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Ci vuole sano realismo per evitare psicodrammi


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Se costruisci castelli di sabbia, devi sapere che cadono. Sennò sei fuori della realtà, I fischi di sabato sera, dopo tanto incitamento, sembrano i segni di quelle aspettative che, da stagioni, scavalcano i limiti di una Cimberio, tartassata da pesanti assenze ma alla ricerca di un'impresa. Anche possibile se l'aggressività dei biancorossi avesse provocato lo sfinimento dei vegliardi di Udine ma è accaduto il contrario: alla "fiera del bollito" ha prevalso l'"usato sicuro".

Ci chiedevamo alla vigilia, con Mrsic, se fossero bastati i presenti per cucinare la Snaidero ma il basket, ancora una volta, ha dimostrato alla distanza la sua scientificità. E, se i fischi sono un segno di delusione e disapprovazione per il tecnico e la squadra, dovrebbero bollare coloro che l'hanno concepita.

Chiapparo & C. hanno anche ragione di spiattellare sul tavolo i certificatici medici di Galanda e Capin o il tesseramento ritardato di Beck come pezze giustificative di un zero al quoto. Con essi, infatti, Varese avrebbe vinto (ne siamo certi, anche se manca una controprova) tuttavia restano gli interrogativi, tanti (e troppi), come le scommesse biancorosse, azzardate da chi, forse, credeva nella certezza di un basket divertente e gratificante per il solo fatto d'aver eliminato Magnano e i suoi concetti, di inneggiare alla grinta dei giovani, all'identità degli italiani e al servizio di americani che, seppur da scoprire a queste latitudini - e con tutti i "se" di riferimento -, hanno voglia di affermarsi. C'è solo un particolare non trascurabile: bisogna far canestro. Qual è il bambino che va su,un campo di pallacanestro con il solo intento di marcare l'amico? Certo, la difesa è la madre di ogni vittoria se i valori in campo confliggono, mentre essa perde efficacia a potenziali tecnici differenti, finendo persino frustrata dalla fragilità offensiva dei suoi interpreti.

A Varese mancano un centro che Dio comandi, il tiro, un po' di estro, per dire di quell'esplosività tecnica ed estemporanea, tipica degli esterni americani, efficace quando il bel giocattolo s'inceppa.

Il tiro, fortunatamente, dovrebbe non fare difetto alla Cimberio se è la specialità della casa di Beck e con Galanda e Capin guariti ma il resto è mercanzia che non si trova né tantomeno quella che smerciava Holland, assente sulla bancarella di Hodge il quale non è un leader tecnico e neppure emotivo. L'americano potrà fare la sua parte appena le difese avversarie si apriranno, quindi lo aspettiamo pur non capendo ancora un 'acca di lui, come non ne capisce, se dovesse dire tutto ciò che pensa, lo stesso Mrsic. Il quale, pur di razza, dipende pur sempre dal valore delle risorse che ha a disposizione, costretto magari a sbagliare nel tentare carte false -come contro Udine - per far apparire assi, alcune "scartine.

Il discorso, un pò antipatico, coinvolge anche due glorie come Hafnar e De Pol i quali, dopo aver rivendicato spazio e leadership, ad onor dei loro salari, i più alti della squadra, sono spariti malinconicamente dalla scena, tenuta invece, e mirabilmente, da Marco Passera, esordiente nel grande basket. Le dichiarazioni del dopo partita, del tenore di un "mea culpa " collettivo, da rosso vergogna, sono le solite, di maniera, da parte di chi fa autocritica chiamando dentro tutti, come per scusarsi e non ammettere d'avere minor talento di chi - come Allen e Penberthy - ha punti nelle mani e da sempre. Tutte cose queste, trite e ritrite, chi ha la pazienza o la bontà di seguirci lo sa: su queste colonne paventammo il pericolo di un "respiro lungo dal fiato corto ", anche per un perfido avvio di campionato. Elogiammo la società per aver progettato il futuro attraverso operazioni poco costose e mirate ma evocammo il rischio di voler preparare, per così dire, una competitiva "Mille Miglia" ma con una "macchina" che avrebbe potuto faticare sulla strada di Bobbiate appena ta strada si fa leggermente in salita.

I primi risultati avvalorano la feroce concorrenza di un campionato nel quale tanti quintetti base potrebbero, per talento, superare Varese che, con generosità beneaugurante, collocammo in quinta fila di partenza, quella di F. 1, per intenderci (fatevi i conti) e che, oggi, qualcuno - strozzato nei suoi primi entusiasmi - infila fra innominate pericolanti.

Calma e gesso. La società mediti al pivot di mestiere che manca, il tecnico ai limiti della squadra, ciascun biancorosso alle proprie risorse e il tifoso non ceda al disfattismo. Solo un sano realismo può evitare psicodrammi: sennò ci si rovina con le proprie mani.

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