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Un brivido: tremila in piedi ad applaudire Varese


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di Samuele Giardina

PORTO SAN GIORGIO Stralci di frasi, stralci di pensieri, brividi di emozione. Solo chi ama veramente i 61 anni di storia della Pallacanestro Varese può avere il cuore abbastanza grande per comprendere appieno cosa si prova. «La società varesina rappresenta, dopo la visita di Milano e Cantù, un altro prestigioso pezzo di storia del basket italiano: anzi, forse ancor più delle altre due per quello che ha rappresentato negli anni '70 detenendo record che probabilmente resteranno imbattuti per sempre». E ancora: «prima di immergerci nell'agonismo, quello che Varese porta con sé meriterebbe una ovazione in piedi».

A dire tutto questo è la penna di Luca Marani della Premiata Montegranaro sulle pagine della rivista della società distribuita nell'accogliente palasport di Porto San Giorgio. Ma non finisce qui, perché a graffiare ancora più in profondità nell'orgoglio di essere varesini provvedono le parole dello speaker quando arriva il turno di presentare i ragazzi della Whirlpool. «Prima di cominciare - queste le sue parole - rivolgiamo un saluto al palmares di una delle società più gloriose della storia della pallacanestro. Un applauso per dieci scudetti, cinque Coppe dei Campioni» e via a proseguire sino all'ultimo dei trofei. La reazione dei tremila presenti è

stata un tuffo nella banca delle lacrime; applausi convinti sino alla chiamata di Francesco Gergati e Ruben Magnano, ovvero degli ultimi due biancorossi.

La verità, alla fine, dice semplicemente che si può provare la sensazione di fare parte di qualcosa di grande in cento e un modo, ma diventa stupendo se, a fare rendere conto del tutto, provvedono una società che la serie A non l'ha mai vista e un pubblico di una città comunque ad alto tasso di cultura cestistica che, la suddetta serie A, non la ospita dalla fine degli anni ottanta. Umiltà, coscienza di quello che si è del mondo in cui si vive non sono qualità in cui, in quest'epoca di vaniloqui, si inciampa tanto spesso. Un applauso, sincero, a una realtà a cui è impossibile non augurare tutte le fortune possibili.

Applauso che merita anche il gruppo dei ragazzi della curva incontrato per un (bello) scherzo del destino all'ora di pranzo in un autogrill poco dopo Forlì. Ugole e bandiere sempre attive sino alla fine in una serata di soli cori a favore della propria squadra da parte di tutti. Bello bello, come l'orgoglio di avere il dono di poter portare in giro per l'Italia un nome, Pallacanestro Varese, che è una fiaba. Vincere, sarebbe stato meglio.

S.G.

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