Lucaweb Posted July 18, 2008 Share Posted July 18, 2008 di Francesco Caielli Eccolo, Tierre Brown. Piccolo (il corpo, la statura e il fisico sono quelli del playmaker), vispo (quindici ore di viaggio, sballottato tra Houston e Amsterdam, sembra non abbiano lasciato traccia sul suo sguardo sveglio), atteso come l´uomo della provvidenza da una città in cerca di ottimismo e di appigli a cui aggrapparsi per continuare a sperare. L´allenamento serale posticipato di un´oretta buona per aspettarlo (il suo aereo ha ritardato di cinque ore) e tanti curiosi ad affollare il parterre di Masnago: "Vediamo un po´ com´è `sto Brown". Eccolo, Tierre: caracollante nell´andatura tipica del nero americano, non c´è nemmeno il tempo di concedersi ai fotografi. Bianchini lo vuole mettere subito al lavoro. Un po´ di riscaldamento e poi via, in campo in mezzo ai compagni a correre da una parte all´altra del campo: chissenefrega del fuso orario da buttare giù, dopodomani c´è la Virtus da battere, forza ragazzi. Eccolo, Tierre Brown: i primi tre tiri non pigliano nemmeno il ferro, e il primo passaggio sbatte contro la scritta Cimberio, là dietro alla tribuna stampa. Calma, che il ragazzo è appena arrivato e questi compagni non li ha mai visti: lasciamolo fare, vediamo un po´ cosa combina. Eccolo, il nuovo giocatore di Varese, cercato e voluto da Bianchini ("Volete prendermi una guardia? Fesserie: a questa squadra serve un playmaker" aveva detto il Vate dopo appena mezzo allenamento) per riuscire nell´ennesima impresa di una carriera lunga e importante. Giusto qualche minuto per ambientarsi, un paio di corsette per ritrovare la brillantezza e scrollarsi via le ore passate inscatolato nel sedile di un aereo: eccolo Tierre Brown. Un paio di passaggi immaginifici, che da queste parti non si vedevano da un po´ di tempo, due canestri da fuori che fanno rumoreggiare i presenti ("Hai visto che palla gli ha dato", "Dai che questo qui è buono"), uno in penetrazione che fa scattare qualche timido applauso. E´ presto, terribilmente presto per dare giudizi e bollare un giocatore come brocco o fenomeno: ma si sono visti inizi decisamente peggiori. E per il popolo varesino, spaventato e solo, per il momento può anche bastare così: vedere Brown, vederlo in campo ad allenarsi, vedere il custode del palazzetto arrampicarsi sul tabellone segnapunti dietro la curva nord ad appendere il suo nome, è sufficiente per tornare a sperare. Almeno fino a domenica. Eccolo, Tierre Brown: sudato fradicio dopo due ore abbondanti di allenamento, il sorrisetto beffardo dell´uomo sicuro di sé. Perché ha scelto di venire a Varese? E perché no? Arrivo da una bella esperienza nei training camp della Nba, dove ho lavorato duro e sono migliorato. Ero in forma, pieno di voglia di giocare, così ho chiamato il mio agente chiedendogli di guardarsi in giro e trovarmi una squadra. Si è fatta avanti Varese, ed eccomi qua. Cosa l´ha convinta ad accettare l´offerta della Cimberio? Valerio Bianchini. Davvero, non sto scherzando: prima di decidere e di firmare il contratto ho fatto una lunga chiacchierata con il coach e devo dire che è stato lui a sciogliere gli ultimi dubbi che ancora avevo. Mi ha incantato, e mi sono detto: ehi, io voglio giocare per quest´uomo. Ma lo sa che Varese è ultima in classifica? In inglese c´è un´espressione che è adatta per rispondere a questa domanda: who cares? Che tradotto, un po´ a spanne, significa: e allora? Non ha paura? No, anzi, questa impresa mi affascina. La classifica è quella che tutti vedono, ma credo che ci sia il tempo per dare una svolta alla situazione e arrivare a salvarci. Del resto, sono qui per questo. Si presenti: che tipo di giocatore è? Uno che, di solito, fa canestro. Negli anni del liceo e del college non era un playmaker vero e proprio: giocavo più da guardia e il mio compito era quello di fare punti. Passato in Nba ho cambiato un po´ il mio profilo, reinventandomi play. I miei punti di forza sono la velocità nell´uno contro uno e la forza in penetrazione. E poi ho pure un discreto tiro. La prima impressione della squadra? Ho visto ancora poco, ma mi pare un gruppo con una buona dose di talento e, soprattutto, ottimamente allenato. Varese mi è anche sembrata una società decisamente ben organizzata. La sua ultima esperienza in Italia è stata negativa. Lo scorso anno a Napoli è stato mandato via dopo dieci partite: perché? Chissà cosa vi hanno raccontato... Come sono andate, allora, le cose? La squadra era buona, e inizialmente tutto sembrava procedere per il meglio. Poi, semplicemente hanno smesso di pagarci. I miei compagni se ne stavano zitti, senza protestare, mentre io ero l´unico che si è arrabbiato e ho iniziato a lamentarmi. Mi hanno dipinto come un giocatore dal carattere difficile, come un cattivo ragazzo: niente di vero, io sono una brava persona. E´ stato lei, dunque, ad andarsene? La situazione non si sbloccava, quindi ho chiesto al mio agente di fami andare via. Sa che Napoli è in lotta con Varese per la salvezza? Lo so, e so anche che in Campania ci gioca un mio caro amico, Jumaine Jones. E´ stato mio compagno ai Lakers, e al più presto lo chiamerò per dirgli di non fare scherzi. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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