Lucaweb Posted July 12, 2008 Share Posted July 12, 2008 di Francesco Caielli UDINE Varese perde l'ennesima partita in volata, l'ennesima partita da vincere, nell'ennesimo finale scellerato. Scelge già viste e raccontate, con i giocatori avversaci che festeggiano come se avessero vinto lo scudetto e quelli di Varese increduli, con le mani nei capelli, a chiedersi come diavolo sia potuto succedere. Se capita una volta è un caso, se capita due volte è sfortuna, se succede sette volte in una stalgione è manifesta incapacità. Gli ultimi 20 secondi di gara sono un film dell'orrore, per una Varese che era riuscita a mettere il naso avanti con due liberi di Holland (61-60) dopo una partita passata ad inseguire e che si è fatta uccellare da un canestiro da tre punti di Penberthy (uno specialista, uno che non sbaglia quasi mai, mica l'ultimo arrivato) lasciato tutto solo nell'angolo. E dire che la Whirlpool aveva ancora un fallo da spendere prima di raggiungere il bonus: nessuno l'ha fatto, nessuno l'ha chiamato, e la cosa è francamente imperdonabile. Magnano in sala stampa ha scaricato tutte le colpe sulla squadra -ma non è una novità - dichiarando «Io l'avevo detto nel time out». Ma le parole non contano, dopo l'ennesima occasione buttata, dopo due punti persi che sarebbero stati ossigeno puro in una corsa ai playoff che si sta facendo sempre più dura e difficile. Però fa tanta rabbia notare come a questa Varese manchi sempre la classica lira per fare il milione, bella incompiuta, che pur essendo mille volte più bella dell'accozzaglia svogliata dello scorso anno ha in classifica gli | stessi punti che avevano a questo punto della stagione Collins, Garnett e Albano. Non è accettabile, con tutte le indubbie differenze che esistono tra questo campionato e quello passato, per un gruppo che ha dimostrato di avere attributi e tanta voglia di vincere, sempre. Varese si presenta alla sfida in un clima strano e surreale, con Udine che ormai ha poco da chiedere a questo campionato e contestata dai suoi tifosi. E la partita fila via in equilibrio fino a metà del secondo periodo quando nel giro di 20 secondi la Whirlpool si fa fischiare due falli tecnici (Hafnar prima, la panchina poi) che scavano il primo solco: dal 25-20 al 25-33. Udine resta avanti grazie alla serata di grazia di Jacob Jaaks, un onesto mestierante del parquet che nei primi minuti domina sotto i tabelloni , e fa canestro: 16 punti nel solo primo tempo, conditi da 9 rimbalzi. Howell questa volta è nullo pure in difesa: meglio la solidità del roccioso Fernandez o la grinta del generosissimo Galanda. Già, il buon Gek in una serata in cui - finalmente - i compagni lo cercano con costanza e continuità, gioca una partita di sostanza macchiata però da quei maledetti errori nel tiro dalla lunga distanza (0/4) che peseranno come macigni sul risultato finale. Forse più pesanti, nell'economia della partita, sono però gli errori ai tiri liberi: 8 su 14 per un insufficiente 57 per 100 (e stavolta Howell non c'entra) che suona come una condanna per Varese. Udine conduce, quasi senza farlo apposta, per tutto il terzo periodo e si affaccia all'ultimo e decisivo quarto con un vantaggio rassicurante (49-59). Magnano sceglie di giocarsi le sue possibilità di vittoria con un inedito quintetto tutto bianco (fuori Howell, Keys e Holland, in campo Hafnar, Capin e De Pol), e deve ringraziare gli attributi dei suoi giocatori che, correndo in contropiede come mai avevano fatto quest'anno, riaprono la gara in men che non si dica. Il pareggio (68-68 a 2 40" dal termine) è firmato da Carter imbeccato da un positivissimo Capin. Gli ultimi secondi sono una storia già vista e già raccontata troppe volte, in cui l'incapacità di ordinare e costruire una difesa adeguata (si era già visto a Capo d'Orlando, per dirne una) vanifica una rimonta fatta con il cuore. Ora ci sono sette partite, tutte decisive, tutte da giocare: essere ottimisti è un obbligo e un dovere. Ma è sempre più difficile. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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