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Un’opera di riparazione da portare a termine


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di GIANCARLO PIGIONATTI

"Se le prime impressioni sono quelle che contano, bisogna azionare la sirena d’allarme", così cominciammo, il 30 settembre scorso, il "pezzo" di commento su Varese, in apertura di campionato. Il citarsi può sembrare un esercizio odioso ma lo facciamo perché, da sempre, confrontiamo le nostre valutazioni, quindi ogni previsione od opinione con la realtà. Sennò si può dire ciò che si vuole, come tutto e il contrario di tutto, a vanvera naturalmente. C’è chi usa solo gli occhi per vedere e non la testa per pensare e capire, sempre che non si debba parlare di palese incompetenza. Nello stesso corsivo, soppesando i proclami della società, osservammo testualmente: «Il progettare una Mille Miglia futura e restare, nel frattempo, a secco di benzina sulla salitina di Bobbiate, può rendere l’idea di un rischio che preoccupa».

E si sprecavano le sottolineature di troppe scommesse (ricordate il lungo respiro dal fiato corto? Diventato oggi un rantolo), così, in altre occasioni, come facciamo da anni, ponevamo l’accento sui potenziali punti nelle mani di ogni giocatore al fine di appurare una possibile dote offensiva, seppur all’ingrosso, della Cimberio. Ed erano più punti interrogativi che quelli nelle mani. Già, Varese, con una miseria in saccoccia, appena subisce più di 80 punti, le busca puntualmente. Osservammo anche che alla Cimberio, nei ruoli di play e guardia, sarebbe mancata un'esplosività fisica e tecnica, tipica degli americani, aspettando allora di conoscere, all’ala, un già indefinibile Hodge, diventato presto come i "torelli dei Giochi senza Frontiere". E fu abile Mrsic nel raccomandare l’americano impossibile, come possibile, a Scafati che, nei giorni scorsi, l’ha escluso dalla rosa.

Questi sono spaccati di una realtà che non s’inganna con l’enfasi di proclami da "oppio dei popoli", conta invece e soltanto la sostanza sul campo, ad esempio, di una Cimberio segnata da una linearità tecnica che sarebbe apprezzabile se non fosse marchiata da vistosi limiti, ben al di sotto della sua stessa dimensione per potenziale economico e gerarchie di campionato. Oggi squadre, che sono costate come Varese, per conferme e mercato, trovano collocazione in ben altra classifica, persino con otto o dieci punti in più nello spazio di undici giornate di gara.

Tutto ciò in un campionato da "gioco al massacro", tecnicamente inferiore a quello dello scorso anno, come faceva notare, domenica scorsa al palasport, Gianmarco Pozzecco, capacissimo, a 35 anni suonati, di segnare più di 20 punti, pure scherzando o, come osserva Mrsic quando annota i 15 punti di media, sin qui, di Skelin, inusitati in altri tempi.

Ci scusiamo per la ripetizione di concetti già datatissimi, tant’è che, un mese fa, su queste colonne, sollecitammo la necessità di un potenziamento al fine di scongiurare un’infamante retrocessione, per questa ragione auspichiamo una compiuta opera di riparazione per quel "tutto sbagliato, tutto da rifare" conclamato vieppiù dal campo. Già la Cimberio ha perso 4 punti in casa nelle ultime due giornate, più 2 (sempre a Masnago) contro Napoli e senza Skelin, il che significa come la squadra abbia potuto avere 10 punti, se non 2 in più, pur con tutte le sue inadeguatezze, come quelle del non esplosivo Melvin della cui presenza o assenza nessuno s’accorge. Pesaro ha vinto, anche per un fischio galeotto del signor Duranti, il cui padre aveva fama di arbitro da trasferta, quindi non casalingo per partito preso, tuttavia se la Cimberio - osservava lo stesso Pozzecco - avesse avuto nelle sue file uno come Hicks, (che non si può nemmeno definire ideale uomo di mercato), avrebbe fatto sua la partita e nettamente. Lo stesso Capin, ci risulta, sembra vacillare per la propria fede nella squadra, sicchè ci vuole un esterno americano di talento per cambiare un po’ la faccia offensiva di Varese che, ancora, può raddrizzare una stagione triste e malvagia. E’ questo l’unico fine cui tengono tutti, al di là di colpe e colpevoli, che non interessano, se v’è un’azione di autentica riabilitazione. Mrsic è dimezzato in panchina e lo si sapeva per un noto veto, dovuto ai regolamenti, ma crediamo che pur con Phil Jackson (assistito da Recalcati e Messina) questa Cimberio avrebbe, probabilmente, due soli punti in più. Quelli persi malamente domenica scorsa. E sappiamo come, pure tra qualche applauso, con Mrsic inchiodato sulla sedia.

Siamo vicini al club che sta cercando una via d’uscita e a Mrsic che accetta soluzioni in panchina, anche per un capo allenatore nelle partite, non però una consulenza tecnica, avendo lui idee chiare e che ha proposto l’americano Delk come uomo del soccorso. Un esterno ci vuole, come l’aria che si respira. Sicuramente Varese, molto determinata in Gianfranco Castiglioni, non smobilita. I mal pensanti sono serviti.

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