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La vera storia dello spazzolone di Gagneur

13.12.2006. 19:30

di Valerio Bianchini

Il Forum della Fossa dei Leoni fortitudina mi ha molto gratificato: una partecipazione appassionata e convinta di molti ragazzi che hanno discusso intorno ai temi che ho sollevato su Basketnet. Del resto il mio rapporto con la F ha qualcosa di speciale e infatti mi sento molto fiero per essere stato il primo allenatore della Fortitudo a vincere qualcosa di serio e che resta negli annali come la Coppa Italia del 1998. I più giovani mi ricordano meglio forse come allenatore delle V nere nell'infausta stagione della loro temporanea sparizione. E perciò alcuni di loro, dissentendo dalle mie tesi, hanno sciolto inni in onore di Gagneur che ebbe l'onore delle cronache per avermi involontariamente rotto un braccio con lo spazzolone della palestra dell'Arcoveggio.

Come dice Andy Warhol: ''Ogni uomo nel corso della sua vita ha diritto a 15 minuti di notorietà'' e Gagneur da questo punto di vista oramai si considera a posto. Tuttavia a qualche anno di distanza penso che valga la pena di raccontarvi come sono andati i fatti. Si era ormai in primavera, pressochè al termine della stagione e la squadra quasi non ricordava più l'ultimo stipendio ricevuto intorno a Natale. Dei big, chi aveva optato per la NBA, chi per il chirurgo e la lunga degenza, chi per un continuo ''in and out'' tra mille infortuni e quelli rimasti lottavano eroicamente in campionato e in banca per pagare le rate della Porsche. Ma certo l'atmosfera non era nè olimpica nè idilliaca.

Tuttavia le defezioni dei big offrivano ai giovani occasione di farsi valere in campo e dunque stimoli per una sana rivalità. Un pomeriggio durante uno scrimmage particolarmente competitivo, Gagneur e Brkic finirono a terra avvinghiati in una lotta senza quartiere e ci volle un certo tempo prima che dei volenterosi compagni separassero i duellanti. In quel lasso di tempo accadde qualcosa di cui gli astanti non si erano resi conto ma che mi fu svelata in seguito dalla versione dei fatti data da Gagneur nell'intento di giusticare ciò che era accaduto in seguito.

Dovete sapere che noi ''allenatori del secolo scorso'' amavamo a volte parlare ai giocatori a mezzo di metafore per suscitare la loro attenzione. Una delle più gettonate era la metafora della mano. In quei tempi lontani eravamo ancora convinti che lo spirito di squadra potenziasse le risorse dei singoli e la metafora della mano che ha cinque dita come 5 sono i giocatori di una squadra di basket era perfetta: ''Ditemi ragazzi - dicevamo ai nostri giocatori - cosa può fare un dito solo di una mano, che forza offensiva può mai avere da solo?'' Naturalmente a quel punto dovevate mettere in conto che i vostri ragazzi avrebbero trovato un sacco di sollazzanti utilizzi anche di un solo dito della loro mano, ma voi dovevate proseguire imperterriti ed arrivare al nocciolo della questione: ''ma se unite le cinque dita insieme e formate un pugno pensate alla devastante forza che le cinque dita acquisiscono e come viene centuplicata nel pugno la forza di ciascun dito''.

Potenza delle metafore degli allenatori del secolo scorso che del resto avevano ancora le parabole di Gesù come termine di riferimento mentre oggi hanno solo le parabole di Sky.

Fatto sta che a posteriori mi sono convinto che la potente metafora sia balenata nella mente di Brkic e da lui reinterpretata nel momento della colluttazione al suolo con il povero Gagneur. E'stato in quel momento che le cinque dita di Brkic, così fragili se prese individualmente, una volta unite, si sono trasformate in una morsa d'acciaio intorno ai coglioni di Gagneur (mi sia consentito l'uso del termine ''coglioni'' ormai sdoganato dal nostro ex-Presidente del Consiglio). Tuttavia di questo sleale gesto noi tutti presenti non ci eravamo affatto accorti. Se ne era accorto ovviamente il Gagneur, ragazzo di colore educato ai sacri principi dell'onore dai suoi etnici avi. Non una lacrima era spuntata sul suo ciglio, non un urlo, ma una perfetta imperturbabilità. Solo una terribile ferita nel suo cuore perchè, mi confessò in seguito, tutto era successo sotto gli occhi della sua ragazza seduta in tribuna a vedere l'allenamento e questo era un oltraggio che non avrebbe mai potuto perdonare.

Ora i due contendenti sono stati divisi. Tutto sembra tornato nella normalità. Brkic prende un asciugamano e voltando, le spalle al campo va verso la tribuna. Gagneur invece va accanto al canestro e raccoglie lo spazzolone del pavimento. ''Bravo ragazzo - pensiamo tutti - ora pulirà dal sudore e dal sangue il parquet ove si è svolta la lotta''. Ma ecco che tutti noi vediamo negli occhi del Gagneur un lampo primordiale cui segue una scena biblica tipo Caino e Abele: il nero poderoso solleva in aria lo spazzolone e si appresta a coprire la distanza che lo separa dalla nuca di Brkic che è voltato e non si accorge di nulla. Probabilmente non si accorgono di nulla nemmeno i giganti ben oltre i due metri, lì presenti, che arretrano invece di intervenire.

Io ho una visione delle mie e vedo Abele che dopo che lo spazzolone si è fracassato sulla sua nuca è attaccato a una macchina per respirare e la gente si chiede se è il caso oppure no di staccare la spina. Allora decido di fermare lo sciagurato con la mia augusta presenza intromettendomi tra lui e la nuca di Brkic. Sfortunatamente l'augusta presenza non ha alcun effetto pratico e il fendente invece che sulla testa di Brkic cala sul mio avambraccio proteso. Ma grazie al cielo siamo a Bologna e un ortopedico del Rizzoli, straordinariamente abile, mi sistema le ossa meglio di prima. Tanto dovevo per rendere giustizia ai fatti. Il Gagneur, signori della Corte, non voleva colpire me, ha solo sbagliato mira.

E la luce fu.

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