Lucaweb Posted June 22, 2008 Share Posted June 22, 2008 di Andrea Confalonieri VARESE Nelle pieghe di una storia, a volte, è nascosto il tesoro. Chi è il Poz, lo sanno tutti: il piccolo principe, un eterno fanciullo. Nessun altro giocatore è riuscito a farsi amare dai nemici come lui. Il segreto? Essere se stesso e non cambiare mai, anche a costo di fare la figura del pagliaccio. Il segreto dei segreti? Averlo fatto senza fatica, non certo per scelta. Grazie al collega Enrico Maria Corno del mensile "Dream Team" (in ogni pagina, c'è qualcosa che rimane appiccicato al cuore, oltre a una spassosissima rubrica dello stesso Gianmarco) ecco il tesoro che è nascosto nelle pieghe del Poz. UN CUORE E UNA CAPANNA «Ho una casa a Trieste e una casa a Bologna, oltre all'appartamento a Mosca. E poi a Varese ho una famiglia di amici che mi fa sentire a casa. La cosa importante della mia vita: sto cercando l'anima gemella. Ho adocchiato un bungalow stupendo alle Maldive, con l'acqua verde e la sabbia bianca. Posso anche pescare dalla finestra. Però quello è un posto dove andare con la fidanzata. Mi hanno anche fatto vedere un locale sulla spiaggia a Fermentera e ci sto facendo un pensierino». LA POLITICA «Non ho votato per parecchio tempo ed ero generalmente disinteressato, ma l'ultima volta ci sono andato. Posso dire di non essere assolutamente di sinistra». PAPA' DADO «Avevamo perso 9 partite su 11 quando arrivò a Varese e ne vincemmo subito tre o quattro. C'era qualche compagno di squadra che si lamentava e diceva che tiravo troppo e passavo poco la palla. La mattina dopo Lombardi arrivò sul campo spiegandoci uno schema nuovo: si chiamava "papera". Io scendevo in palleggio, la passavo a destra o a sinistra e poi tagliavo sulla linea di fondo. Alla fine dell'allenamento andai da lui e gli chiesi: "A cosa serve questo schema?". E lui mi rispose: "Fai un po' quel e... che vuoi. Loro vogliono che tu la passi di più? Tu la passi una volta, la riprendi e poi continui a tirare come prima". Un mito». IL CANESTRO PIÙ' BELLO «Quello che mi ha cambiato la vita l'ho realizzato in gara 1 della finale con Treviso. A un minuto dalla fine siamo avanti di due e io vado in palleggio oltre la metà campo. Arriva Pittis da dietro e mi ruba palla. Mi sarei evirato. Se avessero segnato da tre e poi vinto saremmo dovuti andare a giocarci tutto al Palaverde, dove nessuno passava da 29 partite. Torniamo in difesa e io vado subito a raddoppiare su Henry Williams che riceve palla. Gli do una zampata con la forza e l'incoscienza della disperazione. Palla rubata, contropiede, fallo e due liberi. Abbiamo vinto. Se avessimo perso la prima in casa, non avremmo vinto nemmeno lo scudetto e la mia vita sarebbe diversa». GLI AMICI «Non so perché ma in tutte le città in cui vado a giocare mi affeziono ai ristoratori da cui prendo l'abitudine di cenare. A Varese è successo con Gennaro e gli altri». MANGIARE E BERE «L'ultima imbarcata è di ieri sera. Niente grappa ma vino e birra. E poi d'estate vado di Glen Grant&cola. Mi sveglio al mattino che ho una testa come Repesa». FOIERA LADRO «Giocavamo uno contro uno al Campus e ogni volta che partivo in palleggio chiamava passi che se non c'erano mai. Un ladro come nessun altro». PETERSON IL RE «Ho rivisto di recente la vecchia pubblicità Tv del Lipton Ice Tea: ma lo sapete che in piscina dietro di lui c'è una gnocca da paura? Eppure in tanti anni non l'ha mai notata nessuno, perché la personalità di Peterson è così forte che non noti nemmeno queste cose». IO E I BAMBINI «Impazziscono per me e io impazzisco per loro. Sarà perché pensano che sono solo un po' cresciuto, ma che alla fine ho la loro età». L'NBA A VARESE «Varese un anno mi lasciò la possibilità di fare la Summer League con Toronto. Io sapevo benissimo che se fossi andato a provare con i Raptors mi avrebbero tenuto, ma scelsi di rimanere a Varese». DA PENSIONATO «Mi piacerebbe fare parecchie cose: allenare, aiutare i ragazzi, anche fare le telecronache come Pessina e Pittis». L'INFORTUNIO «Mi sono rotto il ginocchio nel 1995: ero nel momento in cui mi stavo lanciando, potevo compromettere la carriera. Oggi posso dire che sono quasi contento di essermi infortunato, perché mi diede degli stimoli che non ho mai avuto. Da quel genere di infortunio, se ne esci, ne esci cento volte più forte». Confa Link to comment Share on other sites More sharing options...
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