Ale Div. Posted April 16, 2008 Share Posted April 16, 2008 Pane per i nostri denti La crisi alimentare, nuova grande minaccia per il mondo In Egitto 12 mila persone sono state arrestate perché vendevano farina al mercato nero. Nelle Filippine, in preda a una crisi alimentare gravissima, il governo minaccia di condannare all'ergastolo chi si accaparra il riso per rivenderlo, poi, a prezzi maggiorati. Ovunque — dall'Africa al Pakistan, dalla Thailandia al Messico — i cereali, nuovo oro dei campi, vengono protetti come un bene prezioso: nell'imminenza del raccolto, i terreni sono sorvegliati da guardie armate. Fino a ieri nel nostro ricco Occidente ci siamo occupati quasi solo degli alti prezzi petroliferi, allarmati dal rincaro del pieno di benzina. Certo, continuavano ad aumentare anche pane e pasta, ma il cibo incide solo per il 15-18 per cento sul bilancio di una famiglia europea (10-14% per quelle Usa). Ora, all'improvviso, scopriamo che il raddoppio dei prezzi di grano, mais, riso e soia sta sconvolgendo il mondo: Stati che credevano di aver sconfitto la fame ripiombano nella situazione di qualche decennio fa. RISCHIO GUERRA CIVILE - La Fao, l'organizzazione alimentare dell'Onu, denuncia che in Africa, Asia e America Latina, 36 Paesi rischiano la guerra civile. Sono nazioni poverissime nelle quali la gente spende più della metà del suo reddito (spesso i due terzi) per alimentarsi. In molti casi — da Haiti al Kenia — sono già scoppiate gravi rivolte sanguinose. I governi reagiscono con misure di polizia e con blocchi dell'export che stanno sconvolgendo il commercio internazionale in un periodo già reso tumultuoso dalla crisi del credito e dalle tempeste valutarie: Cina e Vietnam, grandi produttori di riso, hanno deciso di limitare le vendite all'estero. La Russia ha bloccato per 60 giorni l'export di grano. L'Argentina tassa sempre più pesantemente le esportazioni dei suoi agricoltori nel tentativo di bloccare la crescita dei prezzi sul mercato interno. Credevamo di aver avviato a soluzione — se non quello della povertà — almeno il problema della fame: certo, nel mondo ci sono ancora un miliardo di persone malnutrite, ma nei 15 anni che vanno dal 1990 alla metà di questo decennio il loro numero è calato di ben 278 milioni. Un trend positivo che sembrava destinato a durare. La fame era ormai considerata la conseguenza non della scarsità di cibo ma dell'incapacità di distribuirlo correttamente e di aiutare i poveri in modo efficace: i depositi, infatti, erano pieni, tanto che l'economista e premio Nobel Amartya Sen poteva sostenere che, mettendoli uno vicino all'altro, i sacchi di grano e riso della riserva strategica statale indiana avrebbero coperto la distanza fra la Terra e la Luna e ritorno. Oggi, invece, quelle riserve sono decimate e l'India, nuova potenza dell' industria e dei servizi informatici, osserva il cielo col fiato sospeso: tra qualche settimana, col monsone, arriverà il raccolto che deve sfamare un miliardo e cento milioni di persone. MUTAMENTI CLIMATICI - Ma i mutamenti climatici stanno rendendo irregolare questo ciclo. Se il monsone arriverà in forma attenuata, come nel 2002, il raccolto potrebbe ridursi del 20 per cento: 30 milioni di tonnellate di grano in meno. Sarebbe un disastro. Come detto, infatti, le scorte sono all'osso e i mercati in questo momento sono disertati dai grandi produttori. Le autorità indiane tremano e si pentono della loro scarsa lungimiranza. Non sono le sole: dopo la ォrivoluzione verdeサ degli anni '70 che raddoppiò il rendimento dei campi in tutto il Terzo mondo, la produzione è rimasta stazionaria. Colpa dei governi ma anche delle agenzie internazionali che hanno smesso di promuovere gli investimenti nello sviluppo dell'agricoltura. Quando i consumi hanno cominciato a salire per il maggior ricorso a biocarburanti a base di mais e per l'aumento della domanda da parte di Paesi emergenti come Cina e India, non è rimasta altra soluzione che ricorrere a queste riserve. I governi che, scossi dalla crisi, reagiscono tutti con misure repressive all'interno e bloccando l'export, danno una risposta miope che elude il problema centrale: la necessità di aumentare la produzione. Per di più, la loro azione impedisce al commercio internazionale di funzionare da fattore di riequilibrio almeno parziale tra domanda e offerta. Risposta miope ma comprensibile: per i governi che rischiano di saltare per il malcontento delle popolazioni, quello della scarsità delle derrate è soprattutto un problema politico. Più che di interventi strutturali, oggi hanno bisogno di segnali visibili e di efficacia immediata. E' il caso dell'Egitto: pressato da tempo dagli integralisti islamici, il reg ime di Mubarak ha usato il pugno di ferro contro le speculazioni sulla farina e ha bloccato l'export di riso. Nulla che serva a risolvere il problema nel lungo periodo, ma intanto sul mercato domestico il prezzo del riso, che era passato da 200 a 430 dollari la tonnel-lata, è sceso di 100 dollari. L'effetto-calmiere di simili misure sarà, però, solo momentaneo, così come momentaneo sarà l'effetto del versamento straordinario di 500 milioni di dollari a favore del World Food Program che l'Onu ha richiesto ai Paesi donatori: la Banca Mondiale avverte, infatti, che il fenomeno dell'impennata dei prezzi ci accompagnerà per anni. Le quotazioni continueranno a salire almeno fino al 2009 e poi si stabilizzeranno. L'eventuale contrazione non arriverà prima del 2015. ADDIO PREZZI BASSI - Ma possiamo dimenticarci i bassi prezzi degli ultimi trent'anni. Nell'immediato, paradossalmente, si spera nella recessione Usa: rallentando la crescita dell'intera economia mondiale, potrebbe alla fine frenare anche il ォboomサ della domanda alimentare dell'Asia. Dove, però, per ora, la rapida crescita di Cina e India sta spingendo i ceti benestanti di quei popoli ad inseguire anche a tavola i modelli di consumo dei Paesi ricchi. C'è, poi, la spinta ad assorbire volumi crescenti di mais per la produzione di biocarburanti: un fenomeno che non si arresterà, anche se gli americani si stanno rendendo conto che l'etanolo riduce sì la dipendenza energetica degli Usa, ma ha un impatto negativo sull'ambiente, soprattutto per il grande assorbimento di risorse idriche. Alla fine si torna sempre alla necessità di aumentare la produzione cerealicola. Ma in giro per il mondo di terreni coltivabili ce ne sono rimasti ben pochi. Per questo il presidente della World Bank, Robert Zoellick, chiede ai Paesi più colpiti di avviare una nuova “green revolution”, capace di incrementare in misura significativa le rese per ettaro coltivato. Musica per i sostenitori degli Ogm: fin qui il mondo si è diviso in due, con l'Europa fermamente contraria alla loro diffusione. Ma con la fame che si riaffaccia e l'industria chimica che prepara molecole di seconda generazione, capaci di far crescere i cereali anche in condizioni di siccità, tutto cambia. Ah ecco................................................................. Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted April 16, 2008 Share Posted April 16, 2008 Io davvero, non so più se ridere o incazzarmi di brutto !!! Link to comment Share on other sites More sharing options...
Maurizio Posted April 16, 2008 Share Posted April 16, 2008 Io davvero, non so più se ridere o incazzarmi di brutto !!! Purtroppo,temo, penso che tra poco avremo poco di cui ridere, siamo ormai nelle mani delle multinazionali.... Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ale Div. Posted April 16, 2008 Author Share Posted April 16, 2008 Il gas, la memoria un legame inscindibile? Basse dosi di un comune anestetico potrebbero prevenire la formazione di ricordi dolorosi. Ne è convinto un team di ricercatori americani dell'Università della California, dopo avere scoperto che il gas sevoflurano impedisce ai pazienti di ricordare immagini 'emotive'. In particolare, il gas interferisce nella comunicazione di due aree del cervello, bloccando l'attività di 'registrazione' di questi particolari ricordi. Gli scienziati sperano che questo lavoro possa aiutare i medici a eliminare quegli sprazzi dolorosi di memoria che fanno sì che alcuni pazienti operati rievochino i terribili momenti in cui erano sotto i ferri, nonostante l'anestesia. In uno studio pubblicato su 'Pnas', i ricercatori hanno esaminato l'effetto di dosi molto più basse del gas usato solitamente prima di un intervento. In particolare, il team ha trattato un gruppo di volontari con l'anestetico e un altro con un gas placebo. I ricercatori hanno poi mostrato a tutti una serie di fotografie: alcune immagini erano di tipo familiare (ad esempio una tazza di tè), altre erano state pensate per colpire (una mano staccata dal corpo e grondante sangue). Una settimana dopo, i volontari sono stati sottoposti a un test: dovevano ricordare le foto viste dopo il trattamento. Quelli che avevano assunto gas 'fasullo' hanno ricordato il 29% delle immagini forti e il 12% delle altre, mentre i volontari 'sotto sevoflurano' sono riusciti a ricercare appena il 5% delle 'scene emotive' e il 10% delle altre. Lo scanner cerebrale ha rivelato che il gas anestetico interferisce con gli impulsi che viaggiano dall'amigdala all'ippocampo, aree del cervello coinvolte nell'elaborazione delle emozioni e della memoria. Il gas potrebbe poi prevenire l'acquisizione dei nuovi ricordi dopo eventi dolorosi, ma non avrebbe effetto su quelli pre-esistenti. "Approssimativamente un paziente su 5mila dice di ricordare i dettagli di un intervento - commenta alla 'Bbc' on line Anthony Absalom della Cambridge University - e bisogna ancora capire il perché. Questo tipo di ricerca può aiutare" Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted April 16, 2008 Share Posted April 16, 2008 Se qualcuno fosse in grado di far crescere il grano nel deserto io una chance gliela darei. Lo so che la parola multinazionale per molti è equivalente di "Stupratori di cadaveri" però quando i miei figli sono malati gradisco curarli con delle medicine e non con le foglie dell'agristronzio del mio giardino. Ma sarà sicuramente un problema mio © Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ale Div. Posted April 16, 2008 Author Share Posted April 16, 2008 Se qualcuno fosse in grado di far crescere il grano nel deserto io una chance gliela darei. Lo so che la parola multinazionale per molti è equivalente di "Stupratori di cadaveri" però quando i miei figli sono malati gradisco curarli con delle medicine e non con le foglie dell'agristronzio del mio giardino. Ma sarà sicuramente un problema mio © Ben venga la modernizzazione, il futuro, l'evoluzione. Ma la speculazione no, tanto meno quando viene perpetrata sulla povertà, sull'ignoranza, sul bisogno. Il problema non è tanto OGM sì, OGM no, su cui comunque c'è molto da discutere. Il problema è quando vengono imposte le colture massificate, le royalties sulle semine, lo sfruttamento indiscrimanato del territorio e delle persone. Questo non è bene.. è suicidio.. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted April 17, 2008 Share Posted April 17, 2008 Miliardi, miliardi di dollari investiti nella ricerca di nuove molecole. Come suggeriresti di renderli disponibili, se non attraverso la protezione brevettuale del risultato? Come si collega o si concilia fame, morte per denutrizione con sfruttamento indiscriminato del territorio e delle persone? Qui la gara è a produrre in ambiti dove non cresce neanche la sabbia. Se ci si riuscisse credo che un po' di sfruttamento, EQUO E SOLIDALE, sarebbe nell'interesse di coloro che oggi lì muoiono di fame. Link to comment Share on other sites More sharing options...
alberto Posted April 17, 2008 Share Posted April 17, 2008 Miliardi, miliardi di dollari investiti nella ricerca di nuove molecole. Come suggeriresti di renderli disponibili, se non attraverso la protezione brevettuale del risultato? Come si collega o si concilia fame, morte per denutrizione con sfruttamento indiscriminato del territorio e delle persone? Qui la gara è a produrre in ambiti dove non cresce neanche la sabbia. Se ci si riuscisse credo che un po' di sfruttamento, EQUO E SOLIDALE, sarebbe nell'interesse di coloro che oggi lì muoiono di fame. il tuo discorso è sensatissimo, in ottica commerciale. però, non dimentichiamo che, un centinaio di anni fa, vado a memoria, l'africa nel suo complesso era autosufficiente al 96% per quanto riguarda la produzione di cibo. adesso sono arrivati dalle parti del, mi pare sempre di ricordare, 15/20%. non credo ci abbiano messo solo del loro e non credo sia indispensabile inventarsi il grano che cresce anche sulle rocce del sahara esposte a nord e perpendicolari al suolo per tornare in quelle condizioni. poi, magari mi sbaglio, ma credo ci sia sempre una soluzione più semplice di quelle proposte dai supertecnici delle multinazionali. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted April 17, 2008 Share Posted April 17, 2008 però, non dimentichiamo che, un centinaio di anni fa, vado a memoria, l'africa nel suo complesso era autosufficiente al 96% per quanto riguarda la produzione di cibo. Sarà poi vero? poi, magari mi sbaglio, ma credo ci sia sempre una soluzione più semplice di quelle proposte dai supertecnici delle multinazionali. Probabilmente, probabilmente. E' solo che quelle sette sataniche e coprofaghe delle multinazionali non ce lo vogliono far sapere. Credo che andrò a bere due ampolle dello Zambesi, chissà che non mi venga in mente qualche soluzione. Link to comment Share on other sites More sharing options...
alberto Posted April 17, 2008 Share Posted April 17, 2008 Sarà poi vero? non l'ho mica detto io. l'ho letto in un articolo che parlava di questo e sembrava piuttosto documentato. se mai lo dovessi ritrovare lo scannerizzo. Probabilmente, probabilmente. E' solo che quelle sette sataniche e coprofaghe delle multinazionali non ce lo vogliono far sapere. Credo che andrò a bere due ampolle dello Zambesi, chissà che non mi venga in mente qualche soluzione. sei un bel bigolo, va' là... Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted April 17, 2008 Share Posted April 17, 2008 Seriamente, se hai qualche riferimento sono interessato a capirne di più. Bigolo a me...bigolo a me? Quantomeno sei un ingrato. Glu glu glu. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ale Div. Posted April 17, 2008 Author Share Posted April 17, 2008 Miliardi, miliardi di dollari investiti nella ricerca di nuove molecole. Come suggeriresti di renderli disponibili, se non attraverso la protezione brevettuale del risultato? Come si collega o si concilia fame, morte per denutrizione con sfruttamento indiscriminato del territorio e delle persone? Qui la gara è a produrre in ambiti dove non cresce neanche la sabbia. Se ci si riuscisse credo che un po' di sfruttamento, EQUO E SOLIDALE, sarebbe nell'interesse di coloro che oggi lì muoiono di fame. Non fa una grinza, ma bisogna vedere le conseguenze. Penso che sul sito rai si possa vedere la puntata di report di questa domenica passata (13/04/08), dove spiegavano cosa può comportare un certo tipo di agricoltura. Puntata che potrebbe stare tranquillamente anche nella Discussione "Allarme Clima". Link to comment Share on other sites More sharing options...
Franz#12 Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 Non fa una grinza, ma bisogna vedere le conseguenze. Penso che sul sito rai si possa vedere la puntata di report di questa domenica passata (13/04/08), dove spiegavano cosa può comportare un certo tipo di agricoltura. Puntata che potrebbe stare tranquillamente anche nella Discussione "Allarme Clima". Splendida puntata. Nella quale tra l'altro si è affrontato il tema della mia tesi Fosse stato in diretta, avrei chiamato per fare il saccente Link to comment Share on other sites More sharing options...
ROOSTERS99 Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 Splendida puntata. Nella quale tra l'altro si è affrontato il tema della mia tesi Fosse stato in diretta, avrei chiamato per fare il saccente Se quando hai voglia ce ne parli te ne saremo grati ! Link to comment Share on other sites More sharing options...
BlackJack Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 A questo proposito, l'ultimo numero di Science riporta i risultati degli studi compiuti da due università statunitensi, secondo cui i gas serra prodotti dall'etanolo produrrebbero un tasso di surriscaldamento globale due volte superiore a quello prodotto da benzina e gasolio. Ma in tema ambientale molti altri problemi rimangono aperti sui carburanti biologici, a partire da quello dell'enorme consumo di acqua (la cui disponibilità rappresenterà un fattore critico del nostro secolo), dell'impoverimento dei suoli, dell'uso massiccio di fertilizzanti richiesti dalla coltivazione di immense quantità di materie prime da destinare alla produzione di energia. Forse il rimedio (i biocarburanti) è peggiore del male (il petrolio), come ha sentenziato un recente rapporto della Fao. E, soprattutto, non è comunque un rimedio, perché a causa del bassissimo contenuto di energia ricavabile dalla colture agricole i biocarburanti non potranno mai essere un candidato credibile a sostituire i carburanti tradizionali. La strada difficile per sostituire in parte (e solo in parte) i derivati del petrolio nel trasporto passa dalla ricerca di frontiera applicata a colture non tradizionali (dalle alghe, ai batteri, ai funghi) e a scarti ligneo-cellulosici. Ma è una strada complementare alla via maestra, che richiede un abbattimento dei consumi di petrolio incentrato su vasti piani di efficienza energetica. Fortunatamente, negli ultimi tempi si sono levate più voci critiche sulla produzione di biocarburanti da colture tradizionali (dall'Onu alla Fao). Ma questo non è bastato a frenare la corsa alla loro produzione. Sviluppare le produzioni agricole è certamente una prospettiva fondamentale per molte popolazioni della Terra. In alcuni casi specifici, parte di quelle produzioni – in futuro – potrebbero anche andare alla produzione di biocarburanti, se le condizioni di mercato e la convenienza per i Paesi lo consentiranno. Ma vincolare quei raccolti alla produzione di energia attraverso incentivi e sussidi è qualcosa che potremo pagare a caro prezzo in futuro. da il sole24ore.com Link to comment Share on other sites More sharing options...
Franz#12 Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 Se quando hai voglia ce ne parli te ne saremo grati ! Tesi fatta con il Banco Alimentare. Come ridurre lo spreco nei punti vendita della grande distribuzione attraverso il recupero di quei cibi non più vendibili ma ancora sani e commestibili attraverso il circuito della solidarietà. Principalmente si parlava di alimenti confezionati, ma la tesi ha previsto anche un programma di recupero dei cibi freschi (con una serie di procedure, obblighi e strumenti per rendere possibile la cosa). A Report non si è parlato del Banco, ma dell'iniziativa di Bologna che si chiama Last Minute Market, la quale comunque trova posto (come "caso simile") nella prima parte della tesi. Oltre alla mia, è stata fatta una tesi parallela che ha dato via al progetto Siticibo del Banco Alimentare, che ora funziona e che prevede il recupero non dai supermercati ma dalle grandi mense. f12 Link to comment Share on other sites More sharing options...
Ponchiaz Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 Tesi fatta con il Banco Alimentare. Come ridurre lo spreco nei punti vendita della grande distribuzione attraverso il recupero di quei cibi non più vendibili ma ancora sani e commestibili attraverso il circuito della solidarietà. Principalmente si parlava di alimenti confezionati, ma la tesi ha previsto anche un programma di recupero dei cibi freschi (con una serie di procedure, obblighi e strumenti per rendere possibile la cosa). A Report non si è parlato del Banco, ma dell'iniziativa di Bologna che si chiama Last Minute Market, la quale comunque trova posto (come "caso simile") nella prima parte della tesi. Oltre alla mia, è stata fatta una tesi parallela che ha dato via al progetto Siticibo del Banco Alimentare, che ora funziona e che prevede il recupero non dai supermercati ma dalle grandi mense. f12 Cioè alla fine hai pure copiato la tesi...bravo, bravo! Link to comment Share on other sites More sharing options...
Franz#12 Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 Cioè alla fine hai pure copiato la tesi...bravo, bravo! No. Ho letto il libro di Falasconi e Segré sul Last Minute Market che nella tesi occupa una quindicina di righe. Le altre 140 pagine sono mie Tra l'altro, pur avendo alcune affinità, LMM e Banco hanno volumi, organizzazioni e modalità diverse Link to comment Share on other sites More sharing options...
Franz#12 Posted April 18, 2008 Share Posted April 18, 2008 No. Ho letto il libro di Falasconi e Segré sul Last Minute Market che nella tesi occupa una quindicina di righe. Le altre 140 pagine sono mie Tra l'altro, pur avendo alcune affinità, LMM e Banco hanno volumi, organizzazioni e modalità diverse http://www.bancoalimentare.org/comeoperiamo/prontofresco.php Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts
Create an account or sign in to comment
You need to be a member in order to leave a comment
Create an account
Sign up for a new account in our community. It's easy!
Register a new accountSign in
Already have an account? Sign in here.
Sign In Now