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Scelte cruciali da non cannare


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di Giancarlo Pigionatti

Meglio l'originale che la copia, magari non riuscita. Il certo per l'incerto, cioè Delonte Holland invece di uno che gli debba assomigliare per talento ma da scoprire alla prova di un campionato ferocemente competitivo come quello italiano.

Ora, se diamo retta a talune indiscrezioni, che riguardano un'offerta convincente della Virtus Bologna, Varese dovrebbe adesso buttarsi sull'incerto per rimpiazzare l'uomo dei suoi desideri. Se invece così non fosse, avrebbe ancora tempo per riacciuffare il suo leader in un assillante... aspetta e spera.

Probabilmente bastava o basta, secondo i casi, offrirgli un bel mucchietto di soldi e accaparrarselo prima di altri. Sin qui, in verità, non aspettandoci proprio che Magnano l'avrebbe voluto a Siviglia (roba da pesce d'aprile), nessuno ha smaniato per l'ala americana, il cui talento resta entusiasmante e vistoso. Nessuno s'è buttato nel fuoco per Delonte né tantomeno si è svenato per assicurarselo, non ce n 'era bisogno, mancando la concorrenza, quindi un'asta. Il

che deve far pensare Delonte ma, soprattutto, Luigino Bergamaschi, suo agente italiano, che giudicava Magnano un tiranno e un persecutore.

E'pur vero che la Virtus Bologna può essere considerata una "grande" del basket italiano e se, alla resa dei conti, volendolo sul serio, lo "prenderà ", evidentemente Holland e i suoi agenti saranno riusciti nel loro intento. Vien da chiedersi se Varese per Holland fosse o sia, mancando al momento definizioni certe, una specie di "rifugium peccatorum", cioè una collocazione secondaria ma sicura, da tenere opportunamente sempre aperta.

Ingenui si può essere, non sprovveduti. E il club biancorosso, pur aspirando al ritorno del suo uomo di maggior talento e lustro, è stata semplicemente al gioco: tentar non nuoceva né nuoce. La sua posizione, in sala di attesa, è parsa persino obbligata dalle sue contenute risorse ma anche molto chiara sulla sua massima disponibilità economica nei confronti dell'amato e apprezzato americano. Il club biancorosso non l'ha mai marcato a pressing nonostante turbative di mercato.

Come dire: se nessuno lo vuole, noi siamo qui. Eppure Chiapparo, sin dal congedo di Holland da Varese, ha sempre osato puntare su un suo ritorno, che - dobbiamo dirlo - mai credemmo realistico al di là dell'uscita di scena di Magnano. L'Nba e l'Europa (quella diEurolega) erano in cima ai suoi decisi progetti. Francamente Varese sembrava già tagliata fuori, se non che di Holland non s'è avuta traccia in alcuno camp d'America e quei pochi club d'Europa che, sino a ieri, gli hanno fatto il filo, non sono piaciuti al favoloso giovanotto di Maryland. I dirigenti biancorossi, si diceva, sono rimasti nel' l'ombra, sotto una pianta, senza scuoterla: sarebbe poi venuto il momento del raccolto, di Holland come una mela matura. Se non che, adesso, potrebbe cadere lontano dal proprio albero. Questione di borsa e qui ci sono pure in ballo gli arretrati. E' un po' questa la verità di un club che non può più permettersi quelle forti esposizioni, ripianabili, ogni volta, dalla sola famiglia Castiglioni.

La proprietà continua nella sua reggenza per il bene di Varese e del suo popolo baskettaro ma, stavolta, sembra decisa, e comprensibilmente, a limitare i suoi interventi in denaro. Chiapparo, adeguandosi alla realtà, ha lavorato con decisione per rastrellare risorse che ha trovato in Cimberio e in un altro sponsor: qualche cosa come ottocentomila euro che s'aggiungono a quelli - inferiori ovviamente - garantiti dalla Whirlpool per un impegno diverso. Il dirigente biancorosso sta per concludere con l'Ubi, la vecchia Bergamo - Varese, quindi qualche tintinnio nelle casse biancorosse s'ode anche e con soddisfazione per non dover più "saccheggiare" la proprietà. Purtroppo certe operazioni, improvvide e allegre, così come i sentimentalismi, costano caro: basti pensare, ad esempio, al datato ingaggio di Hafnar che guadagna più del doppio di Mrsic e Vescovi messi assieme (roba da non credere ma è tutto vero), sicché sappiamo laddove il club utilizzi parte dei suoi soldoni. L'inciso serve per comprendere vieppiù la realtà oggi, suscettibile tuttavia di progressi, potendo mirare a un'ala di talento (cioè a Holland o un suo omologo) e a un lungo di spessore. Secondo il nostro modesto parere ci vorrebbe anche una guardia capace di inventare, facendo squadra.

La concorrenza sta prendendo forma ogni giorno, il campionato scorso insegna che non v'è nome né blasone a prova di sfide, bastano un paio di "neroni" in giornata e sei infilzato, poco vale se possiedi una squadra discreta, soprattutto se è lineare, quindi prevedibile.

La società, a questo punto, deve avere, e necessariamente, una brutale cognizione della realtà attraverso un obiettivo raffronto con le altre squadre in allestimento sennò rischia e parecchio. Basterebbe rispolverare qualche ricordo non poi così lontano come quello della Fortitudo, salva nella penultima giornata, per riflettere. Su questo argomento bisogna dare atto al pur idealista Chiapparo (è farina del suo sacco la "Combattenti e Reduci" biancorossa) il quale non si nasconde alcun rischio, nemmeno di retrocessione, ben sapendo di dover mettere mano all'organico con almeno due elementi super. Con un pò ' di sano realismo -e Chiapparo sembra averne - Varese ha ancora tempo e possibilità di completare o meglio rafforzare la squadra alfine di collocarla potenzialmente in quota play off. I campionati si vincono e si perdono d'estate: Holland o no, non si possono cannare scelte così cruciali.

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