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Billy Keys:"Non sono il miglior play d'Europa ma nemmeno il peggiore..."


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Quando, nella scorsa estate, fu annunciato che Billy Keys sarebbe

stato il playmaker di Varese, furono in molti a storcere il naso. Un

nome poco altisonante, un pedigree normale (taglio a Roseto, poi una

buona stagione nella A2 spagnola), i tifosi di Varese che avevano

voglia di sognare pretendevano di più. E invece Billy, nella prima

parte della stagione, era riuscito a fare ricredere tutti con una

serie di prove superlative, il suo sorrisone contagioso e il suo

atteggiamento sempre positivo. Da qualche tempo sembra però che le

quotazioni del play nativo di Chicago siano tornate in discesa,

complice qualche brutta partita che ha fatto puntare il dito su di

lui e sul suo collega di reparto, lo sloveno Capin. Gianni Chiapparo,

in più occasioni, ha ribadito la fiducia assoluta della società nei

confronti dei due play: "Non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare

a nessuno dei due - ha detto il braccio destro del presidente

Castiglioni - continueranno a guidare la squadra".

Billy, però, non è contento. Dopo la sconfitta di Milano è

sgattaiolato fuori dagli spogliatoi con la testa bassa e le cuffie

sulle orecchie, come per isolarsi dal resto del mondo. Deluso per una

brutta partita, sua e della squadra. "A Milano abbiamo preso una

mazzata, che personalmente mi ha steso. Ero molto carico prima della

partita, ci tenevo a fare bene, ero sicuro che la squadra avrebbe

giocato alla grande".

E invece, cosa è successo?

E´ successo che loro sono riusciti a toglierci tutti i nostri

riferimenti in attacco: hanno difeso benissimo su Holland, su Carter,

e Galanda non ha praticamente giocato a causa dei falli. Vincere a

Milano senza l´apporto di loro tre non è una cosa semplice.

Dopo la gara del Forum si sono levate critiche soprattutto nei

confronti di voi registi. Cosa risponde?

Che è vero, non abbiamo giocato bene, ma non credo che le cause della

sconfitta siano da ricercare sulla brutta partita di noi playmaker.

All´inizio della stagione lei ha dovuto conquistarsi, con fatica, la

fiducia della gente. Ora si sente di nuovo in discussione?

No, affatto, sento la fiducia della società che per me è una cosa

fondamentale, importantissima. E poi credo che anche la gente stia

imparando ad apprezzarmi. Quando sono arrivato nessuno mi conosceva,

e i tifosi sognavano un grande nome al posto mio. Arrivavo da

un´esperienza difficile a Roseto, e da una stagione in Spagna: in

pochi mi conoscevano. Però penso che tutti abbiano visto che io gioco

sempre per vincere, che in campo metto tutta la grinta e l´energia

che il Signore mi ha dato, che non mi tiro mai indietro: la gente di

Varese vuole questo dai suoi giocatori, io l´ho capito subito. Certo,

non sarò il miglior play d´Europa, ma non sono nemmeno il peggiore.

Eppure, rispetto all´inizio della stagione, il suo modo di stare in

campo è cambiato. Come mai?

E´ vero, ora gioco molto di più per la squadra, e tendo a rinunciare

a qualche soluzione personale. Non è facile cambiare così il proprio

gioco, perché a volte il mio istinto mi dice di tirare, di provarci,

di buttarmi dentro.

E perché non lo fa?

Gioco in una squadra che lotta per stare in alto nella classifica,

per un grande obiettivo, e non per salvarsi. Ho come compagni dei

grandi giocatori, dal talento immenso, e io devo essere in grado di

mettermi a loro disposizione. Questo mi chiede il coach, questo sto

cercando di fare.

Ma lei è soddisfatto della sua stagione?

So di poter fare molto, ma molto di più. E qui ci sono le condizioni

ideali per migliorare ogni giorno. Quindi sono molto ottimista per il

futuro, mio e della squadra: possiamo arrivare quarti, vincendo

sempre in casa e cercando qualche colpo fuori. E poi, nei playoff, se

ne potrebbero vedere delle belle.

Francesco Caielli

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