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Mrsic:"Quello che abbiamo fatto da giocatori non conta più"


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Velijko Mrsic è tornato a casa. E´ tornato nella sua Varese, città e

gente che ha amato alla follia in un anno intenso di passione

sfrenata, e che non è mai riuscito a dimenticare. L´aveva lasciata

sette anni fa da campione - uno scudetto sul petto e una Stella sul

cuore - la ritrova oggi, pronto a lanciarsi nell´avventura più bella

e affascinante, seduto sulla sua panchina. E non è che Varese, in

questi sette anni, sia cambiata poi così tanto. Lo stesso amore - un

po´ folle, un po´ matto, ma tanto sincero - per la sua squadra di

pallacanestro e per i suoi colori, la stessa voglia di sognare.

Velijko ci si troverà benissimo, ritroverà quel calore unico e

trascinante che soltanto Masnago riesce a dare, ritroverà amici e

compagni di viaggio, abbraccerà visi e persone che gli sapranno stare

vicino.

Emozionato e felice, onorato di sedersi su una delle panchine più

prestigiose d´Europa, ansioso di mettersi al lavoro per dimostrare a

tutti che no, non sono dei folli sognatori quelli che lo hanno messo

ad allenare questa squadra. Che Claudio Castiglioni ha fatto

benissimo a puntare su un coach giovane come lui, dimostrando di

avere la voglia di scommettere per provare a vincere, e il dono di

sapere guardare avanti.

"Finalmente sono qui - sospira Mrsic stringendo tra le mani una

cartelletta in pelle che Gianni Chiapparo gli ha appena regalato,

appiccicato in alto a destra c´è un adesivo dei Roosters - finalmente

possiamo dire che è fatta".

La firma ancora non c´è, arriverà oggi, ma gli occhi di Velijko sono

quelli di un uomo che ha voglia di fare tante cose.

Sono qui, per iniziare un nuovo ciclo - mi auguro vincente - per la

Pallacanestro Varese. Sono contento, contentissimo, ma non c´è

bisogno che lo dica perché basta guardarmi in faccia.

Qual è il motivo di maggiore soddisfazione?

Andrò a sedermi su una panchina importantissima: è un grande onore e

insieme una enorme responsabilità.

Cos´è per lei Varese?

E´ una città che porto nel cuore e, insieme al Cibona e a Malaga, è

una delle società che hanno segnato in modo indelebile la mia vita.

Cosa ricorda di quel magico 1999?

Un´atmosfera unica, incredibile, irripetibile. E´ strano, anzi, è

difficile che in un solo anno si riesca a creare un´atmosfera come

quella, rapporti solidissimi che durano ancora a distanza di tanto

tempo. Guardate il Cecco, che è qui di fianco a me ora e che sarà con

me per tutta la stagione: siamo rimasti amici intimi. E lo stesso si

può dire per Meneghin, Galanda, De Pol, Chiapparo.

Quest´anno a Varese vi ritroverete tutti.

A dire il vero manca Pozzecco, ma vedrete che quando arriverà a

settembre senza aver trovato uno straccio di squadra ci chiamerà e ci

implorerà di prenderlo.

Ma lo prendereste per farlo giocare, o per tenerlo in panchina con voi?

Credo che lui sia ancora convinto di essere un giocatore di basket,

non resterebbe seduto in panchina.

Come giocherà la Varese di Mrsic?

Ogni allenatore ha la sua filosofia, ma molto dipende dalla squadra

che la società gli mette a disposizione. Se ci sono dei giocatori

lenti, allora il coach dovrà adattarsi e giocare in un certo modo. Se

viceversa allenerà una formazione di atleti, allora dovrà puntare

tutto sulla velocità.

E qual è la filosofia di coach Mrsic?

Io credo che tutto parta da una grande difesa, ed è su questo aspetto

che lavoreremo tantissimo. Se si difende bene, allora si riesce anche

a giocare in contropiede, ci si diverte, si può correre.

Come pensate di intervenire sul mercato?

Cercheremo un giocatore capace di stare vicino a canestro, ma in

grado di giocare in velocità: un "quattro", più che un centrone puro.

E poi andremo a caccia di un esterno molto forte, capace di fare un

po´ di tutto: palleggiare, passare la palla, tirare, fare canestro.

Avete già individuato dei nomi?

Si, state tranquilli.

Intanto è arrivato Giorgio Boscagin. Contento?

Lui è un giocatore che, un paio di anni fa, aveva davanti un

grandissimo futuro. Purtroppo è stato frenato da un brutto

infortunio, ma il suo potenziale e il suo talento non sono in

discussione. E´ un elemento capace di giocare in più posizioni del

campo, molto duttile: ottimo acquisto.

Il pubblico di Varese la ama, come ama alla follia il Cecco e il

Menego. Questo per voi sarà un vantaggio?

Noi partiamo da zero, quello che abbiamo fatto da giocatori non conta

più. Certo, il nostro rapporto con il pubblico inizialmente ci

aiuterà, ma se perderemo le partite nessuno sarà disposto a

perdonarci solo perché abbiamo vinto lo scudetto sette anni fa.

In squadra ci sono tanti giocatori che già si conoscono. Meglio così?

Decisamente: è più semplice lottare insieme per lo stesso obiettivo.

E´ un bene che si sia scelto di confermare il grosso del gruppo

dell´anno scorso.

Gli allenamenti: porte chiuse o porte aperte?

Porte chiuse per i giornalisti. Porte aperte, anzi, apertissime per

la gente di Varese.

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