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Marco Passera:"Varese prendimi"


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di Giuseppe Sciascia

«Cosa farei se Varese mi formulasse una proposta concreta? Non sono matto: per giocare in A1 a casa mia mi precipiterei...« Ha le idee chiare Marco Passera, il 25 enne playmaker varesino di nascita (è figlio di Franco, lo storico ex allenatore della Robur et Fides che proprio giovedì sera ha portato Asti in B1) e consacratesi ad alto livello, in sei annate da protagonista nelle "Minors", prima a Vigevano, poi a Soresina, dove all'esordio in LegAdue ha totalizzato numeri interessanti (8,3 punti e 3,0 assist in 26,2 minuti di media). Il play ha così "ridestato" le attenzioni della Pallacanestro Varese che, già lo scorso anno, era sulle piste del regista del 1982 perfettamente "calzante" all' identikit di quel tipo di giovani italiani cercati dalla società.

«Che Varese mi stia seguendo da un po' di tempo non è un mistero

conferma il playmaker di Casciago, inserito tra le riserve a casa delle convocazioni azzurre di Carlo Recalcati

Però sin quando non sarà ufficializzata la panchina biancorossa, sarà difficile avere certezze. Già Magnano mi conosce, ricordo che l'estate scorsa espresse gradimento nei miei confronti, il che mi fece molto piacere. Adesso bisogna vedere se egli rimarrà e se sarà ancora convinto. Certo è che se arrivasse la proposta di Varese, l'afferrerei al volo: qui sono nato e cresciuto, ricordo le mille emozioni vissute da tifoso a Masnago, a cominciare dallo scudetto».

Ora come ora Passera non ha alcuna proposta "ufficiale" tra le mani (per l'atleta varesino si è parlato anche di un interessamento da parte di Biella), e sebbene la sua "fame di A1" sia decisamente elevata, la necessità per eventuali acquirenti è quella di chiudere l'operazione entro il 20 giugno, data entro la quale scade la sua clausola d'uscita per il salto di categoria dal contratto in essere con Soresina (30.000 euro la "penale"- da pagare).

«Voci al momento ne girano molte, qualcosa ho sentito anch'io ma sin qui la metà delle squadre non ha certezze sul nome dell'allenatore ed è logico che il mercato sia un po' fermo - afferma il regista del 1982-.E'anche vero che i tempi sono abbastanza ristretti, entro il 20 giugno dovrò far sapere a Soresina se andrò via o se resterò: ovviamente non dipende soltanto da me ma soprattutto dalla volontà della società che deciderà di investire su di me pagando il buy-out. Per me l'A1 sarebbe un sogno che s'avvererebbe, particolarmente a Varese: quando a 19 anni lasciai la Robur et Fides dicevano che ero troppo piccolo, un po' matto e senza tiro da fuori, qualcuno malignava sul mio spazio, legato al fatto che mio padre fosse l'allenatore. Essere salito in serie A2 con le mie forze dopo tanta "gavetta" è stata una bella soddisfazione, ora voglio misurarmi con l'A1 con l'idea di non fare la comparsa ma ritagliandomi un mio spazio».

Il ritorno da protagonista a Varese, dieci anni dopo lo "scudettino" Allievi, vinto nelle file della Robur et Fides di Alberto Zambelli (l'attuale diesse biancorosso Mario Oioli era assistente allenatore) sarebbe una favola, peraltro sotto l'influenza del suo mito che è Gianmarco Pozzecco, che s'avvera... «Pensare di giocare a casa mia con la maglia di un campione che è stato l'idolo assoluto della mia giovinezza è cosa che ancora fatico a mettere a fuoco - racconta il play del 1982 -. Appena ho avuto il sentore della possibilità di tornare a Varese sono

corso a ripescarmi lai cassetta con il fìlm dello scudetto della Stella per riprovare quelle emozioni... Tra pregi e difetti il mio modo di giocare è simile a quello del Poz, anche se io in A1 debbo ancora dimostrare tutto. Nell'arco delle ultime due stagioni sono migliorato nella gestione della squadra, capendo che non si può vivere sempre e soltanto all'arrembaggio. Faccio ancora le mie scorribande ma un playmaker d'alto livello deve sapere valutare tutte le situazioni che si presentano nell' arco di una partita.

E se l'opzione Varese dovesse tramutarsi in realtà, Passera potrebbe effettivamente avere l'opportunità di misurare il suo valore nell'ipotetica coppia di "play razzenti" con Capin... «L'idea mi piace molto, è una bella scommessa. Lo sloveno ha disputato

una buona stagione, promette nuove faville, mentre io sarei un azzardo più grosso ma è tutta la vita che aspetto di mettermi in gioco e, per come sono fatto io a livello caratteriale, più la sfida è difficile, più ho stimoli per vincerla. Sarebbe chiaramente una grossa responsabilità da affidare ad un esordiente, ma sono

convinto che in una situazione del genere saprei trovarmi a mio agio. Forse a livello fisico potremmo pagare dazio contro avversari più grossi ma toccherebbe loro a correre dietro a noi, considerando che con due play del genere il gioco in campo aperto sarebbe una scelta obbligata».

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