Guinness Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/c...to-pigneto.html Hai capito il "neonazista" autore del raid? Da quando Alemanno è Sindaco pare ci sia la nazifobia a Roma.. Link to comment Share on other sites More sharing options...
alberto Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/c...to-pigneto.htmlHai capito il "neonazista" autore del raid? Da quando Alemanno è Sindaco pare ci sia la nazifobia a Roma.. l'ho sentito in rassegna stampa. mi è pure simpatico... :lol: Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guinness Posted May 29, 2008 Author Share Posted May 29, 2008 Per non parlare di cosa è successo all'università La Sapienza.. i "democratici" rossi che impediscono un convegno sulle foibe, poi piangono per 2 sberle (che da quanto sto apprendendo non sono stati aggrediti ma sono stati loro gli aggressori, pare ci sia una foto che lo testimoni).. Poi gli insulti a quel ballerino albanese.. 3 persone entrano al saggio di danza e filmano, lui chiede spiegazioni, 2 scappano e uno lo insulta.. aggressione nazista? con la telecamera? mah Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 Per non parlare di cosa è successo all'università La Sapienza.. i "democratici" rossi che impediscono un convegno sulle foibe, poi piangono per 2 sberle (che da quanto sto apprendendo non sono stati aggrediti ma sono stati loro gli aggressori, pare ci sia una foto che lo testimoni).. Poi gli insulti a quel ballerino albanese.. 3 persone entrano al saggio di danza e filmano, lui chiede spiegazioni, 2 scappano e uno lo insulta.. aggressione nazista? con la telecamera? mah Ormai è codice rosso....attenzione a mille causa un risveglio fascista in Italia.....come al solito appena si può si parte col can can occhio al fascismo......poi ad andar ad approfondire le notizie si scopre che proprio proprio i fatti non son andati come son stati descritti..... Avanti Savoia Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 Video intervista aggressore roma prima di costituirsi Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 Come si evince dalle foto deve essere un pericolosissimo rassissta Link to comment Share on other sites More sharing options...
Il_Cinghiale Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 (edited) Io li odio i nazisti dell'Illinois! Edited May 30, 2008 by Il_Cinghiale Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 Io li odio i nazisti dell'Illinois! sì ma solo quelli dell'Illinois?!?! Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 Sempre per l nazifobia Ecco cosa fanno i collettivi di sinistra..loro i democratici, quelli sempre aperti al dialogo.. rispettosi dei valori. corriere.it «Situazione insostenibile, intimiditi alcuni miei colleghi» Sapienza, preside minacciato e sequestrato dai collettivi L'intervento della polizia. Pescosolido: «Temo per i miei figli» Striscioni alla Sapienza ROMA — «Ci hanno di fatto sequestrato per almeno venti minuti. Lì fuori erano più di un centinaio, tutti dei Collettivi di sinistra. Non potevamo uscire. Poi hanno cercato di sfondare la porta prendendola a calci. Gridavano: "Dimettiti o ti mandiamo via noi", "Non ti faremo più insegnare", "Non potrai più mettere piede qui"». La voce di Guido Pescosolido, docente di Storia moderna e da sette anni preside della facoltà di Lettere all'università romana de «La Sapienza», non tradisce emozioni: «Sa, in sette anni di presidenza ho fatto il callo un po' a tutto. Ma questo episodio è oggettivamente gravissimo. Non mi è mai capitato di essere assediato in presidenza, con due segretarie e il collega Vittorio Vidotto, e di dover uscire scortato da venti poliziotti in borghese... » Cosa farà, ora, professore? «La situazione sta diventando insostenibile. Sto valutando il da farsi con la mia famiglia». Ovvero, pensa davvero alle dimissioni? «Non escludo alcuna decisione nei prossimi giorni. Anche perché temo per la libertà di insegnamento e la stessa vita democratica della facoltà. Alcuni colleghi, per esempio Lucetta Scaraffia, mi hanno segnalato casi in cui gruppi dei Comitati hanno tentato di far sospendere le lezioni o di imporre una discussione su fascismo e antifascismo. Se si comincia con questi metodi, mi pare obbligatorio aprire una riflessione approfondita e molto seria su quanto sta accadendo alla facoltà di Lettere». In sette anni Pescosolido insomma ha «fatto il callo». Ma un sequestro, no: non l'aveva mai visto né vissuto. Così come non gli era mai capitato (il fatto risale a mercoledì mattina, quando era stata organizzata una prima manifestazione anti-Pescosolido davanti alla presidenza della facoltà) di sentirsi toccare la spalla e di ascoltare una voce che gli chiedesse «senti, preside, ma quanti figli hai?». L'atmosfera a Lettere è inscandescente, dopo l'autorizzazione rilasciata il 14 maggio dal preside al convegno sulle foibe: gli scontri di via De Lollis martedì, i tre arresti domiciliari di due giovani di Forza Nuova e di uno studente dei Comitati, le manifestazioni dei Comitati a Lettere prima mercoledì e poi ieri mattina. Chiarisce Pescosolido: «Avevo scritto lunedì al prorettore vicario Luigi Frati. Vista la situazione e i recenti episodi in città, avevamo deciso la sera stessa di ritirare il permesso». Comunque i Collettivi accusano Pescosolido di aver «sdoganato», dato via libera a Forza Nuova. Il preside assicura: «Nelle forme in cui mi era stata presentata, appariva la sigla Lotta universitaria, non Forza Nuova. E io non autorizzo tutto ma solo le iniziative che possono rientrare nei fini istituzionale della facoltà. E mi chiedo: chi è che decide se si può o non si può tenere un convegno? Io, da preside, devo mettere i paletti. Ma da privato cittadino liberaldemocratico penso sia un errore non ascoltare estremisti di destra, di sinistra, di centro». Tra i relatori appariva però il nome del segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore. «Ho chiesto ad alcuni colleghi se lo conoscessero, la maggior parte non sapeva chi fosse, non è un nome ancora segnato sui libri di storia...». Torniamo a giovedì, al pianterreno di Lettere. Alle 11 si forma il corteo dei Collettivi. Ma poco prima delle 13 più di un centinaio di manifestanti sale la famosa scalinata di Lettere, imbocca il corridoio di sinistra e si piazza davanti alla porta della presidenza. Lì dentro ci sono Pescosolido, il suo collega Vittorio Vidotto («ero andato a chiedergli come stesse, sotto accusa com'è») e due impiegate. Pescosolido ha in tasca il numero di un telefono cellulare: quello di un poliziotto che, dopo la prima manifestazione di mercoledì e le denunce del professore, aveva assicurato che in caso di pericolo gli agenti sarebbero intervenuti. In realtà gli agenti, tutti in borghese, sono già lì davanti alla facoltà, confusi tra i manifestanti. Passano venti minuti di grida al megafono, di minacce. Poi i calci alla porta. Racconta Vidotto: «L'atmosfera era dura, tesa. paura? Una certa accelerazione del battito cardiaco c'è stata... se avessero sfondato la porta non so come sarebbe andata a finire». A quel punto Pescosolido chiama il numero di telefono. «Professore, siamo qui fuori. Vuole che chiamiamo rinforzi? ». Pescosolido chiede di non gettare benzina sul fuoco: desidera solo uscire per andare a a prendere la figlia a scuola. Il resto ricorda un blitz. Venti uomini aprono un varco tra i ma-nifestanti, spalancano la porta, conducono via prima le impiegate e Vidotto, infine il preside. Ma non gli fanno affrontare la scalinata dell'ingresso principale. Escono rapidamente dal retro del Museo dei Gessi, evitando il piazzale della Minerva. Ancora Vidotto, autore di molti libri su Roma: «Spero solo che questi episodi non si ripetano, che Pescosolido non diventi il bersaglio di una autentica campagna ostile, che non si assista a una escalation contro i docenti che la pensano diversamente dai Comitati.... Ma cosa sta accadendo in questa città? Vedo molti episodi. Sono davvero coincidenze temporali?» Chissà. Paolo Conti 30 maggio 2008 ------------------------------------------------------------ Teo cosa dici mai in questo post, ravvediti i cattivi son quelli di destra ecco il vero male Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 Si è costituito l'uomo che ha rivelato a Repubblica di aver cominciato l'assalto Si fa avanti un altro giovane della spedizione punitiva. Polemica sulla sicurezza Parla la banda del Pigneto "Con noi anche un nero" di CARLO BONINI ROMA - C'è un ragazzo con la pelle nera nel sabato del Pigneto. Ma non è nato in Bangladesh, né nel Maghreb. Perché in questa storia non è uno degli aggrediti, ma uno degli aggressori. In via Ascoli Piceno, impugnava una mazza come i "pischelli" bianchi cui si era unito. Un nero contro altri neri. Chi era insieme a lui nel raid ne parla da un telefono che ne protegge l'anonimato ("Purtroppo bisogna fà così perché ci sono ancora troppe guardie in giro e io devo ancora decidere se mi presento o no"). La confessione di Dario Chianelli, "Ernesto", ha scosso un gruppo che, da sei giorni ormai, vive acquattato nel quartiere e sembra averlo convinto "che non c'è proprio più nulla da nascondere e tanto vale allora dire anche questa del "nero", così forse si placano tutti". Il "nero" ha un nome e un cognome. E' un ragazzo di colore che ha meno di trent'anni. E' cresciuto tra il Pigneto e il Prenestino. Lavora. E sabato, a quanto pare, non c'è stato bisogno di convincerlo ad unirsi al resto dei mazzieri. "Se lo sentissi - dice il suo amico al telefono - non diresti mai che è un africano. E' uno de noi. Parla romano e magna romano come noi. Per questo è venuto con noi". Il ragazzo fa una pausa. "Come bisogna spiegarlo ancora che la razza non c'entra? Ho visto che oggi (ieri ndr.) la politica sta continuando a parlà, a parlà. Stanno sempre a parlà. Non basta quello che ha detto Dario? Allora, forza, mettici pure questa. C'era uno de colore a menà. Si dice così, no? De colore. E sai perché? Lui al Pigneto è sempre stato rispettato. Nessuno l'ha mai fatto sentire di serie B. Questa è casa sua come è casa mia. E siccome stanno facendo lo schifo in casa nostra, a lui è salito il veleno come è salito a noi. Sai che gliene frega a lui del colore della pelle? Niente. A lui gliene frega ancora meno che a noi visto che è nero. Lui si è rotto il cazzo come noi. Punto e basta". Il ragazzo non ha nessuna voglia di spiegare come lui, il "nero" e gli altri ci siano finiti in via Macerata e via Ascoli Piceno. Se, come e quando le cose siano sfuggite di mano. "Dario ha detto bene. Ha raccontato bene quello che è successo. Quindi non c'è altro da aggiungere". Ha voglia invece di raccontare chi sono loro, "i pischelli". "Ma quali fascisti? Che te pensi? Siamo tutta gente che lavora. Che lavora con le mani. Il sabato sera con la donna o con la famiglia e, molti, la domenica allo stadio. Roma, Lazio. Ma niente ultras". Per loro non è stato un portafoglio. Ma quello che dicono sia successo alle loro donne. "A mia nonna gli hanno portato via la borsa e l'hanno pure insultata. A mia sorella l'hanno inseguita sotto casa di notte, che se c'ero io quella sera finiva male". E così agli altri, sembra di capire. Tutti e quindici i protagonisti del raid avrebbero avuto uno sgarro da esibire nel pantheon del risentimento di quartiere. E dunque da vendicare. Con una scelta che sembrerebbe avere avuto il segno crudele e primitivo della decimazione. Colpirne uno per educarne cento. Punire l'indiano di via Macerata per dare man forte a Dario che chiedeva conto dello scippo alla sua ex moglie, vendicando così tutte le donne del Pigneto. Punire il bottegaio bengalese di via Ascoli Piceno che vende vino e birra fino all'alba, mettendo al proprio posto e sul chi vive tutta la filiera di balordi che normalmente vi si abbevera. Eppure, forse, non è proprio così. Con i bengalesi sembra covi anche dell'altro. Il ragazzo al telefono dice: "Ma lo sai quanto sono impaccati di soldi? Li vedi che tirano fuori dalle tasche rotoli da 50 e 100 euro. Come fanno a tirarli su? Anche io lavoro, ma quello che guadagno io in un mese loro se lo portano a casa in una settimana. Com'è?". E' una domanda che anche Dario ha affacciato nel suo racconto. Una domanda che trova una risposta in ciò che i "pischelli" del raid e l'intero quartiere sembra diano da molto tempo per assodato. Dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio, senza perdersi dietro a inutili fronzoli. E cioè che la comunità dei bengalesi sia diventata il complice ombrello alla cui ombra si ripara lo spaccio capillare dei maghrebini. I bengalesi non danno nell'occhio. I bengalesi sono gente pacifica che non attira "le guardie". Nelle loro botteghe, i maghrebini hanno capito che possono parcheggiare la droga che spacciano o la refurtiva che riciclano senza rischiare nulla. E con il minimo sforzo. Dice ancora il ragazzo: "Io non lo so se questi bengalesi qua lo fanno perché hanno soltanto paura dei marocchini o se invece lo fanno, soprattutto perché dai marocchini prendono la stecca sulla roba che quelli gli inguattano. Sia come sia, la roba esce dalle botteghe loro. E quindi meritavano una ripassata. Voglio vedere se adesso se rimettono a fà come prima". Il ragazzo dice che deve chiuderla qui. Ha fretta di parlare con gli altri. Perché ora, dopo la confessione di Dario, il gruppo deve decidere che fare. I "pischelli" hanno capito che la polizia sa chi sono. E hanno capito anche che il ritorno di Dario al Pigneto da uomo libero è una mano tesa a chiuderla davvero questa storia. Ha un'ultima battuta: "Quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per il Pigneto. Ma adesso, qui al Pigneto, tutte queste guardie che girano cominciano a essere un bel casino". (30 maggio 2008) repubblica.it Link to comment Share on other sites More sharing options...
EmaZ Posted May 30, 2008 Share Posted May 30, 2008 (edited) video Ecco il video delle persone del quartiere che parlano dell'accaduto! Edited May 30, 2008 by EmaZ Link to comment Share on other sites More sharing options...
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