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La sorte tira schiaffi. Roba da moviola


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Ancora una volta la sorte tira schiaffi. Che Varese li meriti o no, si può discutere. Ci si può anche sdegnare e ribellare ma la legge dei numeri è durissima. se non tombale con Bianchini e i suoi uomini nel loro nuovo corso.

I pareggi di Udine e Rieti sono finiti in sconfitte, matematiche per questa Cimberio, visti i suoi precedenti, come dire che un inganno tira l’altro.

E le giornate scorrono, di illusione in illusione, le quali, fortunatamente, tengono ancora il tifoso, in attesa dell’ultima verità, sul promontorio della speranza.

Due canestri all’ultimo secondo, roba da battito di palpebre, uno di Zacchetti, l’altro di Gigena, non due "vedettes" ma semplici, seppur orgogliosi, portatori d’acqua, hanno massacrato una Cimberio già divorata dai suoi vecchi mali, poco oscuri e molto chiari. Come dimostrano tanti cambiamenti e certi rimedi.

Già, Holland. Che, invocato, "illo tempore", da queste colonne e che, a Rieti, nella sua seconda prova, dopo più di un mese d’assenza dai campi, ha infilato 30 punti, sarebbe dovuto arrivare prima. Senza Delonte, la Cimberio, a Rieti, avrebbe buscato 20 punti, è vero, non c’è controprova ma sfidiamo chiunque a credere il contrario, visto che mancava anche Brown.

Morale, zero punti, invece di quattro ma, soprattutto, un ultimo posto che s’allontana tristemente da quel terz’ultimo (di Napoli) quale lucina nelle viscere della terra.

Si diceva dalla sorte, ebbene, a Rieti, essa ha fustigato la Cimberio attraverso un ex tignoso e chirurgico, come vuole questa speciale legge, vale a dire Gigena il quale, con ragione o no, ha "calamitato" il fallo che ha propiziato i suoi "liberi" del pareggio, quelli buoni per acciuffare il secondo supplementare, infine il canestro della vittoria a fil di sirena. E, al suo conto personale, si possono ascrivere altri punti pesanti nei momenti in cui la gara, stando alle cronache, sembrava filar via, nelle mani biancorosse. L’altro ex era Marcus Melvin, americano mesto di Varese, autore del fatidico fallo che, a una ventina di metri dal proprio canestro e a tre secondi dalla fine del primo overtime, ha permesso a Gigena di "rimediare" quel pareggio, prima beffardo, poi disastroso per i biancorossi.

Melvin sciagurato? O vittima di un fischio galeotto? Ci vorrebbe il vecchio moviolone di Biscardi per capire che cosa sia accaduto. Sin d’ora il club biancorosso, nell’attesa del filmato della gara, non esita a propugnare il suo "legittimo sospetto", certo di un contatto innocente e non punibile. Il radiocronista locale ha definito Melvin, nella circostanza, un po’ ingenuo.

A chi dare retta?

Che l’americano della Cimberio sia spesso inadeguato, lo si sapeva ma che persone per bene, come Bianchini e Oioli, siano rimaste abbastanza scandalizzate da quel trillo, fanno pensare. Non alla buona fede degli arbitri (che è fuor di dubbio) ma a una loro sufficienza direzionale nei confronti di una Cimberio che, è vero, chiude miseramente la classifica ma che mai, tuttavia, ha mollato e che nemmeno ora smobilita. Non solo ma Varese, al di là della sua storia (che oggi potrebbe anche c’entrare un fico secco), rappresenta una piazza d’Italia tra le più importanti per presenze sugli spalti.

Giriamo la questione al designatore dei direttori di gara, Felice Paronelli da Gavirate, ben oltre a ogni possibile vittimismo, che non ha ragione d’essere in questa squadra, sicuramente sfortunata ma anche, per mesi, sbagliata, come hanno dimostrato i suoi clamorosi rifacimenti. Dunque, fallo di Melvin o no, paura di vincere o di perdere (che fa lo stesso) a parte, si auspica una maggior comprensione degli sforzi di gente che ci sta mettendo la faccia e soprattutto il cuore.

Da qui alla fine più rispetto, please, per Varese.

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