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di GIANCARLO PIGIONATTI

E’ eclisse biancorossa, non c’è che dire. L’umiliazione di Scafati ha punito chi ha creduto di poter far tornare i conti con questa squadra la quale, nel giorno di tutte le verità, è implosa miseramente, consegnando al campionato la sua immagine derelitta, d’una Cimberio che sembra condannata al suo destino.

Ultima, a 4 punti da Napoli e Scafati, dalle quali ha beccato nell’unico confronto diretto (dai partenopei pure in casa, dalla Legea in trasferta ma con 26 ceffoni in faccia, duri se non impossibili da restituire), la squadra di Bianchini può solo invocare un miracolo per salvarsi. Certo, v’è pur sempre la speranza, invero un po’ diversa da quella propugnata dall’enciclica papale come motivo trainante di pace e carità, guarda caso, temi e sentimenti, utilizzati da Gianni Chiapparo, nei suoi sms augurali di Natale, agli addetti ai lavori. Ma, in una competizione, come il campionato di basket, le vie dello spirito, pur fattivo e costruttivo, hanno nulla a che fare con le caselle di una classifica che giudica i valori d’un gioco e di coloro che, ben pagati, vi partecipano. I problemi veri della vita, è vero, restano ben altri, tuttavia Varese, per la sua gente, sotto canestro, rappresenta qualche cosa di sacro, anzi di... profanato oggi, a giudicare una squadra mal combinata nei valori, per un serie di clamorose sviste di progettazione, dovute anche a un certo modo di pensare, abbastanza diffuso, e non da oggi.

Basterebbe ricordare la contestazione alla squadra dell’anno scorso, quinta in classifica, per il solo disprezzo al suo allenatore, ritenuto un impedimento a risultati superiori. Insistiamo su questo argomento perché si faccia piazza pulita una volta per sempre d’una mentalità (come il supporre Varese sempre grande nonostante la realtà) che è superata dagli eventi. Non si dimentichi che il club spese soldi per cacciare Magnano e Carter, quindi in passato Collins, oggi regista e leader europeo dello Zalgiris. Ma un tecnico vale l’altro, almeno all’ingrosso, dipendendo essi, soprattutto, dalla taglia tecnica e atletica della squadra a disposizione. Lo ricordiamo a chi, di fronte a uno sciagurato gruppo, getta la croce addosso al tecnico reclamandone il licenziamento.

Se c’entrava poco Mrsic, al di là del suo handicap di non capo allenatore riconosciuto durante le gare, ancorché le sue valutazioni, se sbagliate all’inizio, stavano per affiorare in tutta la loro crudezza con lo scopo di indicarne i giusti rimedi sul campo, non è certo riprovevole Valerio Bianchini il cui "uno su sei" (un successo in sei gare) fa più o meno il paio con il "due su undici" di Mrsic. I loro ratei sono fallimentari ma queste sono le materie prime. I tempi dell’emergenza suggerivano d’aggredire la realtà, invece s’è indugiato discettando di equilibri da conquistare, mancando purtroppo uomini, capaci di quell'estemporaneità di classe e di atletismo in una Cimberio così scialba. Si sono persi giorni preziosi, dovendo maledire anche la sfortuna per la perdita di Skelin, sicchè nella gara più fatale della stagione, a Scafati, la squadra biancorossa - confliggendo i suoi potenziali offensivi, per dire di quei pochi e noti sui quali si può puntare - è saltata come un barilotto di polvere... La puzza di bruciato, avvertita a Scafati (che sembrava il Real Madrid), sta mobilitando la società che, dopo aver ignorato o giudicato con fastidio certe previsioni, ritenendole forse troppo brutte, per essere vere (ecco quel modo di pensare...), s’è messa sulle piste di Holland e di Lloreda. Gianni Chiapparo ha ottenuto l’approvazione della società, decisa a cercare - con spiegamento di più energie economiche - una grande impresa. Meglio tardi che mai e, aspettando buone nuove, un così potente segnale alla tifoseria e alla città dà molta speranza. La quale, si sa, è l’ultima a morire.

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