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Varese da scoprire con Ghiacci in prima linea


Lucaweb

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Scritto da:Giancarlo Pigionatti

Non esistono progetti senza

precisi obiettivi, gli uni e gli altri hanno bisogno di un giusto

rapporto tra idee (chiare) e operazioni (realizzabili).

Se si hanno gran belle idee

ma non i soldi per realizzarle

se viceversa si hanno risorse finanziare ma si compiono cattive scelte si possono fare i più

bei discorsi del mondo ma i risultati che ci attenderanno saranno tristi.

Elementare, Watson! Anzi banale ed ovvio, tuttavia è capitato e può capitare, anche nelle

migliori famiglie.

In questo momento, al di là

di qualche cattivo pensiero (autorizzato da certe impressioni)

non sappiamo bene come si muoverà Varese, tuttavia e fortunatamente, per quel fremito

di novità che s’agitano, c’è sicuramente un futuro.

E di questi tempi, in cui bisogna tirare la cinghia se non vendere il “bel giocattolo”, quando

non sia già rotto, non accade

dappertutto. Varese, invece,

continua grazie ai Castiglioni,

per voglia o perforza mecenati.

La brutta figura del mancato

pagamento dei contributi di previdenza-giocatori, saldato dalla società, come puntualizza il

vicepresidente. è ormai alle

spalle e dev ‘essere considerato

soltanto un piccolo “pasticcio”

amministrativo. Chiedersi se

Varese sarà iscritta al prossimo campionato, ci sembra di fare torto al realismo e al prestigio dei Castiglioni ma tant’è abbiamo pure la conferma, seppur

superflua, del giovane proprietario. Ma quale squadra sarà? La

domanda resta tale sino a nuovi

e veri segnali, non di fumo, in realtà e sin qui s’è eccepito sui possibili effetti di certe idee. Che

Cadeo aveva in testa e che ha

propugnato ma che potrebbe un

pochino correggere dovendo ragionevolmente scendere dal trono del suo assolutismo, sempre

che non sia mera presunzione la

sua considerandosi fors‘anche

il più bravo di tutti nella famosa

serie d’oro per scendere a "patti

terreni” con un sensato realismo, il che gli farà onore avendo a cuore il potenziale della

squadra. Spesso, su queste colonne, abbiamo pizzicato il tecnico, preoccupati dai suoi progetti, invero coraggiosi e affascinanti ma non privi di insidie e pericoli. Probabilmente abbiamo

fatto un processo alle intenzioni,

mai però una guerra personale,

tenendo alle sorti della squadra

ma pure dello stesso allenatore

che sarebbe il primo a pagare, e

di tasca sua, qualora non arrivassero i risultati. Non è stata,

però, una ,nostra fantasiosa impressione la voglia di fare ‘piazza pulita” nella vecchia guardia, da parte dell’allenatore,fors’anche per non dover essere

più “ostaggio” di quei “senatori’ che, in occasione dell ‘addio

di Dodo Rusconi, lo scelsero preferendolo a Pillastrini o, comunque, a un allenatore esterno. Se

è comprensibile il suo stato

d’animo, lo è meno un così indiscriminato e totale progetto a favore dei giovani, in ogni caso ancora tutto da dimostrare e da verificare, se è vero che lo stesso

allenatore sembra orientato verso elementi che abbiano superato i venticinque anni.

Già, i giovani. Sembra diventato l’argomento del giorno, battendo Varese già questa strada,

soprattutto d’una varesinità che

avvalora il raccolto dei “‘frutti

del proprio albero’.

Ma Varese, ora come ora,

può vantare solo Bolzonella e Allegretti, visto cime Dabkus, al di

là della sua condizione (di comunitario sì, comunitario no), dovrebbe essere ceduto per farsi le

ossa. In realtà di naif c’è poco,

nemmeno avessimo Belinelli,

Mancinelli e Cotani da affiancare ai nostri amati beniamini per

inneggiare alla linea verde. In

compenso c’è una stagione alle

spalle che, tanto strana e controversa, per dire di uno sciagurato finale, merita un ‘attenta e profonda lettura per trarre adeguate riflessioni.

Innanzitutto una nel fare attenzione a traumatiche operazioni chirurgiche se da un corpo

(dell’attuale squadra) si vuoi eliminare, per così, dire lo scheletro. Non resta allora che augurarsi una salutare dialettica societaria, quindi operazioni di

mercato da parte di colui che in

un club fa camminare le possibilità finanziarie della proprietà e

gli ideali dell’allenatore a fianco delle ‘ragioni di stato’ che

qui sono rappresentate da una

storia gloriosa e da un pubblico

il quale non chiede la luna ma

quei risultati che lo ripaghino dei suoi entusiasmi. Dunque, la

figura di Mario Ghiacci, come

general manager, diventa cruciale, affinché attraverso la sua

esperienza, si possano individuare quei giocatori che, scelti o no

dal tecnico, garantiscano un promettente potenziale tecnico. Un

po’ dappertutto è la società a fare la squadra e il tecnico la guida come se l’avesse scelta lui. In

verità Cadeo, quando propugna

il nuovo, non è un matto da legare se si intendono alcuni cambiamenti, quindi anche degli addii

dolorosi, dovendo ogni stratega

avere mani libere e non legate

da sentimentalismi.

Dunque, nessuna preclusione

a qualche cambiamento ma attenti a fare ‘tabula rasa’. Sin

qui ci siamo battuti per una conferma di Cecco Vescovi e di Jerry Mc Cullough spiegando le ragioni del nostro tifo. Il play americano ha marchiato a fuoco il

periodo di furore di Varese e, se

è calato terribilmente nel finale,

lo spiegano motivi che nulla hanno a che vedere con la sua presenza tecnica.

Una diversa gestione, probabilmente, avrebbe evitato a Mc

Cullough di rimediare figuracce

non essendosi certo imbrocchito

di colpo.

Ben sappiamo come sia nevralgico un regista, sostituirlo

convenientemente, al di là di

quanto pretenda Jerry (e per

due stagioni garantite) resta

un‘operazione rischiosa.

Vescivi è stato il vero leader

nel finale di stagione dimostrando d’essere integro fisicamente nonché indiscutibile punto di riferimento tecnico e morale. Non

c’è dubbio, Cecco vuol continuare, sorretto dal suo eterno e smisurato orgoglio, dovendo la società accordargli, fosse anche

per riconoscenza, il privilegio di

prendere quella decisione che lo

riguarda e come evoca pure un incredibile primato di presenze

nella storia del basket italiano.

Certo nun è questo il fine di una

conferma, in verità le sue fortune, sin che Vescovi riuscirà a

esprimersi da par suo, coincideranno con quelle della sua Varese. In sintesi se la linea giovane

sottintende più realisticamente

una politica di grande rigore dovuta a un budget di spesa necessariamente risicato, non resta

che rispettarla e comprenderla

in virtù di una una continuità

che, di questi tempi, resta il bene più prezioso nella città dei

canestri. Ma, si diceva, si dev’essere chiari sin dal principio

affinché strategie e movimenti,

se pur rischiosissimi seppur

con una loro ragione d’essere,

trovino consensi. Sicuramente

l’equilibrio sta nel mezzo, anche per quel ragionevole dubbio di un pericolo che potrebbe

un giorno diventare irreparabile. Ma, fatti gli scongiuri, prima di giudicare, aspettiamo...

<br>Giancarlo Pigionatti

Edited by Lucaweb
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