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"Sogno l'addio con la maglia di Varese"


Lucaweb

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di Giancarlo Pigionatti

Ha scelto il profondo sud per stupire sé stesso. Da Trieste a Capo d'Orlando, collocazioni lontane di una penisola che Gianmarco Pozzecco ha esaltato nel basket, per dire di un inizio e di una fine, così diversi, dopo una lunga, controversa ma esaltante carriera.

«Sono felice di chiudere con il basket nell'Upea -spiega Gianmarco, in partenza per le vacanze a Formentera -, oggi, sicuramente, non ho dubbi sulla giustezza delle mie decisioni. Tutte da verificare nei prossimi mesi ma nel frattempo mi sono tolto un peso di tonnellate dallo stomaco, anzi dall'animo. Sin da bimbetto ho coltivato sfide impossibili, mi chiamavano pagliaccio e nel migliore dei casi nano furioso, eppure sono diventato un giocatore vero e vincente. L'ultima tappa della mia esistenza cestistica non poteva non essere sentimentale o quanto meno diversa dalla solita militanza. A Capo d'Orlando, in realtà, si può scrivere una piccola grande storia».

Dunque, l'Upea (una delle tante), piuttosto che la Virtus Bologna (una grande): qualcuno potrebbe non capire... «Con la Vidivici c'era già un accordo, mancava solo la firma ma, lasciata la società di Sabatini, sono rimasto folgorato da un sms di un tifoso che mi "sgridava" non vedendomi affatto con la maglia delle Vu Nere. Lì per lì ho pensato a un fan di Varese, non sentendomi un traditore della Fortitudo (avendo anche l'appoggio morale di Seragnoli), poi però ho scoperto che il messaggio veniva da Bologna. Nel frattempo mille e inquieti pensieri mi tormentavano: ho vissuto un week-end pieno di angosce. Sabato ho telefonato a mia mamma, le ho confessato di non sentirmi più sicuro della destinazione a Bologna. E non ero impazzito, quindi ho concluso: "Mamma, là non vado". Poi ho avvertito Cristiano Carugati, che mi assiste da anni, quindi, sentendomi un verme, Pillastrini e Sabatini. Fine delle trasmissioni».

Quindi che cosa è accaduto?

«Ho telefonato al presidente dell'Upea e gli ho detto: "caro Sindoni, la Vidivici mi ha garantito un bell'ingaggio, l'Eurolega e può vincere lo scudetto. Ho tutto e di più. A questo punto, caro "pres", fosse al mio posto, che cosa farebbe? Sapete che cosa mi ha risposto? "Se fossi Pozzecco, sceglierei immediatamente Capo d'Orlando. Giusto, presidente, mi faccia una bella offerta e sarò puntuale al raduno».

Così è accaduto. Certo è che 300.000 euro netti più i premi sono argomenti suadenti per chiunque...

«I soldi contano ma le sfide ancor di più. E, sotto quest'aspetto, sono un libro aperto. Sicuramente Sindoni - spiega l'ex varesino - mi ha trattato da principino: il mio contratto è un lungo e fitto elenco di premi. Ce ne sono per tutte le posizioni di squadra e per ogni mia performance. Avrò un premio se l'Upea arriverà dodicesima in campionato, uno più congruo se si piazzerà undicesima e ancor un più sostanzioso se la squadra sarà decima. La cifra salirà in caso di play off e di Final-eight di Coppa Italia. Riscuoterò anche premi personali: se vincerò la classifica degli assist, mi toccheranno 20.000 euro e altri soldi ancora se sfonderò un certo tetto di segnature. Se poi sarò azzurro alle Olimpiadi di Pechino, avrò un'altra gratifica, nulla al confronto dell'orgoglio mio e di Capo d'Orlando per aver contribuito a ridarmi i lustrini della Nazionale».

Tante e tremende sfide in una...

«Al di là dei quattrini, che non fanno schifo, e di gratificazioni morali e potenti motivazioni che, sempre, ho cercato nelle mie avventure, ho scelto - è sempre Pozzecco che

parla - la serenità di un ambiente che mi offre solo entusiasmi senza pretendere miracoli né chissà quali nuove cose. Un'ultima stagione va vissuta con pienezza ma al di fuori di tensioni, calcoli, divieti, imposizioni. Come invece accadrebbe da tutte le altri parti. A 35 anni, al di là di un ovvio rispetto delle gerarchie, del gruppo e del lavoro, non si ha più voglia di vivere un dramma, se perdi una partita. A Capo d'Orlando probabilmente festeggi e sei festeggiato solo se batti una grande. A quest'età, non si è più disposti a ubbidire a testa china di fronte a una serie di comandamenti che ti impongono gli altri e che sono soltanto fregnacce. Il basket dev'essere divertimento, non stress».

Pozzecco, come sempre, ha idee chiare, deciso a vivere intensamente i suoi progetti, gli ultimi

di una carriera vissuta con furore. Ne restano un paio in testa che vorrebbe realizzare... «Ora dovrei corrompere l'omino della Lega, quello che compila i calendari per collocare la partita dell'Upea a Masnago nella penultima giornata di campionato, ideale per un solenne addio a una piazza che ho amato più di tutte, quindi l'ultima in casa per un congedo degno al pubblico siciliano. Anzi, se dovessimo risultare salvi in anticipo - osserva Gianmarco - mi piacerebbe ottenere un trasferimento-lampo e amichevole a Varese per giocare l'ultimissima partita nel grande basket con una maglia che è come la mia pelle. E' un sogno e chissà che non s'avveri».

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