Lucaweb Posted July 19, 2008 Posted July 19, 2008 di G.C.P. E’ un lunedì mattina, non come tanti, in questo angolo della città, dove si decide il destino della Pallacanestro. E, se i campionati si vincono e si perdono d’estate, nel momento delle scelte, Varese si giocò il suo futuro proprio allora. Adesso, di fronte a una squadra misera nel suo insieme, alla quale prendere punti è un po’ come rubare in chiesa, chi osò prevedere sciagure, magari maledetto come un profeta di sventure, prova disagio nel chiedere conto al presidente e ai suoi uomini di quale avvenire attende i tifosi. La sofferenza si taglia come la nebbia, scesa su Varese, quella dei canestri, da non vederci più, per rabbie e recriminazioni. Ma chi scrive ha a che fare con persone per bene, che già stanno malissimo per un disastro che trae origini da un certo modo di pensare in una piazza grandiosa, per passione e presenze sugli spalti, ma ossessionata da quella gloria storica che risale... alle Guerre Puniche, quindi sempre galeotta, seppur trapassata. Un modo di pensare condiviso, se non legittimato dal club attraverso quelle scelte, molto sentimentali ed emotive (come, anni fa, d’un Meneghin ormai malandato, da confermare, invece di un Kaukenas già mezzo preso), a prescindere dagli uomini designati in campo, le cui conseguenze sono chiare, ogni volta, sul tabellone luminoso di Masnago. Spiace, soprattutto, dover parlare di una possibile fine ingloriosa con di mezzo i Castiglioni i quali, invece, dovrebbero essere ringraziati in eterno per l’immenso spirito di servizio che hanno reso alla città, anzi a un’intera provincia, dal momento in cui si impegnarono ad assicurare continuità alla squadra nella massima serie. Che cosa succederà d’ora in poi? Chiederlo al presidente, Claudio Maria Castiglioni, è un po’ come ...uccidere un uomo morto. Fortunatamente sono ben altre le disgrazie nella vita, sicchè caro presidente, reagisca e cerchi di trarre un prezioso insegnamento... «Innegabilmente abbiamo sbagliato, non cerchiamo giustificazioni. Ma a sentire offese e umiliazioni a raffica - spiega il giovane Castiglioni - mi vien da pensare che ci vogliano su un patibolo o al rogo. Persino mia mamma, che poveretta non c’entra nulla, s’è beccata insulti». Il presidente è distrutto, la sua reazione assomiglia a un’autoflagellazione solenne... «Evidentemente - continua - siamo degli incapaci. Per dire che sempre abbiamo scelto i cavalli sbagliati. Cioè uomini con poca cognizione della realtà o non lungimiranti. E’ il caso di dire che il basket non fa per noi». In questi momenti, da lacrime amare, si può anche riflettere per pensare positivo e rifarsi un giorno..., «In un clima diverso, non da caccia ai colpevoli. La mia famiglia, in sei anni, ha scucito di tasca un sacco di soldi per tenere in vita la Pallacanestro e salvare la faccia migliore della città». Qualche cosa come dieci, dodici milioni di euro e non crediamo di sbagliarci... «Suppergiù», fa il presidente che sottolinea un’iniezione così massiccia di denari, in cambio pure di contestazioni, accadde la scorsa stagione, nonostante il quinto posto della squadra in classifica. «In questa immagine ci sta tutta la realtà di Varese la quale, per avere uno sponsor di una certa capacità contributiva, l’ha dovuto scovare a Novara». Certo è che la società ha toppato nell’atto di voler far meglio... «L’ho ripeto, siamo inadatti». Per una piazza, che ha il basket sotto pelle (invidiata da tutt’Italia), le prospettive, adesso, diventano scioccanti. Resta da chiedersi che cosa farà la sua famiglia da qui in poi? «Un’eventuale retrocessione - è sempre Claudio Maria Castiglioni che parla - sarà uno smacco potente per i tifosi ma, soprattutto, per noi che abbiamo sopportato incredibili sacrifici finanziari e morali per il bene della squadra e della sua gente. Uscire di scena sarebbe, probabilmente, la soluzione più facile ed egoistica ma noi siamo di Varese e qui dobbiamo stare, a costo di convivere con persone che potranno esserci nemiche». Resta anche da capire come si comporterà la città istituzionale per quell’orgoglio padano leso... «Mai abbiamo avuto nulla dalle istituzioni, molti anni fa il Palazzo trattò mio padre, che chiedeva l’ampliamento delle officine della Cagiva a Schiranna, come un rigattiere ed è una lotta continua per l’affitto del palasport. Sono pronto a scommettere che, prossimamente, salteranno fuori pseudo-cordate, pronte a rilevare la società: tante chiacchiere inutili, magari per invocare qualcuno che faccia meglio. Se così fosse, anche per i motivi cui accennavo, passeremmo la mano volentieri ma so già che, alla resa dei conti, quando bisognerà cacciare il grano, resterà a noi il fatal cerino. Da riaccendere». E nell’immediato che cosa farà la proprietà? Cercherà un ultimo possibile rinforzo, in un disperatissimo tentativo di rimonta oppure penserà già a un’A2 da programmare seriamente? «Penso che non vi sarà alcuna novità, domenica Lloreda ha dimostrato che in giro c’è poco o nulla... Credo piuttosto che questa squadra debba affrontare le sue responsabilità nel resto della stagione e salvare il salvabile».
Recommended Posts