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Oioli:"Anche l'anno scorso eravamo partiti forte, ma ora è un'altra cosa"


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di Francesco Caielli

VARESE La notizia è quella che aspettavano tutti i tifosi di Varese: Billy Keys è guarito dall'infortunio che lo sta tormentando da qualche settimana, oggi tornerà ad allenarsi con i compagni e con ogni probabilità domenica a Montegranaro sarà in campo. La conferma arriva da Mario Oioli, direttore sportivo di Varese, che poi si sofferma un'analisi ad ampio raggio su queste prima parte di campionato e sul momento della Whirlpool. «Abbiamo giocato solo dieci partite - spiega - ma alcune cose sono già emerse in maniera chiara. La prima è che questo è un campionato in cui non ci sono stelle o giocatori di primissima fascia. Per vincere le partite bisogna essere bravi a distribuire le responsabilità all'interno della squadra».

A Varese

questo sta riuscendo bene?

Ogni volta riusciamo a trovare un protagonista diverso, e non siamo legati a filo doppio con la vena di

un unico giocatore. Questo è frutto di un lavoro che stiamo portando avanti da due anni, e che ci ha permesso di costruire un gruppo come questo.

In dieci partite Varese ha vinto sei volte. Soddisfatto?

Molto, anche se bisogna ricordare che lo scorso anno, in questo periodo, avevamo gli stessi punti che

abbiamo adesso. Però erano punti diversi: questi sono più belli, più pesanti. Frutto di due vittorie in trasferta difficili e arrivati nonostante un calendario molto duro.

Carter è stato il primo giocatore messo sotto contratto. Perché?

Sapevamo che sarebbe stato in grado di garantire parecchie soluzioni in attacco e, a differenza di Garnett, è un giocatore capace di costruire da solo un tiro.

Delonte Holland?

Un atleta strepitoso, un uomo capace di segnare in

qualsiasi modo e in qualsiasi momento: ecco perché si è puntato su di lui.

Keys?

Billy in campo è l'uomo che volevamo: fa giocare bene la squadra e riesce anche a colpire con il suo tiro stilisticamente perfetto.

Capin che esce dalla panca, un lusso?

Lui è un giocatore che fatica a gestire il ritmo ma è svelto, ha la faccia tosta, ed è giovane.

Galanda?

Lui non è un nuovo: conosce Varese come pochi altri.

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