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De Pol:"E' Varese la mia squadra ideale"


Lucaweb

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Scritto da: Massimo Turconi

Non c’è solo agitazione.

Non c’è solo incertezza.

Non c’è solo risentimento.

In casa Pallacanestro Metis Varese c’è anche chi, coime Sandrino De Pol, in un

momento di bailamme e generale scoramento, manifesta serenità, tranquillità e fiducia.

Sarà per la forza regalatagli dalle tristi e annose vicende passate. Sarà perché in

carriera ha vissuto situazioni ben più ingarbugliate. Sarà perché dopo il buon campionato da poco concluso,

De Pol, non ha proprio voglia di rovinarsi la vita con

pensieri “pesanti”.

Quindi e al contrario lancia messaggi positivi e, qualora ve ne fosse bisogno,

“consigli per gli acquisti”

partendo esattamente da

quel secco 0-3 subito contro

la MPS Siena.

«Lo ammetto - dice De

Pol - il nostro finale di stagione è stato assolutamente

indegno e poco rispettoso

dell’affetto e del calore che i

tifosi ci hanno sempre dimostrato. Ma analizzare la nostra annata pensando solo a

ciò che ci è capitato da marzo in avanti sarebbe comunque ingiusto. Da un certo

punto in poi la nostra squadra non è stata più la stessa

perché sono cambiati gli uomini, la chimica e anche gli

equilibri. Non è stata più la

stessa perché, strada facendo, ha perso giocatori importanti e ha sofferto per infortuni che, in situazioni analoghe, avrebbero sensibilmente condizionato anche altre

formnazioni. Quello che voglio dire è che senza tutta

questa lunga, stressante, serie di interferenze, Varese sarebbe arrivata a mio giudizio certamente tra

le prime 4 e tutta la nostra avventura avrebbe avuto contorni e risvolti ben diversi.

So che alle mie affermazioni

manca una valida controprova, ma ho ugualmente questa sensazione e me la tengo

ben stretta».

- Quindi, è il caso di parlare di meriti e colpe...

«Non mi è mai piaciuto discriminare e segnare sulla

lavagna buoni e cattivi. Per

esperienza posso dire che

nei gruppi vincenti a funzionare al meglio sono tutte le

voci: giocatori, allenatori,

staff medico-sanitario e società. Viceversa, se qualcosa

non va per il verso giusto,

eventuali colpe sono da attribuire a tutti i componenti.

Pertanto, tutti bravi nel periodo d’oro e tutti da cacciare

in un angolo a meditare dopo il deludente epilogo. Inutile fare graduatorie perché

evidentemente se le cose vanno male ognuno deve avere

il coraggio di assumersi le

proprie responsabilità e dire: ho sbagliato. Noi giocatori, nella seconda parte del

campionato non abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo. Adesso, tocca ad altri

espiare...

- Chi voterebbe come protagonisti dell’anno?

«Anche in questo caso le

mie risposte si discostano poco e, in generale, dico che

nel periodo d’oro i meriti sono stati comuni. Credo di

non scoprire nulla affermando che la buona sintonia tra

il gruppo italiano e gli stranieri aveva prodotto vittorie

e bel gioco. Scendendo nello

specifico dico che Jerry Mc

Cullough ha recitato per

molto tempo il ruolo della

punta di diamante ma sono

stato colpito anche dalla

classe di Farabello e mi ha

fatto piacere assistere ai progressi di Allegretti e Bolzonella. A ben pensarci, gli unici aspetti che mi provocano

un briciolo di rammarico riguardano l'infortunio capitato a Meneghin che ci ha privato di un giocatore “leader” e la mancata esplosione

di Pavel Podkolzine che solo

per tratti molto limitati ha

messo in mostra il suo potenziale del quale, invece,

avremmo avuto molto bisogno. —

- Qual è il suo bilancio personale?

«Personalmente sono contento perché, dopo un lungo

periodo di inattività, sono finalmente riuscito a disputare un campionato intero e

senza pause.

Per me è stato come rinascere e non ringrazierò mai

abbastanza Varese per l’opportunità offerta e la fiducia

dimostrata. Avevo bisogno

di stare in campo, giocare

tanto, migliorare i meccanismi mentali e di gioco; con

Varese sono riuscito a farlo

e questa è stata la risposta

più bella e significativa da

dedicare soprattutto a quegli

scettici che, malignamente,

mi avevano già appiccicato

addosso un’etichetta: finito».

- Invece, in teoria, lei è

uno dei pochi che nella prossima stagione potrebbe restare per effetto di un pezzo di

carta... Spieghi qual è il rapporto che la lega a Varese e

quali sono sue prospettive per il futuro...

«Ho ancora infatti un anno di contratto e il mio desiderio è proprio quello di rimanere a Varese - commenta semplicemente Sandrino -

perché è ormai la mia città

adottiva. La mia recente

esperienza con la Fortitudo

mi ha insegnato che il contratto, nel nostro mondo, è

un aspetto abbastanza aleatorio. Ma io ci metto la volontà e il piacere di rimanere alla Metis. Di più, in vista della prossima stagione, mi piacerebbe ripartire con lo stesso gruppo perché sono convinto che ci manchi veramente pochissimo, magari solo

un pizzico di fortuna in più,

per fare il salto di qualità ed

entrare stabilmente nell’élite

del basket italiano. Quindi,

non capisco il senso di quei

progetti che, se sono verosimili, implicherebbero uno

smantellamento del gruppo

italiano che, a mio parere,

rappresenta un patrimonio e

il punto di continuità di un ciclo non chiuso»

«Spero a questo punto -

continua De Pol - che dirigenti e tecnici chiariscano obiettivi e traguardi per il futuro,

tenendo nella giusta considerazione anche il parere dei

giocatori più esperti e rodati.

A questo punto, nonostante

un accordo già in tasca, non

mi resta che aspettare...».

Massimo Turconi

Edited by Lucaweb
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