"Un giorno Varese avrà cinquemila abbonati"

[Lucaweb]

di Andrea Confalonieri

Il 9 luglio del 2006 la Pallacanestro Varese riapriva le porte a Gianni Chiapparo: in un anno sono tornati i playoff, un gruppo vero, l'entusiasmo del pubblico, Mrsic e Vescovi. Saranno coincidenze, però... Contento, Gianni?

Sì, ma non allarghiamoci: a Varese siamo ambiziosi ed esigenti.

Il momento più bello?

L'inizio, il torneo di Busto e le prime tre sconfitte consecutive in campionato: lì abbiamo capito tutto. Il gruppo era fatto da bella gente che teneva alla maglia, una qualità che non sempre in questi ambienti è regola e normalità. Poi ci metto il calore del pubblico, il settimo posto finale, la festa del Cecco.

La festa del Cecco?

Sì, un'emozione che è cresciuta fino ad arrivare alle otto della sera di questo 9 luglio in cui lui e Mario Oioli sono ancora davanti al computer a studiare giocatori, mentre Veljko è a seicento chilometri di distanza che fa un lavoro pazzesco con gli agenti slavi che conosciamo poco. Siamo un bel gruppo: io a volte butto l'occhio sui nomi, ma è un vizio che devo togliermi.

Un momento buio, un errore da non ripetere.

Ad aprile ci siamo caricati di troppe responsabilità e siamo scoppiati. L'errore è stato quello di non riuscire ad essere leggeri e liberi di testa. Guardate Valentino Rossi: gli riesce tutto perché è il numero uno, ma anche perché ha gioia di fare quello che fa. Per noi le cose si sono complicate quando sono diventate

un peso e non un piacere. Nessun rimpianto ma sono quasi certo che con Keys avremmo vinto gara 2 con Milano.

E l'Armani sarebbe scoppiata davvero. Veniamo al presente e partiamo dalla società: obiettivo?

Dovrà essere economicamente più autonoma rispetto all'unica famiglia che ci mette i soldi. Cerchiamo risorse indipendenti dal gruppo Castiglioni e le stiamo trovando.

Domani presenterete amici vecchi e nuovi. Whirlpool resta, entra Cimberio forse come primo sponsor, si parla della Sea: cosa c'è di vero?

La mia bocca è cucita, venite al Palace e vedrete. Venerdì ho altri incontri. Comune e Provincia ci aiutano, ma al palazzetto bisognerà spendere per la sicurezza. Soluzione? Riempire tutti i posti di Masnago con gli abbonati, in modo che nemmeno servano gabbie per gli ospiti. Ci arriveremo.

La filosofia da seguire?

Percorrere strade diverse dagli altri. Le squadre italiane di vertice spendono 10 milioni di euro, noi con meno della metà possiamo tenere in alto Varese e inserirci nella lotta. Come? Facendo rendere al massimo i giocatori sotto contratto, scovarne e lanciarne altri.

Al pubblico dì Varese cosa dice?

Capisce le cose prima degli altri, riconosce ciò che fai. Il 16 agosto vogliamo presentare una squadra lunga, compatta e unita. Lavoriamo perché i vecchi

giocatori siano migliori e i nuovi crescano. Aggiungeremo due, forse tre stranieri.

L'anno scorso avete preso Galanda. Ora?

Gli sponsor e la proprietà sono pronti a fare uno sforzo come quello già compiuto per Gek. Ma non faremo mai saltare per aria la società, questa sì che è una promessa.

Abbonamenti: siamo oltre 3000, e ogni anno crescono.

Vi siete già risposti. Il 29 ci presentiamo a Masnago contro i "magatelli" di Stanford, ma prima ci alleniamo in città e le porte saranno aperte a tutti, anche ai giornalisti.

Capin c'è?

Se stanotte non spunta... San Antonio, sì. Voleva un secondo anno di contratto per sentirsi più tranquillo e noi quella cifra gliel'abbiamo messa sul tavolo.

Carter non ci sarà?

Tecnicamente è indiscutibile ma è un giocatore con un contratto dispendioso - coerente con il suo valore - e noi dobbiamo arrivare a due giocatori alti e grossi in altri ruoli.

Chi sono?

Quelli già usciti sui giornali, non li prendiamo.

Quindi, niente Ronald Slay di Montegranaro?

E' uno dei quattro-cinque nomi che abbiamo tirato fuori con

Veljko, ma il suo agente ora non lo chiamiamo più. Oggi, 9 luglio, ha un prezzo, tra dieci giorni un altro e magari alla fine viene via con i saldi. Uno così, o simile a lui, piace a tutti: non devono dircelo gli altri.

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