Lucaweb Posted July 13, 2008 Posted July 13, 2008 di Ma.Tu. A Marcus Melvin, nuovo americano della Cimberio Varese, bastano poche parole per far capire che lui, con i sostenitori del pensiero debole non c’entra proprio nulla. Il ragazzo di Fayetville, North Carolina, si presenta con un bel “If you think less, you get less…”, ovvero, “Se ragioni da perdente, sei un perdente…” che è tutto un programma. Appiccicato il suo “manifesto” e chiariti fin dal principio i termini dell’intervista, si può cominciare… «Mi chiedete perché ho firmato proprio con Varese ? La risposta a questa domanda non può essere una sola perché, del resto, sono diverse le ragioni che mi hanno portato qui. Un motivo è rappresentato certamente dai solidi e – spiega Melvin - dalla sicurezza economica che una società come la Cimberio è in grado di offrire. Una certezza che a Rieti, anche parlando con il mio agente, non sapevamo garantirmi. Un altro motivo è che Varese, i suoi dirigenti, cercandomi, mi hanno fatto sentire importante e fatto capire che avrebbero puntato forte sul mio nome. Un’altra ragione è che coach Mrsic, prima di firmare il contratto, ha voluto parlare con me, sentire le mie motivazioni, il mio spirito, le mie intenzioni nell’affrontare un’avventura nuova e, allo stesso tempo, mi ha spiegato c he cosa si aspettava dal sottoscritto e quale sarebbe stato il mio ruolo all’interno della squadra. Ma anch’io, in queste settimane, non sono rimasto con le mani in tasca ad aspettare il momento della firma. Ho raccolto informazioni su Varese; ho parlato con diversi ragazzi che hanno giocato in biancorosso o che in qualche modo ne conoscevano la realtà. Così, dopo aver vagliato le credenziali, buone per entrambi, la firma sull’accordo è stata automatica. Di fatto, per me, Varese, società con tradizione e grande visibilità, costituisce una nuova sfida nella mia vita da giocatore. Quello che ho fatto a Rieti – buone stagioni, la promozioni in serie A, il titolo di MVP di LegaDue -, appartiene al passato: da Varese voglio solo ripartire per tentare di fare qualcosa di più e, se possibile, di meglio». - E com’è quella storiella di “think less, get less…?” «Non si tratta di una storiella, bensì di una frase che – sottolinea Marcus -, rappresenta la mia filosofia di vita. Io non sono un perdente, non mi piace esserlo e ancor meno gradisco che la gente, quando parla di me, possa pensare una cosa del genere. Per questo motivo, in tutto quel che faccio, specialmente nelle pallacanestro, mi sforzo e lavoro per essere il migliore, per dare e raggiungere il massimo risultato. In pratica, tutto il contrario di quelli che per paura, scarso coraggio, timore, debolezza, non si mettono mai in gioco e non provano mai a superare i loro limiti. Melvin, non è fatto così». - - Quindi, si può dedurre che lei sia arrivato alla Cimberio con grandi aspettative ? «Sarei potuto rimanere a Rieti dove sono stato benissimo e ho conosciuto tanta gente buona ed affettuosa nei miei confronti. Alla Sebastiani ho ricevuto tanto e, credo, di aver in parte ricambiato. Inoltre Rieti, per me, significava il possibile esordio in serie A ma la proposta-sfida lanciata da Varese, con un livello superiore in termini di ambizioni e prospettive ha rappresentato una molla importante. Così, fatta questa premessa, e attaccata a questa la mia filosofia, posso dire d’essere venuto qui per vincere. Sono consapevole che per la Cimberio arrivare in cima non è realistico né immaginabile ma il discorso di fondo è uno solo: pensa e agisci sempre da vincente e, forse, un giorno lo diventerai». - Discorsi triti e ritriti ma oggettivamente non puoi chiedere qualcosa di più, o di diverso, a ragazzi – nel corso degli anni ne abbiamo conosciuti a bizzeffe - come Melvin, Delonte, Corey, Schin, DeJuan, Geno, Derek e via discorrendo, cresciuti con questo modo di vivere, imbevuti di questo modo di pensare, agire, parlare. Fare bene, vincere, affermarsi, diventare qualcuno: qualcosa a metà tra traguardo e sogno. Significa anche vivere bene, mettere da parte dollari e, al di là delle metafore, garantire un futuro decoroso alla propria famiglia. E Marcus, in questo senso, può dare “lezioni” visto che a venticinque anni si ritrova già con cinque figli – Mekhi 8 anni, Milan 3, Madisen 2, Bryson 1 e Matteo di soli 7 mesi -: una “famigliona” che occupa tutto il resto che c’è fuori del parquet: pensieri, tempo libero, gioie, preoccupazioni. Per lui, diventato grande, adulto troppo presto, il basket, Varese, la Cimberio, coach Mrsic, i compagni devono “per forza” rappresentare qualcosa in più. Facile, dunque, comprenderne carica, motivazioni, voglia, intensità. Propellenti vitali per lui; “carte” da giocare per una Varese che, sotto i tabelloni, avrà bisogno di tanto e anche di più. E Marcus, contento, dice: «Cimberio, sono qui per questo».
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