridito quando ho sentito dire a Cofferati ‘stiamo uniti, andiamo allo stadio per sostenere il Bologna´. Parole sconvolgenti».

Il calcio non le piace.

«Meglio il basket, molto meno malato, e in Usa ancora meno. Là danno il giusto valore, qui c´è un insopportabile plusvalore. Ed è qualcosa di malato, basta osservare il parterre. Ho visto scene di trasformismo allucinanti: dottori, avvocati, professionisti che dicono e fanno cose indicibili. Una rabbia e un livore insopportabili. Non reggo la violenza, neppure verbale».

Ci vuole misura.

«Ci vuole uno studio filosofico e antropologico: non è possibile che uno perché perde la squadra perde la lucidità. Anche a me spiace perdere, ma bisogna distinguere fra dispiacere e dramma. Dramma non esiste».

E la passione, allora?

«Anch´io sono appassionato ma se perdo non mi dispero. Tifo ma non perdo il lume della ragione. Ma il linguaggio sportivo è nato malato, d´un virus gravissimo: lo sport non è vita, ma intrattenimento, una disciplina tecnica bella e divertente. Sentir dire che Maradona è un genio, o Valentino un dio della moto è pazzesco. Sono atleti che fanno cose bellissime, ma il genio è altro».

Come ci si ridimensiona?

«Smontando la panna (stampa e certi tifosi) e passando al dolce (il basket)».

Chi vincerà?

«La Fortitudo. E di tanto».

Perché così sicuro?

«Me l´ha detto mio figlio, mi fido, lui sa tutto. Dopo la vittoria se ci sarà una festa facciamola, ma senza code. Per favore».

FERNANDO PELLERANO

neanche l'arcivescovo di ginevra avrebbe saputo dirla meglio!

Edited by Stewe
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"Tifo Effe, dico che vincerà, ma divertiamoci tutti, senza sfide all´ultimo sangue"

- La Repubblica -

Maestro nel far rimbalzare parole e concetti, Alessandro Bergonzoni gioca il suo derby e dice la sua pure su Basket City, sul tifo e sul linguaggio sportivo. Schiacciate pesanti, più che tiri da tre.

Prima di tutto: Virtus o Fortitudo?

«Me lo chiedono in tanti, non lo sopporto. Comunque, da 5 anni, da quando cioè mio figlio gioca, seguo la Fortitudo».

Per contagio, insomma.

«Nessun contagio, brutta parola. Il basket mi diverte, mi fa godere».

Domani andrà?

«No, sono a Milano per il mio spettacolo. Stavolta Massimo Gambini e Gaetano Curreri faranno a meno di me. E pure mio figlio».

Non le dispiace?

«No, ci saranno altri derby».

Adesso le due sono in testa.

«Non m´interessa, forse in questo non sono bolognese, io guardo il basket e godo, ma non sopporto la competizione quando assume toni esagerati, quando si parla di dramma o sfida all´ultimo sangue. Se il palazzo diventa sede di sofferenza e non di divertimento, io scappo».

Il derby è rivalità, goliardia.

«Io sono anti-fede, sono contro le rivalità al 2500%, non tifo mai contro, è orribile. Il concetto di sfida m´affatica e neppure concepisco che una squadra rappresenti una città. Sono inorridito quando ho sentito dire a Cofferati ‘stiamo uniti, andiamo allo stadio per sostenere il Bologna´. Parole sconvolgenti».

Il calcio non le piace.

«Meglio il basket, molto meno malato, e in Usa ancora meno. Là danno il giusto valore, qui c´è un insopportabile plusvalore. Ed è qualcosa di malato, basta osservare il parterre. Ho visto scene di trasformismo allucinanti: dottori, avvocati, professionisti che dicono e fanno cose indicibili. Una rabbia e un livore insopportabili. Non reggo la violenza, neppure verbale».

Ci vuole misura.

«Ci vuole uno studio filosofico e antropologico: non è possibile che uno perché perde la squadra perde la lucidità. Anche a me spiace perdere, ma bisogna distinguere fra dispiacere e dramma. Dramma non esiste».

E la passione, allora?

«Anch´io sono appassionato ma se perdo non mi dispero. Tifo ma non perdo il lume della ragione. Ma il linguaggio sportivo è nato malato, d´un virus gravissimo: lo sport non è vita, ma intrattenimento, una disciplina tecnica bella e divertente. Sentir dire che Maradona è un genio, o Valentino un dio della moto è pazzesco. Sono atleti che fanno cose bellissime, ma il genio è altro».

Come ci si ridimensiona?

«Smontando la panna (stampa e certi tifosi) e passando al dolce (il basket)».

Chi vincerà?

«La Fortitudo. E di tanto».

Perché così sicuro?

«Me l´ha detto mio figlio, mi fido, lui sa tutto. Dopo la vittoria se ci sarà una festa facciamola, ma senza code. Per favore».

FERNANDO PELLERANO

neanche l'arcivescovo di ginevra avrebbe saputo dirla meglio!

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Bergonzoni è un tatankico. ;);)

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