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«Mai chiesto aumenti per restare a Varese»


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di Samuele Giardina

VARESE Domanda banale: cosa ci fa un Keith Carter a Veroli, Frosinone, in una squadra di (bassa, è quartultima) LegaDue dove sta viaggiando a 18 punti a partita? «Aspettavo Varese». Aspettando Varese, e non Godot, ai tifosi biancorossi farà piacere sapere che un ragazzo vero come Keith, nella microscopica Veroli, se la sta passando bene: «Sono nato a Morrilton e cresciuto a Perryville in Arkansas; vivo a Oxford, Mississipi, dove ho fatto il college e conosciuto Jill. I posti piccoli fanno per me». Insomma, nulla è cambiato, era e resta la solita (grande) persona che arriva dal sud, torta di mele compresa.

Keith Carter, può dirci perché non è ancora a Varese?

Io volevo restare a Varese, ero convinto di restare dove mi sono trovato benissimo e dove sicuramente non era mia intenzione creare problemi: ma mi hanno detto «tu vai via».

Possibile che un buon giocatore come lei non abbia trovato un ingaggio in LegaA?

Ho aspettato fino al 31 luglio, ripeto con tutta la volontà di restare e di fare valere il mio contratto di un anno più uno: onestamente non credevo di dovermi cercare un'altra squadra. Alla fine, ricevuto «no» come risposta ho deciso di ragionare come una persona che ha 31 anni, una moglie, due figli e non giocherà in eterno: Veroli mi ha offerto un buon contratto, fa niente se si è trattato di scendere di categoria, e come allenatore c’era Franco Gramenzi (tagliato a metà novembre, ndr) con cui mi sono trovato bene a Teramo.

Parliamo di soldi?

Perché?

Perché Claudio Castiglioni ha detto che ha chiesto il 30% in più per firmare il secondo anno di contratto.

Lo so, e non so perché abbia detto una cosa del genere. Il mio uno più uno prevedeva un aumento di 20.000 dollari (da circa 250.000 a 270.000 a stagione) e né io né il mio agente (Dan Tobin, ndr) abbiamo chiesto altro; lo ripeto, a Varese la mia famiglia è stata da Dio e io non volevo creare problemi a nessuno.

Era anche prevista una clausula di uscita?

Certo, di 20.000 dollari e da esercitare da entrambe le parti: io l’avrei dovuta pagare per liberarmi, così come ha dovuto fare Varese visto che non mi ha confermato.

Oltre a lei la società ha deciso di rinunciare a molti giocatori e all’allenatore: è stato un errore? O meglio, quella Varese aveva margini di crescita?

Chi può dirlo? Chiaro, questa estate nessuno poteva dirlo, ora è diverso. Da come la vedevo io, però, credo potessimo stare ancora assieme sia come giocatori che come persone e che ci fosse la possibilità di migliorare.

Lasciamo il campo: com’è la vita a Veroli?

Ottima, è un posto piccolissimo dove Callie e Drew (i figli, ndr) possono stare tranquilli, e io con loro: il segreto è che siamo a un’ora di macchina da Roma ed è una cosa fantastica perché, quando abbiamo voglia di uscire o vedere qualcosa, dietro l’angolo c’è una delle città più belle del mondo.

Veroli come Capo d’Orlando e come i suoi luoghi in Arkansas e Mississipi?

Veroli come Capo d’Orlando con la differenza che in Sicilia non c’era Roma a due passi: però c’era il mare!

Un ciao ai tifosi varesini lo facciamo?

I love Varese.

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