Jump to content

Recommended Posts

Posted

di GIANCARLO PIGIONATTI

Bianchini docet, Mrsic discit. Il professore e l’allievo di fronte a un compito durissimo, per entrambi. Bianchini ha esperienza da vendere e quell’appeal di motivatore che pochi posseggono, il suo linguaggio riflette una lunga vita di tecnico ma pure una cultura e una sensibilità che lo arricchiscono come comunicatore. E in un gruppo, molto avvilito e un po’ perso, una carica così carismatica, soprattutto in un momento assai delicato e cruciale, può fare effetto. Se poi Bianchini riuscisse a ipnotizzare i biancorossi per trasformarli da larve a farfalle, il derby di domani a Cantù diventerebbe meno improbo.

Lo chiamavano evangelista, evidentemente non è il suo mestiere fare miracoli ma il suo verbo di storico uomo della pallacanestro può segnare una svolta, sempre che - scusate se ci ripetiamo e insistiamo - si compia per intero l’opera di riparazione con quel mister X che possa beneficare il collettivo della Cimberio. Ci vuole un americano con dribbling, cioè in grado di sprigionare il proprio talento fra le difese schierate per far lievitare i valori inespressi di quei biancorossi sopraffatti dai propri limiti. Deciderà Bianchini chi prendere e in quale ruolo, sperando che non sia troppo tardi.

Ora come ora il nuovo tecnico biancorosso, che torna alla guida di una squadra, dopo un’esperienza a Beirut, due stagioni fa, poi costretto dalla guerra a rinunciare a una conferma già in tasca, punta su questa Cimberio e con un credo sincero in uomini che egli vuol considerare all altezza di una missione estrema. Prima di progettare rinforzi, vuol vedere questi atleti in un’ardua lotta per capire su chi potrà scommettere in futuro. Il cambio dell’allenatore, se deve servire a qualche cosa, proietta nuova fiducia e considerazione in una squadra e in ciascun giocatore per la propria parte. Bianchini, che stima Mrsic, del quale non intende rubare la scena futura, seppur esperto in materia, occupandosi mesi fa di adattamenti cinematografici, è riuscito, in nemmeno due giorni, a sollevare l’animo del tecnico croato nella non facile posizione di suo assistente quando il giorno prima era capo allenatore.

E Mrsic ha solo espressioni di ammirazione: «Non conoscevo Valerio ma, appena ho scambiato due parole con lui, ho capito di trovarmi al fianco di un personaggio di spessore e di grande umiltà. Con il suo arrivo stiamo respirando ben altra aria rispetto a una classifica che, per il momento, sembra persino e soltanto un brutto sogno, quindi irreale e al di fuori delle nostre teste».

Proprio a Cantù, dove vinse uno scudetto, non per nulla atteso o progettato, Bianchini lancia la sua nuova sfida guidando Varese e, lo fa, mettendo subito al riparo da tensioni dannose i suoi uomini: «I derby, e io ne ho vissuti anche di estremi, come quelli che a Bologna spaccano una città in due, sono sfide senza tempo. Il derby è un’isola nella quale il campionato e la classifica non hanno cittadinanza. Non esistono raffronti di valore né di gerarchie, non ci sono trascorsi che identificano le squadre in campo, anzi se un vantaggio c’è, appartiene proprio alla formazione meno accreditata. Per questa ragione la gara di domani a Cantù andrà vissuta bene, sentendo tutti noi la certezza di vincerla».

Bianchini il "rassicuratore", non v’è che dire e credergli, d’altra parte non è che Cantù, seppur sopra di quattro gradini, sia migliore o meno debole di Varese. Certo è che la Cimberio deve fare la sua corsa d’inseguimento proprio sui brianzoli.

Spesso, negli anni, vincere a Cantù era come rubare in chiesa. Sperare si può.

×
×
  • Create New...