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Sacchetti:"Varese abbia coraggio e riparta da zero"


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di Damiano Franzetti

VARESE A cinquantaquattro anni scocca l'ora di Meo Sacchetti: il baffuto ed amatissimo ex capitano della DiVarese sta per compiere un altro gradino verso l'alto della sua seconda carriera tra i canestri, quella da allenatore.

Dalla prossima stagione infatti dirigerà una rinnovata Upea Capo d'Orlando, esordendo così su una panchina di serie A1. Sacchetti prenderà il posto di una leggenda locale, Giovanni Perdichizzi, con il compito di non fare rimpiangere il predecessore e centrare una nuova salvezza nel massimo campionato nazionale.

Sacchetti, con quale spirito si accinge a intraprendere la sua prima stagione da allenatore in serie A1?

Inizio con lo stesso entusiasmo e la medesima carica che ho sempre avuto nelle mie precedenti esperienze sul ponte di comando, dalla squadra juniores di Torino dove ho avuto il primo incarico fino alle formazioni di B1 e LegaDue che ho diretto. Ho fatto una trafila lunga, che ora a 54 anni mi ha portato a questo livello: Capo d'Orlando è certamente un altro passaggio importante e prestigioso per la mia vita professionale.

Lei è già stato in Sicilia a "sondare" l'ambiente. Cosa ne pensa?

Guardi, Capo d'Orlando per certi aspetti non è troppo diversa dalla "mia" Castelletto Ticino, fatte le debite distinzioni. Sono entrambe cittadine piccole dove la squadra di basket è molto seguita e amata: l'ambiente è vicino alla società con grande passione, una spinta in più quando si va in campo.

Ora però viene il bello; stiamo pensando a come allestire la squadra e abbiamo i soliti "paletti" imposti dal budget. Vorremmo tenere Young ma il suo stipendio è piuttosto pesante; poi cercheremo un play di valore e ci butteremo in qualche scommessa.

Veniamo a Varese: un giudizio sull'ultima Whirlpool?

Bè, la squadra ha vissuto prima un clima di euforia, poi un periodo di delusione dal quale è riuscita a uscire e centrare i playoff. Poi so che la serie

contro Milano è stata intensa, bella e con un pubblico incredibile.

Ecco, mi pare che a Varese passino gli anni, i giocatori, i tecnici e i dirigenti, ma i tifosi rimangano una grandissima conferma, una passione mai sopita. Ora però è tempo di scelte per la Whirlpool del futuro.

Lei ha qualche consiglio?

Io credo che si possano seguire due strade: provare a cambiare qualcosina e rimanere nel limbo a cavallo delle posizioni playoff, oppure azzerare i squadra e ripartire da un gruppo di giovani con poche certezze e tanti ragazzi sui quali lavorare.

So che quest'ultima opzione può essere impopolare, perché è difficile accettare due o tre stagioni di sofferenze. Però penso che questa sia l'unica strada possibile per provare a costruire qualcosa di concreto, per forgiare dei ragazzi che possano diventare campioni.

Ripeto, comprendo i mugugni ma contro i potentati economici del basket che si contendono i pochi grandi campioni questo mi pare l'unico modo per fare delle sorprese.

Allenando per alcuni anni in LegaDue lei ha visto da vicino alcuni prospetti interessanti. Chi consiglierebbe ai dirigenti biancorossi?

I nomi che mi frullano in mente li suggerisco prima a Capo d'Orlando! Scherzi a parte non vedo grandi fenomeni ancora da scoprire. In A1 mi piace molto Gigi Datome che non ha trovato spazio a Siena e che è arrivato un

po' tardi a Scafati: ecco, se i Montepaschi dovesse darlo in prestito io lo prenderei al volo perché lui è un ragazzo che a livello di talento non è lontano da Belinelli o Gallinari.

Poi, al posto di cercare qualche giocatore "già fatto", proverei a scovare qualche giovane, dall'88 in giù per costruire un atleta di A1. Mi viene in mente ad esempio Arado-ri che ha giocato a Imola, ma le voci di mercato lo vedono già vicino a qualche "grande". Però, ci siamo capiti: la strada da seguire è quella.

V

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