Lucaweb Posted July 19, 2008 Posted July 19, 2008 di GIANCARLO PIGIONATTI Porca miseria, ci vuole Holland. In una squadra povera di talento e atletismo, il che spiega le magre offensive e le sciagure difensive, Delonte vale quel tentativo di "extrema ratio" per il salvataggio di una Cimberio che sta adagiata sul fondo come un vecchio rottame del mare. I suoi sei punti in diciotto gare sono la fotografia di un relitto, ripescabile dagli abissi, da speciali bracci. Holland non ha alcun brevetto per i miracoli ed è pure un atleta a rischio per alcuni suoi ghiribizzi da "cane sciolto" ma estro e qualità, punti e rimbalzi, sono la sua specialità. Certo, da solo, se i compagni vanno a ramengo, può anche affossare quegli equilibri che un gruppo pretende ma qui, francamente, non ne vediamo l’ombra, sicchè può fare solo dal differenza. Su queste colonne lo invocammo all’indomani della gara con Pesaro, ora lo aspettiamo: meglio tardi, che mai. Nelle ultime giornate Varese - rivista e corretta - avrebbe dovuto lasciare impressioni molto diverse, soprattutto sulle sue capacità di reggere scientemente all’avversario, almeno sin quasi al traguardo. Invece nisba, anche se la volontà non è mancata e l’impegno, crediamo, è stato assicurato da tutti i biancorossi i quali, se tradiscono, ce ne accorgiamo a occhio nudo. Tuttavia essi sono mancati clamorosamente per il proprio modo d’essere in campo, dell’uno e dell’altro, in piena collisione fra loro. Risultato? Ognuno s’è sentito vittima e mai colpevole. Ed è grave. Prendete Brown, anche bravo nel fare le sue cose ma, molto e ostinatamente, per sé, eppure è colui che deve dettare tempi e gioco, pur potendo finalizzare. Se i suoi tiri finiscono sul ferro, la squadra - lì per lì ferma ad assistere - è infilata. Il resto lo fanno i tarli della mente dei compagni, per esempio di Capin che, già molto tempo fa, pensava non positivo della squadra che giudicò scarsa. Lo sloveno è un giocatore che Recalcati vorrebbe avere nella sua Nazionale, per dire che è valoroso ma, come leader, non ci siamo. Altri, al suo posto, accortisi di compagni mediocri, li avrebbero trascinati, a costo di caricarli sulle spalle, Capin ci ha provato ma, anche per acciacchi vari, vi è riuscito in rare occasioni, quindi all’arrivo di Brown, s’è accomodato... tra i ranghi. Che dire di Beck, un tipo di giocatore da torneo serale di cui ricordarsi, dopo, in pizzeria. Gli altri li conoscete, alcuni sono più da A2 che da A1, viste caratteristiche e provenienze, altri sono importanti più per il nome che per il potenziale. E atleti veri, con performances su pista rossa, non ce ne sono. Se si fossero analizzati i mali singoli per guarire la malata Varese, probabilmente si sarebbero cercati altri rimedi, dopo Skelin (che pur non atletico, è grosso come una montagna), innanzitutto con Holland o con uno come lui, con punti nelle mani. Se Varese non ne ha molti di media a gara, non può sempre pensare di tener sotto 80 punti gli avversari i cui valori, se sono superiori, alla distanza, emergono. Il basket non è il rugby: lì sì che puoi osare... la testa dove gli altri mettono le caviglie. Qui si commette fallo. Morale, la difesa - come sinergia dell’attacco, se esso non funziona - rischia di saltare per frustrazione. Allora Varese è già retrocessa? Se poco ci manca, non lo è ancora, anzi questo è il momento di fare tutti uno sforzo "intellettuale" per realizzarsi... nei propri limiti per diventare disponibili nel far risaltare i propri pregi (quelli che restano) a beneficio dell’equilibrio tra attacco e difesa, quindi dell’economia di gruppo. E’ un’impresa possibile. Basterebbe calcolare le proprie mosse per finalizzarle senza sprechi né assilli, facendo un grosso esercizio mentale per evitare ciò che non danneggi la squadra. Per essere concreti in campo, dovrà essere a tutti chiaro il limite delle proprie pretese, sennò si continuerà all’"evviva il parroco", buscandone da squadre poco oratoriane. Credere si può, basta azzeccare una gara, anche per stupidaggini altrui, possibili se non se ne commettono, in proprio, di più. E’ facile a dirsi, lo è meno a farsi ma si può, se ne convincano tutti i biancorossi che il grande pubblico di Masnago è sempre pronto a sostenere, nonostante tonnellate di bile. E’ il momento di Bianchini, affinché faccia sentire saggezza e carisma, come stigmate, nella carne dei suoi uomini. Un colpaccio insperato potrebbe riportare in superficie, soprattutto psicologica, Varese che si ritroverà risorta anche nello spirito di servizio. Certo, la squadra è questa, se ha infilato sin qui un ciclo vizioso, come può pretendere quello virtuoso? Eppure, se tutti tenessero alle osservazioni, come un invito alla perfezione (la loro, ovviamente, relativa ai propri limiti) renderebbero di più, sorprendendo quegli avversari che li giudicassero finiti. Oggi a Udine, di fronte a una Snaidero, in picchiata nel suo potenziale d’attacco, inferiore a quello biancorosso, ci piacerebbe scoprire un po’ di trasformismo, per applicazione rigorosa e voglia di riuscire, anzi di stupire. Non tutto è perduto e con Holland varrà la pena di tentare un’impresa
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