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Holland:"Quando la palla scotta, datela a me"


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Il fisico, nervoso e asciutto, è lo stesso di sempre. Lo stesso di

sempre è quel tiro in sospensione, morbido e vellutato, testimone

concreto di un talento puro e genuino, che nessuno si è mai sognato

di mettere in discussione. Eccolo, Delonte Holland: ultima mossa

disperata di una società disperata che prova a venir fuori da una

situazione disperata. Un mese di inattività - l´ultima sua partita in

bianconero lo scorso 13 dicembre a Kaunas - non sembra avere lasciato

scorie sui garretti d´acciaio dell´ala di Greenbelt, tornato nel suo

vecchio palazzetto per dare una mano alla squadra che lo ha lanciato

nel basket che conta. Un po´ tardi, verrebbe da obiettare: senza

andare indietro fino alla scorsa estate, quando una sua conferma era

stata chiesta a gran voce da Mrsic e tentata fino all´ultimo da

Gianni Chiapparo, sarebbe stato tanto bello vedere Holland in

biancorosso un mesetto fa. Varese - ne siamo certi - avrebbe qualche

punticino in più in classifica e la situazione sarebbe meno

drammatica. Il tempo, ormai, è davvero poco: quindici partite da

giocare in apnea, cercando di vincerne il più possibile - non importa

dove, come e con chi - per poi fare i conti e vedere cos´è successo.

La quota salvezza è sempre lì, lontana ma non irraggiungibile, con un

penultimo posto da porsi come obiettivo minimo nella speranza -

neppure così campata in aria - di qualche altrui sventura estiva.

Holland è arrivato, forte nella sua sicumera del ragazzo convinto di

cambiare davvero le cose, è si è allenato agli ordini di coach

Bianchini. Si è allenato di fianco a un Romel Beck - il Vate, nella

partitella finale, ha pure provato a farli giocare insieme - sempre

esemplare nella sua professionalità: il messicano resterà aggregato

alla squadra in attesa di sviluppi della sua situazione. Non si è

invece visto Capin, reietto per i compagni e traditore per tutti gli

altri, messo ufficialmente fuori squadra: si sta allenando da solo,

in compagnia del preparatore atletico Pilori, aspettando che qualcuno

venga a portarselo via.

Intanto Varese prega Delonte Holland santo subito, ultima fede alla

quale si aggrappano i cuori infranti di un popolo che ancora vuole

crederci, per una salvezza da festeggiare come uno scudetto. Sperando

non sia davvero troppo tardi. "No - ribatte deciso Delonte - non è

affatto tardi".

Ma ha visto la classifica della Cimberio, prima di decidere di venire?

Certo. So che la situazione non è delle migliori, ma io non ho

nessuna intenzione di retrocedere in LegaDue: quindi, se ho scelto di

tornare qui, significa che credo ci siano buone possibilità di salvarsi.

E cosa glielo fa credere?

Questa è una squadra ricca di talento, dalla quale dobbiamo cercare

di tirare fuori il meglio. So che Varese ha perso pareccchie partite

all´ultimo secondo, o ai supplementari, per pochi punti: io posso

dare una mano in questo, nel segnare i canestri nei momenti caldi.

Qui si parla del suo arrivo da almeno un mese. Ci dica la verità:

quando ha preso la decisione?

La notte scorsa.

Scherza?

No, anche se ci pensavo da un po´ di tempo. Insomma: a Varese lo

scorso anno mi sono trovato benissimo, e i miei agenti mi hanno

consigliato di tornare. Il loro parere è stato importante nella mia

decisione.

Eppure, l´estate scorsa decise di andare a Bologna. Perché?

Solo ed esclusivamente perché là avevo la possibilità di giocare

l´Eurolega. Altrimenti sarei rimasto a Varese, senza alcun dubbio.

Certo, partito il suo nemico Magnano...

Ma no - sghignazza - Magnano è una brava persona.

Ma cosa è successo a Bologna?

Di cose - continua a ridere - ne sono successe parecchie: ma tutte

sono state esperienze positive, che mi hanno fatto crescere.

Varese riuscirà a salvarsi?

Io dico che faremo il possibile, e anche qualcosa di più.

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