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Lloreda giudica buona la difesa di Varese, molto meno l’attacco ma...


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di Ma.Tu.

Jaime Lloreda, sprofondato nei divani dell’Hotel Palace, all’indomani dell’ennesima “debacle” varesina, metteva in mostra una serie di smorfie che raccontavano bene il suo stato animo. Ora tornando sui suoi passi... si può parlare di una persona che, scusate il termine, “si è ficcata in un grosso casino…!”

«In effetti - osserva Jaime in tono serio -, non solo speravo in un debutto migliore ma, dopo un paio di buoni allenamenti con la squadra, mi sembrava che la realtà non fosse così brutta. Invece, alla prova del campo, ho toccato con mano la fragilità di un gruppo che, di fronte alle prime giocate negative, si scioglie come neve al sole e, per quello che ho visto contro Roma, una squadra eccellente, non sa come reagire alle avversità. La situazione è più complicata del previsto ma, per quanto mi riguarda, mi piacciono le sfide forti e farò di tutto per aiutare Varese a risollevarsi».

- Dopo il primo, amarissimo, assaggio con la maglia Cimberio quali sono a suo giudizio i mali di cui soffre la squadra?

«Tirare giudizi dopo pochi giorni, trascorsi con un gruppo che, invece, lavora insieme da quattro mesi, mi sembra fuori luogo e poco generoso, tuttavia – continua Lloreda -, mi sembra di capire che vi siano più problemi sul fronte offensivo e che, a conti fatti, i passaggi a vuoto del nostro attacco, finiscono per condizionare anche la voglia di mettere intensità in difesa. Là dietro, lo abbiamo dimostrato domenica, nel secondo quarto, quando abbiamo messo alle corde Roma, capaci di difendere con buona aggressività, mentre il nostro attacco, per gran parte della gara, ha funzionato a strappi. Dal mio punto di vista la difesa è già a discreti livelli e deve acquisire solo maggior continuità, mentre in attacco mi sembra che i fili da riattaccare siano tanti e, quindi, ci aspetti molto più lavoro».

- Come pensa di contribuire alla causa?

«Coach Bianchini mi ha detto che la squadra ha bisogno, nel più breve tempo possibile, di un punto di riferimento costante vicino a canestro e il mio compito – continua Jaime -, sarà essenzialmente questo. Spero di poter dare maggior dimensione interna a questa Varese con il mio gioco dal posto basso, coi rimbalzi e la presenza fisica. So che non sarà facile, il livello atletico di serie A è infinitamente superiore a quello del secondo campionato italiano ma, per me, è un’altra battaglia da provare a vincere».

- Sfida è un termine ricorrente per Lloreda che, in una manciata d’anni di carriera, si è fatto esperienze in ambienti particolari: vedi Russia e Turchia.

«Ho grande voglia di rimettermi in gioco perché - spiega il lungo centramericano -, la tappa di Novara, iniziata sotto le migliori prospettive, s’è conclusa malamente per colpa d’una cattiva relazione con il nuovo allenatore. Nei primi mesi con l’Ignis dimostrai il mio valore e feci vedere che Lloreda non è il giocatore poco incisivo delle ultime settimane. Varese, in buona sostanza, può e deve essere la “stazione” utile per il mio rilancio ed io, da questa fermata, mi attendo parecchio in termini umani e tecnici».

- Con Jaime si chiacchiera del più e del meno: la sua espressione cambia di colpo quando gli spieghiamo che otto vittorie potrebbero non essere sufficienti alla Cimberio per conquistare la salvezza. Il panamense, evidentemente poco informato sulla classifica di serie A, s’era messo a snocciolare la “sua” teoria sul 50% di gare da vincere, convinto che questa soglia fosse sufficiente per la permanenza nella massima serie.

«Se le cose stanno così, m’immagino che sarà solo un po’ più difficile ma, come prima cosa, dobbiamo toglierci di dosso facce tristi e rassegnate. Questa Varese ha qualità, deve lottare, con spirito e coraggio, fino in fondo. Insieme».

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