Lucaweb Posted July 13, 2008 Share Posted July 13, 2008 di Francesco Caielli VARESE Gianfranco Castiglioni è una persona che, da sempre, alle parole preferisce i fatti: allergico alle luci della ribalta, per scelta lontano dal chiasso e dalle folle. Al palazzetto lo si vede sempre al solito posto, sotto la curva sud a fianco dell'immancabile Diego, il duo autista factotum. Passa le giornate in ufficio - è a capo di uno dei gruppi aziendali più grandi e importanti d'Italia - e da quando ha preso in mano la Pallacanestro Varese ha scelto di apparire il meno possibile, anche sui giornali. Tanto che, dopo un paio d'anni di gestione, ha delegato tutto al figlio Claudio: lo ha fatto presidente, e si fida ciecamente di lui. «Non mi chiedete nulla di pallacanestro - dice divertito - perché tutto è nelle mani di mio figlio Claudio. Io sono diventato un tifoso, mi diverto di più e mi arrabbio di meno». Ci racconta come è nata la scelta di proseguire senza coach Magnano? È molto semplice: in società si è deciso di intraprendere una strada per certi versi nuova, si è deciso di svecchiare la squadra e di portare una ventata di novità. A partire dalla panchina. È stata una scelta dettata dalla necessità di ridurre il budget? Anche. Mandare avanti una società sportiva, per una realtà aziendale come la nostra, è sempre più difficile. L'ho già detto più volte, e ormai lo sanno anche i muri: bisogna cercare di limare il più possibile le spese. Ruben lo ha capito, e credo che sia stata una decisione presa di comune accordo. Quindi Ruben ha accettato bene la vostra scelta? Ma io penso proprio di sì. Anzi, voglio cogliere l'occasione per salutarlo pubblicamente e per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto. In tre anni non c'è mai stata una volta in cui sia andato sopra le righe, non abbiamo mai avuto una discussione, è sempre stato una persona molto corretta e onesta. Inoltre credo sia un bravissimo allenatore, e sono certo che ovunque andrà farà benissimo. Glielo auguro. Come vi siete lasciati? Da ottimi amici. Si è concluso il suo lavoro di allenatore nella nostra società, ma lo splendido rapporto che ci lega resterà per sempre. Lui ormai è un varesino, è uno di noi: ama la nostra città e tornerà a trovarci. E poi, non si sa mai: potrebbe anche tornare un giorno, a sedersi sulla nostra panchina.Chi può dirlo? Quanto ha pesato, sulla vostra scelta, la volontà di Claudio e degli altri dirigenti? Io mi fido ciecamente di mio figlio Claudio e degli uomini che stanno in società al suo fianco. Sono certo che hanno agito e agiranno sempre per il bene di Varese e della pallacanestro. Io, lo ripeto, sono un tifoso. E Claudio è sempre più calato nel suo ruolo di presidente. Mio figlio è uno temprato in fonderia, abituato ad avere a che fare quotidianamente con i problemi, e capace di risolverli. Sta diventando un ottimo presidente, e io mi fido ciecamente di lui. Sarà il presidente del futuro. Lei crede che riuscirà a prendersi anche delle soddisfazioni? Da tifoso lo spero, e credo anche che non sia impossibile. Però anche Claudio deve rendersi conto che la nostra famiglia, da sola, non potrà reggere ancora per molto. Soluzioni? Devono darci una mano, tutti. A partire dai tifosi, che dovrebbero andare a fare l'abbonamento anche senza aspettare l'acquisto di grido, perché loro per noi sono uno sponsor importante e fondamentale. È come se fossero tutti degli azionisti della società, quindi lo dico molto chiaramente: andate ad abbonarvi, tutti, senza aspettare di vedere se compriamo Michael Jordan o no. Non sono solo i tifosi che dovrebbero darvi una mano. Ci sono altri imprenditori che potrebbero affiancarvi? Io credo che ci siano, e sono convinto che il futuro della pallacanestro a Varese sarà roseo e pieno di soddisfazioni solo se tutti si metteranno insieme, per finanziare la società e portarla avanti con un pool di imprenditori. E quale sarebbe, in questo caso, il ruolo della vostra famiglia? Sempre più marginale. L'obiettivo è sostanzialmente quello di staccarci, piano piano, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di semplice sponsor, di finanziatori. Noi, la nostra quota, continueremo a metterla più che volentieri. Se insieme a noi lo farà altra gente, allora ecco che la Pallacanestro Varese occuperebbe davvero un posto di primo piano nelle gerarchie e nelle classifiche. Lei, comunque, continuerà a venire al palazzo? Certo, ormai sono un tifoso scalmanato, come lo è mia moglie Santa. Il mio posto, davanti alla tribuna stampa, non me lo leva più nessuno. Anzi, ci scrivo su il mio nome. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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