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Scritto da: Francesco Caielli

VARESE Ruben Magnano, da più di un mese, è in palestra a lavorare. Per costruire la Varese del futuro, per costruire la squadra che intenderà allenare. Tutti i giorni al PalaWhirlpool, pur senza lo straccio di un contratto, e senza certezze: tutto si può discutere, ma non la professionalità dell'allenatore argentino. Roba d'altri tempi. «La firma sul contratto - assicura Ruben -non è che un dettaglio. Gianfranco Castiglioni tempo fa, in un'intervista sul vostro giornale, mi aveva già confermato sulla parola. E per me la parola di un- gentiluomo come lui conta più di ogni altra cosa».

Ma la firma, alla fine, quando arriverà?

Il mio procuratore sta parlando con la proprietà proprio in queste ore. Stiamo discutendo un contratto biennale. Con ogni probabilità oggi avremo la tanto sospirata firma.

Intanto, in assenza di notizie, il popolo varesino è in agitazione. Che cosa devono aspettarsi i tifosi dal mercato che sta per iniziare?

È ancora troppo presto per poter fare dei nomi. Ma posso dire fin d'ora che sarà una squadra che rispetterà quella che è sempre stata la mia filosofia. Cercheremo giocatori che saranno disposti a combattere come dei leoni, dei lottatori. Dei giocatori che abbiano il coraggio di mettersi in gioco in un gruppo nuovo e giovane. Ai tifosi dico che è lecito aspettarsi una squadra che farà buone cose.

Avete già individuato alcuni possibili obiettivi?

Certo. Per ogni ruolo abbiamo

dei nomi di giocatori che potrebbero fare al caso nostro, che ci piacerebbe portare a Varese. Questo non significa che arriveranno, perché ogni trattativa nasconde in sé problemi e ostacoli. Altre squadre possono offrire le coppe europee, o l'Eurolega, e sono più allettanti di noi. Il caso di Mordente della scorsa

estate, in questo senso, è emblematico.

Quali sono stati gli errori commessi lo scorso anno, che non andranno ripetuti?

L'errore più grosso è stato mio. Ero convinto che con diciotto vittorie si sarebbero fatti i playoff. Invece mi sbagliavo di grosso. Anche vincendo venti partite, che non sono poche, non ce l'avremmo fatta. La stagione è stata molto strana.

Quali errori sono stati fatti, invece, nella costruzione della

squadra?

Uno, gravissimo: Albano. Si è dimostrato inadeguato alla nostra struttura. Noi avremmo avuto bisogno di un giocatore più grosso e pesante, in grado di affiancare Howell vicino a canestro. In tante, troppe partite abbiamo sofferto la nostra leggerezza sotto le plance.

L'arrivo di un "quattro" fisicamente pesante è dunque un obiettivo di mercato primario?

Dipenderà da chi avremo come pivot.

Nel senso che la conferma di Howell non è ancora certa?

Al momento nessuno, nei ruoli chiave, ha la certezza di rimanere. E nessuno è stato ancora bocciato a priori. Stiamo valutando tutte le possibilità.

Collins e Garnett torneranno a Varese?

Diciamo che è molto, molto

difficile che DC possa far parte della squadra dell'anno prossimo. Per Marlon il discorso è diverso: lui ha ancora un anno di contratto, e quindi nel suo ruolo possiamo dirci coperti.

Significa che resterà?

No, significa che Garnett è uno dei nomi che abbiamo in considerazione per il futuro.

Intanto in questi giorni ha visionato un po' di giovani.

Può già dire che qualcuno farà parte della prima squadra?

È possibile, l'idea è quella di avere sei-sette giocatori forti e di esperienza, ai quali affiancare dei giovani pieni di talento e voglia di spaccare il mondo. Stiamo lavorando in questo senso.

Programmi per l'immediato futuro?

Definire la mia posizione personale e mettere le basi per la costruzione della squadra. Poi, me ne andrò in Argentina per un mesetto.

Nei giorni scorsi è stato segnalato in Germania, alle partite della Nazionale Argentina. Continuerà a seguire i Mondiali?

Li vedrò in televisione. Sono andato a vedere due partite, perché volevo fare quest'esperienza. Non avevo mai visto un Mondiale dal vivo, ed è stato splendido. Sono andato con mio figlio, io e lui da soli. Ed è stata una cosa molto bella, come padre. Ci siamo divertiti un sacco, abbiamo visto due belle partite, ed è stata l'occasione per salutare di persona i miei connazionali Burdisso e Cainbias-so, che conosco molto bene.

Francesco Caielli

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