Maxstars Posted November 5, 2007 Posted November 5, 2007 TRATTO DA VARESENEWS Una brutta notizia ha scosso questo pomeriggio il mondo del calcio, compreso quello di casa nostra. All'età di 85 anni è infatti scomparso Nils Liedholm, il grande calciatore e allenatore svedese che viveva da tempo nel Monferrato, a Cuccaro, dov'era proprietario di una tenuta e di una casa vinicola. Liedholm, tra le altre, ha legato il proprio nome anche al Varese di Giovanni Borghi: fu alla guida dei biancorossi (foto: in panchina a Masnago) per due stagioni tra il 1969 e il 1971. Nella prima stagione prese il Varese appena retrocesso in B e centrò la promozione lanciando il giovane Roberto Bettega (13 reti); l'anno successivo fu artefice di una bella stagione in serie A conclusa con il nono posto. Via lui il Varese retrocesse subito con Cadé in panchina. Negli anni successivi tornò più volte in provincia, più precisamente a Busto dove risiedeva l'astrologo Maggi cui era legato per via delle sue previsioni. LIEDHOLM CALCIATORE - Con le scarpe bullonate ai piedi Liedholm ha legato grandi ricordi sia alla nazionale svedese sia alla maglia rossonera del Milan. Con la formazione del proprio Paese Liedholm vinse la medaglia d'oro alle olimpiadi di Londra del 1948 e si classificò secondo ai Mondiali del 1958 disputati in casa. In finale il "barone" realizzò anche la rete del momentaneo 1-0 contro il primo Brasile di Pelè, che poi ebbe il sopravvento per 5-2. La sua carriera nel club è legata soprattutto al Milan dove arrivò nel '49 dopo alcune stagioni nel campionato svedese. In rossonero fece parte del famoso trio Gre-No-Li con Gren e Nordhal, e conquistò quattro volte lo scudetto. IN PANCHINA - Terminata la carriera sul campo, Liedholm iniziò quella di allenatore proprio con il Milan. Due stagioni in rossonero, poi Monza, Verona, Varese alla corte di Borghi, Fiorentina e dal '73 all'89 in alternanza tra Roma e Milan. Le ultime esperienze sono ancora al Verona nel '92 e alla Roma nel '97. Due i titoli italiani con le squadre a lui più care: il Milan nel 1979 e la Roma con lo storico scudetto del 1983 con Falcao e Bruno Conti.
LUCA TONIo Posted November 5, 2007 Posted November 5, 2007 addio grande barone, grazie per aver reso il Milan una delle società migliori al mondo e per aver migliorato il calcio italiano. R.I.P
ROOSTERS99 Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 (edited) Salute Nils ! Edited November 6, 2007 by ROOSTERS99
hollywood Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 non sono milanista e non l'ho mai visto in azione ma visto quello che ha lasciato mi aggrego lo stesso. +
alberto Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 standing ovation per il barone che esce all' 85°...
sertar Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 Da "il Romanista" la sua ultima intervista... L'avevamo sentito nel cuore dell'estate, per l'ultima intervista. Parlava con un filo di voce, ma con la lucidità e l'eleganza di sempre. Nils Liedholm non poteva essere entusiasta della gaffe commessa dai curatori della festa degli 80 anni della Roma: non un accenno importante alla sua straordinaria figura, non un video dedicato al più grande allenatore di sempre, l'assist bruciato come il peggior Vucinic da un attore comico di certo non preparatissimo («L'allenatore che ho più amato? Mazzone...»). Ma non lo avrebbe mai ammesso. Per dignità, per educazione, per rispetto di chi il 26 luglio scorso allo stadio Olimpico c'era. «Io sono solo un povero vecchio, l'altra sera ho cominciato a seguire la festa alla tivù, ma prima delle dieci già dormivo... L'importante è che fossero presenti i miei ragazzi, i protagonisti dell'impresa dell''83. Loro in fondo erano lì anche per me». S'era trattenuto a telefono quasi una mezzora, dribblando le preghiere del figlio Carlo («Dai, papà: ti stanchi») come avrebbe fatto con qualsiasi avversario - perché da calciatore se possibile è stato più grande che in panchina - sessant'anni fa, quando batteva il Brasile alle Olimpiadi o s'arrabbiava con Viani che voleva togliergli la maglia numero 10 del Milan per darla a Schiaffino. In mezzo a pause lunghissime, ci aveva parlato del gioco di Spalletti («Quello della mia Roma era più elaborato: ma questo mi piace tanto, l'allenatore è proprio bravo»), di Totti («Credevo di aver scoperto il più grande talento della mia carriera a Milano, quando lanciai Paolo Maldini ad appena sedici anni. Ma ancora non avevo visto Francesco... Questo però non scriverlo: in A l'ha fatto esordire Boskov, non voglio prendermi meriti che non ho»), di Franco Sensi («Come sta? Ho lavorato di più con Dino Viola, ma lui è un grandissimo dirigente: ogni volta che la Roma vince penso prima di tutto alla gioia che prova. E' un tifoso sfegatato, se la merita tutta»), della malattia che lo aggrediva sempre più («Mi distrugge soprattutto dover stare tanto tempo a letto: mi manca il sole, mi mancano le passeggiate»), della prossima vendemmia. Nascerà un gran vino anche quest'anno, dai dodici ettari della tenuta di Cuccaro Monferrato. Nils ne era sicuro e ne parlava dimenticando la sua indescrivibile passione per la cabala e per la scaramanzia: «Il Grignolino sarà una meraviglia. Ma anche il Barbera, il Cabernet, il Sauvignon». Prima che calciatore e allenatore, era nato contadino. E scaramantico: giocatori selezionati con un occhio allo zodiaco (una predilezione per la Bilancia, il suo segno), collaboratori-maghi come il famoso Mario Maggi di Buscate, amuleti spars ovunque. Lui nato sì davanti al mare, ma non quello di Forcella: a Valdemarsvik, su un fiordo, sulla costa orientale della Svezia, i pescherecci ancorati alle banchine: «L'uva mi ha sempre affascinato più dei merluzzi. Mio padre aveva un po' di terra, quando giocavo nel Norkoping mi chiese qualche corona per farci sù un po' di lavori: ti restituisco tutto nel giro di qualche mese, mi disse. Di lì a poco mi acquistò il Milan. Tranquillo, papà, gli feci sapere: sto in Italia due, tre anni, poi torno a giocare qui e a lavorare nei campi con te. E' passata una vita, papà se ne fece una ragione. A Valdemarsvik da allora mi rivide solo a Natale e qualche giorno d'estate». Sarà la produzione più triste, quella di Villa Boemia, il buen retiro scelto all'inizio degli Anni Settanta, l'angolo di paradiso impiantato a vigneti che sforna ogni anno poco meno di centomila eccellenti bottiglie. Nils ce le aveva mostrate con orgoglio, qualche anno fa. Ne aveva stappata una di purissimo spumante, mostrandoci orgoglioso l'etichetta: «L'ho chiamato 'Raggio di luna', il soprannome di Selmonsson. Non perché fossi più amico di Arne, rispetto ad altri. 'Raggio di luna' piaceva a mia moglie, è stata lei a sceglierlo. E io ho accettato: potevo mica chiamare un vino così 'Professore', come Gren, o 'Pompiere', come Nordhal». Sarà la produzione più triste, tra i filari del Monferrato, che ieri Liedholm ha salutato per sempre. In punta di piedi, a modo suo. Il clamore non gli è mai piaciuto, da quando è uscito dagli stadi. Per questo ci si era riaffacciato così di rado, negli ultimi dieci anni. Il calcio lo seguiva sempre, sia chiaro. Senza smarrire un'oncia del suo fiuto di talent-scout. A primavera del 2000, aveva segnalato a Sensi due giocatori svedesi, due attaccanti grandi e grossi così: Elmander, che in estate Pradé ha cercato di strappare al Tolosa, e soprattutto Ibrahimovic. Non se ne fece nulla sola perché il presidente, che stravedeva per lui, stava già svenandosi per Batistuta. Liedholm commentò con lo stile e l'intuito di sempre: «Quelli possono essere il futuro, Batistuta è il presente: con quel carrarmato vicino a Totti, arriverà il terzo scudetto». Chissà che qualcuno anche allora non abbia pensato ai suoi celebri paradossi. Alle partite che si giocano meglio in dieci, agli schemi che funzionano alla perfezione solo in allenamento e senza avversari, a Valigi che poteva diventare un altro Falcao, alla sua precisione nei passaggi che una volta fece letteramente esplodere San Siro, «perché finalmente, dopo due anni, ne avevo sbagliato uno». Grande strepitoso Nils, maestro di calcio e di ironia, di buona tavola e di scaramanzie. Aveva compiuto ottantacinque anni poco più di un mese fa, l'8 ottobre. Se ne è andato ieri, inarrivabile anche nella discrezione con cui ci ha lasciato in balia del ricatto dei ricordi. Maledizione: non è passato neanche un giorno e già ci manca orribilmente.
Ponchiaz Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 Il dispiacere per la scomparsa di eroi (in senso mitologico) come Liedholm spiegano bene il crepuscolo verso il quale viaggia il calcio. Un crepuscolo ben compreso anche da coloro che "il bel giocattolo" pensano solo a spremere per farsi la nuova Mercedes o scoparsi l'ennesima velina. Il calcio muore, seguito a ruota da tutti coloro che sono ansiosi di imitarlo. P 2.0
Franz#12 Posted November 6, 2007 Posted November 6, 2007 Ciao Barone e grazie 1.000. Per il Varese e per il calcio. f12
Luna Argentata Posted November 9, 2007 Posted November 9, 2007 Da "il Romanista" la sua ultima intervista... E scaramantico: giocatori selezionati con un occhio allo zodiaco (una predilezione per la Bilancia, il suo segno), collaboratori-maghi come il famoso Mario Maggi di Buscate, amuleti spars ovunque. Grande strepitoso Nils, maestro di calcio e di ironia, di buona tavola e di scaramanzie. Un Grande! Proprio ieri una mia paziente, il cui marito giocò con lui a calcio, mi ha raccontato alcuni aneddoti riguardo certe scelte di Nils. Da quanto narrato pare si affidasse molto alla numerologia e dai risultati, delle varie date di nascita, consigliava il numero di maglia d' assegnare ai giocatori. La numerologia funziona e come!!!!!!! Guardate me , utilizzando essa, sono al IV° posto nel gioco dei pronostici.... e non certo per capacità !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Qualcuno, di " POTERE" , non potrebbe consigliare la dirigenza ad affidarsi alla NUMEROLOGIA.... ???????????? Luna Argentata
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