Lucaweb Posted June 15, 2008 Share Posted June 15, 2008 di Massimo Turconi Delonte Holland sorride... Dal fondo del nostro archivio impolverato abbiamo cavato una chicca d’annata. Un annuario del basket a stelle a strisce recante la foto di alcuni dei migliori prospetti delle High School statunitensi. Ragazzi, dunque, di sedici-diciassette anni. Tra i futuri pezzi da novanta del basket americano, e segnatamente nella sezione dedicata ai giocatori provenienti dall’area di Washington D.C., compare, in una foto, un serissimo Delonte Holland. In buona, anzi, ottima compagnia visto che al suo fianco sono ritratti anche "tipetti" come Ford e Sweetney, gente che è, o è stata in NBA, oppure David Hawkins, uno che alla Lottomatica Roma, da un paio di stagioni, sta facendo il diavolo a quattro. Insomma, quello che si usa chiamare "un bel pedigree" o, in altri termini, un bel passato dietro le spalle. Delonte (raccomandazione, si pronuncia Delonteé, con la doppia "e" finale leggermente cantata e accentata), si riguarda la fotografia e, ladri di pensieri, cogliamo nel suo sguardo un piccolo disappunto. L’NBA che, comunque, lo si gradisca o meno, è il vero "american dream" di tutti i ragazzini che al di là dell’Oceano manovrano, magari benino, un pallone da basket. Holland, dopo una fulgida carriera universitaria,al pari di alcuni dei compagni citati, si aspettava una chiamata dai "Pro". Mai pervenuta. «Sì, qualche contatto negli anni scorsi c’era anche stato - dice Holland -. Un paio di inviti, una Summer League con i Miami Heat di Pat Riley, ma la verità è che in NBA, se appartieni alla categoria dei giocatori qualunque, quindi quella sotto ai fenomeni, e non hai appoggi validi, buona stampa o agenti potenti non ti prendono nemmeno in considerazione. Nel mio caso, ma anche in tanti analoghi, è successo questo. Non ho rimpianti particolari, ma la sensazione che la NBA, negli ultimi anni, sia diventata anche una questione "politica", non me la toglie nessuno dalla testa». - Adesso, nella testa di Holland c’è, da tempo, solo la sua solida carriera europea. «Sono soddisfatto perchè anno dopo anno sono aumentate considerazione e stima nei miei confronti. Belgrado e Teramo - spiega Delonte -, hanno rappresentato importanti tappe di avvicinamento, ma so che a Varese, città di grandi tradizioni cestistiche che è sempre sotto i riflettori, posso acquisire una dimensione definitiva». - Le avranno già raccontato che nella "bomboniera" di Masnago la pressione, spesso, raggiunge livelli insopportabili... «Non avrò problemi perchè - rassicura Holland -, nella pressione ci sguazzo. Ho giocato a De Paul, un College nell’area di Chicago dove la pallacanestro è religione pura, sentita e guai a chi fallisce. Quindi...». Queste parole, pronunciate con calma e tranquillità da un ragazzo che studia con attenzione tutto ciò che lo circonda. Holland ha tempestato di domande i dirigenti che lo hanno assistito nelle sue prime ore varesine. Curiosità, intelligenza, voglia di comunicare, sembrano essere i suoi segni di stintivi. Sul campo, a dispetto del "jet lag" ha già mostrato mano educata, grandi zompi e ricevuto i complimenti del "Prof" Pilori per il suo stato di forma. Per conoscerlo meglio, ci sarà tempo... Massimo Turconi Link to comment Share on other sites More sharing options...
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