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Come temevo gli integralisti non hanno vinto,HANNO STRAVINTO!

E adesso?? :mellow:

Mi verranno ancora a dire che è colpa di israele? I palestinesi hanno votato e hanno scelto:Gli integralisti,il terrorismo,la distruzione di Israele come obiettivo!

Adesso sappiamo tutti chi sono i buoni e chi sono i cattivi.

E preoccupiamoci anceh del fatto che in Cisgiordania a pochissimi km da Tel Aviv c è un campo addestramento di hamas finanziato dal presidente iraniano.Adesso con la vittoria di Hamas quel puzzone del cazzo( :blink:B) ) riempirà di armi ed esplosivi la cisgiordania.

Tra poco inizierà la Terza Intifada vedrete!.Solo che se stavolta il mondo non aiuta Israele con decisione,schierandosi apertamente contro la palestina, questa non sarà ricordata come la terza intifada,ma l ultima, quella della sconfitta degli ebrei....... :oB)

QUI RIPORTO UN ARTICOLO DA repubblica.it[

M.O., Hamas stravince le elezioni

Hamas si aggiudica 73 seggi in parlamento

contro i 43 del partito del premier dimissionario Abu Ala

Manifestazioni di gioia nei territori e sassaiola con gli sconfitti

Domani previste nuove iniziative all'uscita dalle moschee

I festeggiamenti dei sostenitori di Hamas

GERUSALEMME - Settantasei seggi a quarantrè. Finisce così la sfida tra Hamas e Al Fatah per l'elezione del nuovo parlamento palestinese, che da domani sarà dominato dal colore verde dell'Islam degli integralisti. E mentre il premier palestinese Abu Ala ammette pubblicamente la sconfitta rassegnando le dimissioni, l'occidente esprime tutta la propria preoccupazione. Tanto più che né da Israele né da Hamas arrivano aperture di alcun genere: se Ehud Olmert ripete che non negozierà "con i terroristi", i vertici del gruppo palestinese ribadiscono che non riconosceranno il diritto a esistere di Israele. Intanto il popolo di Hamas festeggia la vittoria un po' ovunque nei territori, in alcuni casi scontrandosi con gli sconfitti di Al Fatah.

Il nuovo governo. Palestinesi e israeliani per una volta sono pienamente d'accordo nel definire la vittoria di Hamas come un vero terremoto. Alla sua prima partecipazione alle elezioni politiche, il movimento si è assicurato di fatto la capacità di formare un governo da solo, anche se i suoi portavoce hanno subito proposto ad Al Fatah di dar vita a un esecutivo congiunto. Ma dallo schieramento del defunto presidente Arafat è arrivato un netto no. Lo ha annunciato un componete del partito, al termine di una riunione di valutazione sull'esito del voto presieduta da Abu Mazen.

Abu Mazen. Il presidente Abu Mazen - eletto solo un anno fa da una forte maggioranza per realizzare una profonda riforma delle strutture dell'Autorità nazionale palestinese, stroncare le milizie armate e rilanciare i negoziati con Israele - si trova ora ad un bivio. Qualcuno ipotizza che presto o tardi sarà anch'egli costretto, come il premier Abu Ala, a rassegnare le dimissioni. Intanto il capolista di Hamas Ismail Haniye ha chiesto questa sera l'avvio "immediato" di consultazioni politiche con Abu Mazen e con le altre forze politiche palestinesi in vista della formazione del nuovo governo.

Smentiti gli esperti. L'ondata islamica ha colto alla sprovvista tutti gli istituti demoscopici palestinesi che in queste settimane prevedevano una vittoria, magari solo di misura, di al-Fatah. Anche l'intelligence militare di Israele aveva previsto un'affermazione di misura di Al Fatah. Hamas invece ha saputo non solo vincere, ma stravincere e i 76 seggi conquistati rappresentano "un successo marcato". Secondo stime ufficiose nelle liste regionali, Al Fatah è stato quasi spazzato via. Hamas ha vinto a Gerusalemme, Ramallah, Hebron, Nablus, Gaza, Khan Yunes. Non sono stati eletti personaggi famosi, come il responsabile dei servizi di sicurezza Jibril Rajub. L'ex uomo forte di Al Fatah Mohammed Dahlan ha ottenuto una vittoria solo stentata nella sua città di Khan Yunes.

Israele col fiato sospeso. Il premier ad interim Ehud Olmert ha escluso ogni dialogo con un esecutivo in cui entrino esponenti di Hamas, "un'organizzazione terroristica che invoca la distruzione di Israele". "Non negozieremo - ha aggiunto - con un governo che non rispetti il suo impegno fondamentale, combattere il terrorismo". E ha convocato i responsabili della sicurezza, il ministro della Difesa Shaul Mofaz e quello degli Esteri Tsipi Livni. Nei giorni scorsi Olmert aveva detto ad Abu Mazen di essere pronto a rilanciare la Road Map al più presto, non appena fossero stati disarmati i gruppi armati dell'intifada. Ma i vertici di Hamas hanno ribadito che ciò non avverrà mai e che non sono nemmeno disposti ad avviare un negoziato con Israele, un Paese che non può essere riconosciuto perché "usurpa i diritti dei palestinesi".

L'allarme del Likud. In Israele si è subito incendiata la campagna elettorale in vista del voto del 28 marzo. Il Likud ha messo in guardia dal pericolo che in Cisgiordania, a pochi chilometri dall'hinterland di Tel Aviv, "venga a costituirsi uno stato terroristico di Hamas, manovrato dall'Iran". La colpa di questi allarmanti sviluppi sarebbe, secondo il Likud, da imputarsi alla politica di Ariel Sharon e del suo successore Olmert, "rei" di aver rafforzato Hamas con il ritiro unilaterale da Gaza.

La sinistra israeliana. La "colomba" Yossi Beilin ha sollecitato i suoi sostenitori a non perdersi d'animo e a proseguire un dialogo con i "palestinesi moderati". Ma il suo partito Meretz, secondo gli ultimi sondaggi, rischia di non essere riammesso in parlamento.

Scontri tra sostenitori di Hamas e di Al Fatah. A Ramallah una piccola folla di "verdi" - il colore dell'Islam - si è riunita davanti alla sede del parlamento, cantando "c'è un solo Dio e Maometto è il suo profeta". Alcuni giovani con sciarpe e berretti di Hamas sono penetrati all'interno dell'edificio e hanno issato sul tetto una bandiera verde al posto di quella tricolore palestinese.

Al loro gesto hanno risposto diverse decine di militanti di Al Fatah. Fra i due gruppi c'è stata una fitta sassaiola e si sono uditi anche alcuni colpi di arma da fuoco. L'intervento della polizia palestinese e di leader locali di Hamas ha posto fine allo scontro. Un simpatizzante di Al Fatah, ferito da un sasso, è stato trasportato in ospedale. Anche a Città di Gaza e nei campi profughi della Striscia ci sono state manifestazioni di gioia dei sostenitori di Hamas. Si prevede però che i festeggiamenti più importanti si svolgano domani, dopo la preghiera del venerdì, all'uscita dalle moschee.

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No ma ora anche in Italia ci sarà gente che li difenderà...

Io non sono certamente un moderato nè per le mie idee nè per indole, ma quando vedo che al dialoghi alcuni popoli rispondono votanto i terroristi o ricercando per armi nucleari (Iran) la paura in me cresce e ovvia conseguenza la discriminazione...

non temo a dire che da oggi sarò più razzista di prima!

Sbaglierò a fare di un'erba un fascio, ma meglio diffidare!

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No ma ora anche in Italia ci sarà gente che li difenderà...

Io non sono certamente un moderato nè per le mie idee nè per indole, ma quando vedo che al dialoghi alcuni popoli rispondono votanto i terroristi o ricercando per armi nucleari (Iran) la paura in me cresce e ovvia conseguenza la discriminazione...

non temo a dire che da oggi sarò più razzista di prima!

Sbaglierò a fare di un'erba un fascio, ma meglio diffidare!

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Aspetto con ansia le reazioni del centro sinistra,da sempre filo-palestinese!

Mi sento veramente schifato....

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Aspetto con ansia le reazioni del centro sinistra,da sempre filo-palestinese!

Mi sento veramente schifato....

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Sulla Repubblica c'era anche una ltro articolo, che di fianco all'onesta preoccupazione vedeva anche qualcosa di positivo in un'eventuale vittoria di Hamas, che comunque nel suo programma elettorale ha usato toni molto più bassi del solito, pur non riconoscendo la Stato d'Israele, non mira più alla sua distruzione. Un'interessante analisi meno catastrofica di quella che tutti si aspettano, ricordiamoci che i Palestinesi vivono comunque in una situazione geo-politica molto difficile. Badate bene che non sto dicendo che siano bravi i terroristi, ma solo che passando da un approccio di rivolta ad uno politico, dovranno confrontarsi in maniera diversa e forse, spero più costruttiva e meno distruttiva, io spero sempre nell'intelligenza delle persone... Aspettiamo l'evoluzione, si accorgeranno che l'integralismo e il fondamentalismo non pagano e negli ultimi anni se ne sono accorte tutte le persone che hanno visto ridotti di un quinto (!!!) il loro potere di acquisto... Forse questa svolta estremista è un segnale, spero solo politico...

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Rischi e promesse di una svolta

di BERNARDO VALLI

Il partito islamista armato, Hamas, dedito alla guerriglia e al terrorismo, entra per la prima volta nel nuovo Parlamento palestinese. E sembra che vi entri in forza, stando ai primi dati, ancora incerti, delle elezioni. Questo significa comunque la fine del monopolio del potere politico di Al Fatah. Il quale resta la prima formazione, ma ridimensionata dall'irruzione di Hamas sulla ribalta ufficiale. Non c'è stato il paventato sorpasso di Hamas. Questo no. Ma lo spazio politico deve essere adesso condiviso.

Dopo avere girato le spalle (con l'eccezione di qualche frangia estremista) al kalashnikov e ai kamikaze, il vecchio partito di Arafat è da più di un anno, in seguito alla morte del rais fondatore, pronto al dialogo e al compromesso con Israele, Nel futuro dovrà convivere nelle fragili istituzioni palestinesi con Hamas, pronta ad assumere responsabilità politiche ma non disposta ad abbandonare le armi.

Questo arrivo sulla scena ufficiale di Hamas è un svolta in egual misura rischiosa e promettente. La corrente islamica violenta accetta per la prima volta di partecipare al processo politico, insieme a forze che riconoscono Israele, pur continuando a proporsi la distruzione di Israele. A proporsela non come programma immediato ma lasciandola, come un dogma, un obiettivo finale, nel suo statuto. È una posizione accettabile? Il rischio è che gli argini del processo politico vengano travolti. Ma può essere anche un primo passo verso propositi migliori. La conversione di Al Fatah è avvenuta a tappe, via via che il processo politico avanzava.

Quando si è arrestato ha prevalso di nuovo la violenza. Come far tacere altrimenti le armi, se non attirando le forze estremiste in un processo politico? Come spegnere altrimenti il terrorismo, dopo quarant'anni di repressione, inefficace sul piano militare e inquinante sul piano morale? L'uso della democrazia potrebbe rivelarsi più utile dei carri armati. È quel che ha pensato il coraggioso Mahmud Abbas, presidente dell'Autorità palestinese, indicendo elezioni destinate comunque a ridimensionare il potere di Al Fatah, il suo partito.

Sempre stando ai dati parziali, mentre lo spoglio dei voti è in corso, Al Fatah potrebbe essere nelle condizioni di formare un governo con le piccole formazioni (ce ne erano nove in gara, oltre ad Al Fatah e a Hamas), ma è assai probabile che si arrivi a un governo di coalizione. E che quindi il partito islamico armato entri nell'esecutivo. Molti grideranno in tal caso allo scandalo. Presenteranno l'avvenimento come un'altra catastrofica tappa nel dramma mediorientale. E in effetti l'invocato dialogo sarà molto più difficile, o addirittura impossibile nell'immediato futuro, se l'israeliano Ehud Olmert, provvisorio successore di Ariel Sharon, dovesse avere come interlocutore un Mahmud Abbas con al fianco o alle spalle i dirigenti di Hamas. Non si accetta facilmente di trattare con terroristi che si propongono, come un dogma, di distruggerti.

Alle elezioni israeliane di marzo, la destra radicale del Likud, guidata da Benjamin Netanyahu, avrà buoni argomenti per recuperare i voti virtuali che Ariel Sharon, il falco convertito al compromesso, stava per spostare verso un centro moderato o possibilista.

Ma in questa occasione vale la pena ricordare come il primo ministro Rabin rispondeva nel '93 a chi gli rimproverava di essere venuto a patti (firmando gli accordi di Oslo) con i terroristi. Il generale, che avrebbe pagato quel suo gesto con la vita, ripeteva da vecchio militare che i negoziati per un armistizio o per la pace si avviano con i nemici. "Dovrei forse trattare", diceva, "con la regina d'Inghilterra?". Promuovendo le elezioni legislative Mahmud Abbas non ha soltanto compiuto una intrepida impresa democratica. Ha usato la democrazia come un'arma. Non disponendo di una forza di polizia sufficiente per neutralizzare i terroristi, e quindi non potendo essere un interlocutore valido per Israele che glielo poneva come condizione preliminare a un serio negoziato, il presidente dell'Autorità palestinese ha coinvolto Hamas nel processo politico. L'ha trascinato su un terreno diverso da quello dello scontro armato. I tempi erano evidentemente maturi.

Dieci anni prima, nel '96, alle prime elezioni legislative, Hamas aveva adottato un'opposizione radicale. Aveva boicottato il voto. Era la logica conseguenza del suo rifiuto degli accordi di Oslo, dai quali era nata l'Autorità palestinese, dominata da Al Fatah.

All'elezione presidenziale dello scorso anno, in seguito alla morte di Arafat, Hamas si era invece arroccato nell'astensione. Ma aveva però partecipato con successo alle elezioni amministrative. E la possibilità di un successo altrettanto consistente alle legislative ha senz'altro tentato i dirigenti di quella organizzazione, la cui attività non è soltanto militare, ma si estende a tanti altri campi (ospedali, scuole, centri sociali). Alla corruzione dei dirigenti di Al Fatah, Hamas ha sempre opposto il rigore, a volte supposto a volte reale, del suo apparato.

Mahmud Abbas era consapevole della vulnerabilità di Al Fatah. Era inevitabile che Hamas sbandierasse, come poi ha fatto, la courruzione dell'Autorità palestinese. E denunciasse la sua incapacità nel gestire la situazione economica. Il reddito procapite è diminuito di quasi un terzo a Gaza e in Cisgiordania negli ultimi cinque anni. Un calo drammatico, per una popolazione già abbastanza provata, imputabile all'intifada esplosa nel 2000, e all'occupazione israeliana, ma in buona parte anche allo sciupio di risorse dovuto agli amministratori palestinesi incapaci o rapaci. Un'affermazione di Hamas, più vistosa ancora di quella che sembra affiorare dalle urne, era insomma prevedibile. Ma non a torto Mahmud Abbas ha contato sul desiderio di pace della sua gente e quindi sull'esitazione o il rifiuto di affidare l'avvenire al partito che pratica la resistenza con il terrorismo.

Come Israele, anche gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno fatto sapere che non tratteranno con un governo di coalizione, con ministri di Hamas. Ma se si accetta un'elezione, se la si sollecita e la si benedice, bisogna poi rispettarne il risultato. Lo stesso vale per Hamas. Nel suo manifesto elettorale non figurava, come nello statuto, la distruzione di Israele. Quindi nel corso della legislatura i suoi esponenti dovrebbero attenersi ai loro impegni elettorali. I quali sono stati assunti nell'ambito di una consultazione promossa dall'Autorità palestinese, la quale riconosce lo Stato ebraico. Insomma, la svolta non è soltanto rischiosa.

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Dico solo una cosa: se ci si schiera "contro" qualcuno, da una parte come dall'altra, non si faranno grandi passi verso la pace.

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Dico solo una cosa: se ci si schiera "contro" qualcuno, da una parte come dall'altra, non si faranno grandi passi verso la pace.

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E' vero, l'unica soluzione è il dialogo!!!

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E' vero, l'unica soluzione è il dialogo!!!

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E tu sei veramente convinto che Hamas voglia il dialogo? Certo , Rivogliamo tutti i territori presi dagli inglesi dopo la seconda guerra mondiale.E gli ebrei dove vanno?Beh non è un problema nostro.....

Piu' che pensare positivo per una forse futura,certamente lontana,riappacificazione io penso che con la stravittoria di hamas siamo tornati indietro di 30 anni nel processo di pace.

Almeno Sharon a letto in un ospedale è all'oscuro di tutto,se no per lui sarebbe il colpo di grazia...

Purtroppo Abu Mazen tra un po' rassegmerà le dimissioni e sarà tutto in mano a Mahmoud Al Zahar,erede di rantisi.

Questo signore fa parte dell ala dura di hamas e sarà al 90% il nuovo premier palestinese.

Che dialogo potrà mai avere quest'uomo con i collaboratori del suo peggiore nemico(sharon) che gli dà la caccia da 10 anni???

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Dico solo una cosa: se ci si schiera "contro" qualcuno, da una parte come dall'altra, non si faranno grandi passi verso la pace.

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E' vero, l'unica soluzione è il dialogo!!!

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l'aveva capito anche sharon, che non era proprio una colomba. ma la schiacciante vittoria di hamas e le deliranti dichiarazioni del presidente iraniano non lasciano presagire niente di buono. io sono preoccupato.

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l'aveva capito anche sharon, che non era proprio una colomba. ma la schiacciante vittoria di hamas e le deliranti dichiarazioni del presidente iraniano non lasciano presagire niente di buono. io sono preoccupato.

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pure io, molto preoccupato

spero solo che Europa e Stati Uniti, autoproclamatisi importatori di civiltà e democrazia, agiscano in modo più che oculato, per non fare la vergognosa fine di Afghanistan e Iraq, ma la testa del Commander in Chief e dei pecoroni europei che lo seguono mi fa essere estremamente pessimista...

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Ma la domanda è anche un'altra...voi accettereste il dialogo con un'organizzazione che nel tempo come minimo ti ha ucciso un numero esagerato di PARENTI e AMICI!

Scusa ma non credo nelle conversioni da diavoli a santi...ci spero, ma non ci credo...!

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Ma la domanda è anche un'altra...voi accettereste il dialogo con un'organizzazione che nel tempo come minimo ti ha ucciso un numero esagerato di PARENTI e AMICI!

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Il brutto è che quest'affermazione è valida x entrambe le parti in causa...

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Il brutto è che quest'affermazione è valida x entrambe le parti in causa...

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scusa ma non volevo far sembrare dei cattivoni solo loro!

La domanda resta cmq!

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La situazione è moooolto complessa, perché il torto e la ragione stanno da entrambe le parti, secondo me in egual misura. La vittoria di Hamas non mi riempie di gioia, però spero sempre anch'io nell'intelligenza - o, almeno, nel buon senso - delle persone. Staremo a vedere...

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...spero sempre anch'io nell'intelligenza - o, almeno, nel buon senso - delle persone. Staremo a vedere...

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come fai a pensare che l'intelligenza possa minimamente albergare in chi pensa che coi kamikaze e uccidendo gente innocente si possa raggiungere qualcosa?

O anche in chi pensa di poter esportare la democrazia con la guerra?

Un colpo di qui e uno di la, almeno evito casini?!

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