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di Ma.Tu.

Mercoledì sera, 2 maggio, a.d. 2007, ore 23 circa. Da pochissimi minuti è finito il playout tra Pilotelli Iseo e Abc: la squadra varesina "bissa" il successo ottenuto in gara 1 e conquista una limpida salvezza. Alberto Zambelli, coach della Robur et Fides di una travagliatissima stagione, si porterà dentro l'immagine di una luna grande, luminosa e un po' ammiccante, che si specchia nelle acque del Lago d'Iseo. Sensazione bellissima poter rilasciare uno "sbuffo" di sollievo, trattenuto per 259 giorni. Da quando, cioè, Zambelli e i suoi cominciarono la preparazione...

«Non solo sfortunato perché - spiega il tecnico gialloblù -, sono molteplici gli aggettivi per descrivere il nostro percorso: contraddittorio, superficiale, coscienzioso, intenso, orgoglioso e, infine, vincente». - Provi a spiegarli uno per uno... «Contraddittorio perché, basta

guardare il nostro andamento, la mia squadra non è sempre stata sul fondo della classifica. Anzi, ai nostri detrattori - continua Zambelli - mi piace ricordare che, nonostante un abbozzo di formazione, nelle prime giornate di campionato, fummo in testa alla classifica. Poi, complice un'ininterrotta catena di infortuni, episodi paradossali - vedi la sconfitta a tavolino contro Borgomanero -, e gare buttate via malamente, scivolammo fuori delle posizioni che contano. - In quel momento, devo ammetterlo, non fummo in grado di gestire la situazione e, forse, fummo un po' superficiali pensando, erroneamente, che la situazione sarebbe cambiata solo grazie a uno schiocco di dita. Invece un paio di brutte sconfitte e una classifica sempre più preoccupante ci fecero capire che, con quel passo e quelle facce, saremmo precipitati a picco in C1. Ci fu insomma, una presa di coscienza collettiva, quindi da un certo punto, la consapevolezza di dover cambiare registro».

- Quali i momenti "flop" e di " top" della stagione?

«Il momento peggiore fu a cavallo tra le feste natalizie e l'inizio del nuovo anno, le sconfitte contro Saronno, Como e Castelnovo aprirono ferite in classifica ma anche nell'animo del gruppo. Il momento migliore, se si eccettua la perfezione mostrata nelle due partite playout contro Iseo -, anche se può apparire strano, coincide con la sconfìtta di Voghera. In quell'occasione, sotto di 20 punti all' intervallo, ci trovammo sull'orlo di un baratro, pronti a schiantarci. Invece, per quelle "magie", che capitano in uno spogliatoio, il gruppo si ricompattò ricucendo lo strappo. Alla fine perdemmo dopo un supplementare in casa di una delle migliori: a Voghera capimmo che cosa avremmo dovuto fare per tornare a galla».

- Corrisponde al vero che, durante la stagione, lei diede le dimissioni? «E' verissimo e, per la precisione, consegnai il mandato dopo la sconfitta subita a Como. In quella circostanza, al di là dei 2 punti persi, vidi la mia squadra giocare con un brutto atteggiamento, incapace di una reazione. Un gruppo in preda allo sbando, pensai, ha bisogno di una classica "scossa" per rianimarsi. Invece l'intervento "forte" della società, nelle persone di Corti, Mangiarini e Trombetta, servì a restituire fiducia al sottoscritto e a caricare tutti i ragazzi».

- Ha qualche rammarico? «Ne ho talmente tanti che è persino difficile numerarli. Tuttavia credo che il più evidente sia quello di non aver mai avuto a disposizione la squadra che progettammo o, per certi versi, sognammo d'estate. Cominciammo senza Rosignoli che

rientrò in pista, forzando i tempi, solo a novembre. Durante l'anno abbiamo avuto ben tre interventi chirurgici, basti ricordare Padova, giovane per il quale avevamo previsto un ruolo da quintetto, Ucelli, Premoli e Rovera che andrà sotto i ferri nelle prossime settimane. Direi che il senso del rammarico è tutto in questi dati oggettivi».

- Protagonisti "in luce" e nascosti della vostra annata? «In luce direi tutti e nessuno, i tanti alti e bassi di cui la squadra ha sofferto sono anche frutto delle pause individuali. Probabilmente il fulmineo recupero di Premoli, dopo l'intervento al ginocchio, è servito a spingere il gruppo: Fabrizio, nella parte finale della stagione, ha giocato, tecnicamente e mentalmente, da vero capitano. Il protagonista nascosto dell anno è sicuramente Garbosi, il mio assistente. Fabrizio ha patito e condiviso tutte le disgrazie capitateci. Ma non ha mai smesso di credere nel progetto ed è sempre stato un riferimento costante ed solido punto di appoggio. In due parole: fedele e preziosissimo».

- Parli del suo futuro, cosa prevede? «E' presto per poterlo delineare ma è chiaro che, dopo una stagione così dura, esco rafforzato nella tecnica ma, soprattutto, nello spirito. Dunque, mi sento pronto per continuare il cammino in Robur. Penso che, nei prossimi giorni, mi incontrerò con i responsabili della società e, serenamente, affronteremo l'argomento».

- Circola, però, vorticoso, il nome di Cecco Vescovi per il quale il presidente Corti ha speso più volte parole d'elogio e di stima... «E' una voce che anch'io sento sussurrare da tempo ed è un nome credibile e papabile ma - conclude sibillino Zambelli - in "pole position", ci sono ancora io».

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