tatanka Posted December 4, 2008 Share Posted December 4, 2008 I rischi si categorizzano moltiplicando la severità dell'evento nel caso si manifesti per la probabilità che l'evento si manifesti. Esattamente come hai fatto tu.L'evento in senso lato però avrebbe anche potuto essere: nasce un figlio con problemi, non resistiamo alla pressione psicologica, io ed il mio compagno impazziamo, ci lasciamo, ci roviniamo totalmente la vita. Mi ero trattenuto dallo scriverlo ma ho appena letto la notizia in homepage di Varesenews. Un bimbo di 5 anni di Castellanza è morto per meningite. Se l'evento è: succede qualcosa a nostro figlio, impazziamo e ci roviniamo completamente la vita l'unica scelta è non fare figli. I rischi ci sono durante la gravidanza, durante il parto e durante la vita del bambino/ragazzo. Io penso siano più bassi di quanto si possa, a pelle, immaginare. Ma certo non sono nulli. Lo dico con una tristezza immensa nel cuore. Non so chi siano i genitori ma gli sono vicino. Spero possano superare questa terribile prova. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted December 4, 2008 Share Posted December 4, 2008 Se l'evento è: succede qualcosa a nostro figlio, impazziamo e ci roviniamo completamente la vita l'unica scelta è non fare figli. I rischi ci sono durante la gravidanza, durante il parto e durante la vita del bambino/ragazzo.Io penso siano più bassi di quanto si possa, a pelle, immaginare. Ma certo non sono nulli. Non è come dici: il dolore che si prova, sempre IMHO, è proporzionale certo all'amore che si ha per i figli e che è 100% dal concepimento, ma anche al patrimonio di emozioni e di esperienze che cresce di giorno in giorno. Il dolore del perdere un figlio di cinque anni, guardacaso l'età di Ponchiaz Junior, è inimmaginabile e, IMHO, superiore a quello di perderlo in gravidanza e proprio per quei 5 anni di emozioni, esperienze e ricordi che facevano di lui la personcina che era. Posta ovviamente la totale inaccettabilità della morte in tenera età come idea, con particolare riferimento a malattie che dovrebbero essere curabili nel 21 esimo secolo ed in un paese del primo mondo. Tutto IMHO, mi raccomando, in questo caso (solo in questo) non pretendo di possedere la verità. Link to comment Share on other sites More sharing options...
tatanka Posted December 4, 2008 Share Posted December 4, 2008 Non è come dici: il dolore che si prova, sempre IMHO, è proporzionale certo all'amore che si ha per i figli e che è 100% dal concepimento, ma anche al patrimonio di emozioni e di esperienze che cresce di giorno in giorno.Il dolore del perdere un figlio di cinque anni, guardacaso l'età di Ponchiaz Junior, è inimmaginabile e, IMHO, superiore a quello di perderlo in gravidanza e proprio per quei 5 anni di emozioni, esperienze e ricordi che facevano di lui la personcina che era. Posta ovviamente la totale inaccettabilità della morte in tenera età come idea, con particolare riferimento a malattie che dovrebbero essere curabili nel 21 esimo secolo ed in un paese del primo mondo. Tutto IMHO, mi raccomando, in questo caso (solo in questo) non pretendo di possedere la verità. La penso come te. Non vedo contraddizioni con quello che ho detto io. Sostenevo solo che nel momento in cui concepisci un figlio ti esponi a rischi che non sono solo quelli della gravidanza, dell'amniocentesi o di altri test. Quel figlio, una volta nato, avrà poi 1 anno, poi3, poi 5, poi 14 e avrà il motorino e poi 18 e avrà la macchina. Applicando il calcolo percentuale rischio * danno derivante come tu enunciavi io traevo la conclusione che se esiste un danno "impazziamo etc etc" allora la soluzione è non avere figli. Perchè comunque la percentuale di rischio non la annullerai mai, in nessuna fase della sua vita. Non prendetelo come un ragionamento matematico. Non lo è e non lo vuole essere. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted December 4, 2008 Share Posted December 4, 2008 Per fortuna che io porterò in giro i miei figli fino a quando avrò la patente. Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted December 17, 2008 Author Share Posted December 17, 2008 (edited) 17 dicembre 2008 Appello : Cosa è la pillola Ru486 e perché bisogna fermarla La Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. E' al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell'aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. Lucetta Scaraffia Roberto Formigoni Giuliano Ferrara Edited December 17, 2008 by ROOSTERS99 Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted December 17, 2008 Author Share Posted December 17, 2008 Anche a Varese la culla che salva i bimbi abbandonati Martedì 16 Dicembre 2008 Tutto cominciò con la prima ruota degli esposti, in Francia, nell'ospedale dei Canonici di Marsiglia nel 1188. Col passare del tempo e nel lento scorrere dei secoli, la tecnica diede un supporto evidente ad una causa che, ancora oggi, fa tanto discutere. Ma se l'abbandono dei neonati è ancora una tema tanto delicato è perché l'elemento culturale si scontra con situazioni complicate e problematiche, con mamme in difficoltà che non sanno di poter scegliere la via migliore da seguire, che tuteli, oltre loro stesse, anche il nascituro. Un problema che richiede una costante riflessione, ancor di più se capita in un Paese come il nostro che, secondo l'attuale normativa, dà a tutte le donne la possibilità di partorire in ospedale in piena sicurezza e in anonimato. Ecco allora un'iniziativa importante che si inaugura proprio questa mattina, 17 dicembre, all'ospedale infantile Del Ponte. E' infatti arrivata la prima culla termica per i bimbi abbandonati. La donazione della culla per l'abbandono protetto nasce dall'impegno della Fondazione Francesca Rava e del network KPMG e rientra nel progetto "Ninna Ho". Ci è sembrato opportuno fare qualche domanda a Giovanni Rebay (vedi foto), partner KPMG e responsabile marketing & communications, che ha seguito da vicino la realizzazione di questo nobile progetto. Vuole raccontarci del progetto "Ninna Ho"? "Ninna Ho è un progetto in favore dell'infanzia abbandonata. Due sono le colonne portanti; prima di tutto il progetto propone una solida campagna informativa a livello nazionale e parla proprio a quelle donne incinta e che sono in un momento di difficoltà. Il messaggio che diamo loro è quello di non temere nel rivolgersi ad un ospedale italiano, poiché assicura, a qualunque donna, assistenza e cure gratuite oltre all'anonimato. In secondo luogo, ci rivolgiamo anche a quelle donne che hanno già partorito ma, per qualche ragione, sono in difficoltà. A loro diciamo: 'non abbandonare tuo figlio, ma lascialo nelle culle termiche in ospedale'. Da oggi, anche a Varese c'è questa possibilità". Quali sono gli altri ospedali in Italia che dispongono di culle termiche per accogliere i bimbi abbandonati? "La Mangiagalli di Milano, il Policlinico Casilino di Roma, la Clinica Universitaria Federico II a Napoli e, con grande orgoglio, da oggi anche l'ospedale Del Ponte di Varese". Ci sono già stati progetti simili a 'Ninna Ho'? E quali gli aspetti innovativi. "Ninna Ho, come detto prima, ha due pilastri: una campagna informativa e un atto di donazione, ad un certo numero di ospedali, delle culle per l'abbandono protetto. Progetti simili sono già stati ripresi, soprattutto da istituti religiosi, ma in modo diverso. Noi interagiamo fortemente con gli ospedali perché siamo convinti che esistano situazioni davvero difficili e spesso legate a parti praticati clandestinamente, senza sicurezza né per la madre né per il nascituro. Vogliamo evitare che queste cose accadano; le donne devono sapere che è loro diritto recarsi in ospedale e decidere senza alcuna pressione quale sia la via migliore". E' sempre questione di informazione e conoscenza dei propri diritti. "Sì, questo rimane fondamentale. E' un paradosso che in un Paese come il nostro, più garantista rispetto ad altri, si conoscano così poco le leggi in materia. Probabilmente è perché nessuno ha mai fatto una profonda campagna informativa su queste leggi. Ci provò la Prestigiacomo, ma alla fine non vennero rese note adeguatamente". Vuole dirmi come si svilupperà concretamente il progetto a Varese? "E' stata costruita una specie di casetta vicino al cancello dell'ospedale Del Ponte. La casetta ha due entrate: una mette in comunicazione direttamente con i medici dell'ospedale e l'altra invece si apre verso la strada. La culla termica è posta oltre una finestrella protetta da una saracinesca. Pigiando un bottone questa si apre ed è possibile posare il bambino. La culla si riscalda automaticamente e si innescano, insieme alla chiusura della saracinesca, gli allarmi diretti ai medici della neonatologia". Prima di salutarci, Giovanni Rebay vuole ringraziare i protagonisti che hanno reso possibile la realizzazione del progetto e dice: "Ninna Ho è stato pensato e realizzato da KPMG insieme alla Fondazione Francesca Rava. Francesca, tragicamente scomparsa in un incidente stradale, era una professionista di KPMG. Quando è mancata, la sorella Mariavittoria ha creato la Fondazione e noi abbiamo scelto di appoggiarla. Un ringraziamento sentito va anche al nostro ispiratore e partner qui a Varese, il Dott. Agosti, primario di neonatologia che ha reso possibile questo importante passo". Benedetta Magistrali Felice per il progetto, un particolare applauso al Dott. Agosti e a tutto il suo reparto di neonatologia ! Link to comment Share on other sites More sharing options...
davide Posted December 18, 2008 Share Posted December 18, 2008 17 dicembre 2008Appello : Cosa è la pillola Ru486 e perché bisogna fermarla La Ru486 non è una medicina. Non cura alcuna malattia. Non aiuta la vita, la stronca sul nascere. La Ru486 non è amichevole nei confronti delle donne. Non realizza in alcun modo un aborto indolore, posto che sia possibile realizzarlo. E' al contrario un sistema abortivo altamente controverso anche dal punto di vista della sua sicurezza ed efficienza clinica. Più importante ancora, la pillola abortiva tende a deresponsabilizzare il sistema medico, e a ridurlo a dispensario di veleni, e lascia sole le donne, inducendole a una sofferenza fisica e psichica prolungata e domestica, molto simile alle vecchie procedure dell'aborto clandestino. Per queste ragioni etiche siamo contrari alla pillola Ru486 e alla sua introduzione in Italia, anche perché la sua utilizzazione è incompatibile con le norme della legge 194/1978. E pensiamo che occorra fare di tutto, ciascuno nelle forme pertinenti il proprio ruolo, per impedirla. Lucetta Scaraffia Roberto Formigoni Giuliano Ferrara Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted December 18, 2008 Author Share Posted December 18, 2008 Ovviamente, è la pillola a farti questo effetto.......... Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted December 19, 2008 Author Share Posted December 19, 2008 19 dicembre 2008 “Anche per Eluana c’è speranza” Parla Sergio Canavero, il medico che sta risvegliando una sua paziente Torino. Il professore Sergio Canavero ha distrutto la “barriera dell’irreversibilità”. Una sua paziente – una ragazza ventenne in coma dopo un incidente automobilistico – ha fatto al contrario il viaggio buio e muto che fino a oggi, per la scienza medica, era di sola andata: dallo stato vegetativo permanente è tornata allo stato “minimamente conscio”. Vuol dire che il cervello della ragazza – grazie all’intervento di Canavero e dell’altro membro dell’équipe, Barbara Massa Micon – ha riattivato i circuiti della coscienza: può obbedire agli ordini, come “muovi la mano” e “alza la mano”, e soprattutto può di nuovo masticare e deglutire. La ragazza ha preso quattro chilogrammi di peso negli ultimi mesi, perché ha riacquistato quella minima capacità di nutrirsi che Eluana Englaro non ha e Terri Schiavo non aveva. I familiari – che ai giornali hanno detto di capire le scelte di Beppino Englaro “perché sono casi tremendi” – chiedono allo staff di andare avanti e di proseguire con le cure, che già dopo quattro mesi hanno dimostrato di essere efficaci. Potrà tornare alla normalità? Canavero è cauto, ma non esclude che in futuro ci possano essere ulteriori miglioramenti. “Non c’è nulla di certo in medicina, ma alla stimolazione potremo in seguito affiancare anche un intervento al midollo spinale con l’utilizzo di cellule staminali”. “E poi esistono altre ricerche che ci danno speranza, per esempio quelle usate in Israele sui disabili, riescono a interfacciare il cervello del paziente con le sue protesi”. La stimolazione corticale è il passo cruciale, le interfacce computerizzate potrebbero poi restituire al disabile un controllo sempre più pieno e naturale del corpo. Canavero in questo momento è il ricercatore che ha toccato il punto più avanzato nel suo campo. Che cosa pensa del caso di Eluana Englaro e di Terri Schiavo, a cui fu proprio staccato il sondino per l’alimentazione? La nuova tecnica potrebbe essere applicata anche a loro? “Non conosco da vicino i casi specifici: per esempio la Englaro potrebbe essere troppo debilitata e denutrita, non in condizione di essere operata”. Ma la sua tecnica offre speranze? “Certo. E’ riproducibile su pazienti diversi. Se la notizia viene fuori oggi è soltanto perché il Journal of Neurology, ha accettato la pubblicazione dei miei risultati, sottoposti alla peer review, la revisione dei dati scientifici eseguita da colleghi ricercatori”. Quindi, ci sono rimpianti? Ci sono vite che potevano essere salvate? “Ci sono rimpianti, sì, per le condizioni in cui lavoriamo, questa tecnica è possibile soltanto oggi, ma nessuno ci ha mai aiutato o appoggiato, abbiamo fatto tutto da soli senza fondi e finanziamenti, perché non apparteniamo a nessun partito e non siamo iscritti alla massoneria”. di Daniele Raineri Link to comment Share on other sites More sharing options...
davide Posted December 21, 2008 Share Posted December 21, 2008 Ovviamente, è la pillola a farti questo effetto.......... Ovviamente, sono le opinioni espresse e alcuni personaggi che le esprimono... Link to comment Share on other sites More sharing options...
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