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Varese, puntando a un finale dignitoso, già prepara il suo futuro dirigenziale


Lucaweb

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di Giancarlo Pigionatti

Un legno torto non sarà mai dritto, allora ce ne vorrà uno nuovo. Da far attecchire nel tempo con la sapienza di uomini previdenti. Qualche cosa di simile sta accadendo nella Pallacanestro Varese, seppur in un momentaccio, anche per sensazioni confuse, che s’accavallano, sino a confliggere.

C’è una stagione, sin qui disgraziatissima, per peccati capitali e sfortune atroci, da chiudere con quella dignità, che il grande popolo biancorosso pretende, almeno per lenire, fin che sia possibile, rabbia e delusione.

La squadra, perseguitata dai propri limiti, seppur con un po’ di equilibrio trovato, ancorché provata e triste, è in attesa di giudizio. Mancano due mesi a una condanna durissima ma anche accettabile, non finendo il mondo domani, nel frattempo alla Cimberio si chiede di provare a vincere in casa, innanzitutto contro Biella e, in particolare, nei derby con Milano e Cantù, che sono sfide speciali per il tifoso che in questi appuntamenti, mette in gioco l’orgoglio della propria appartenenza.

Una consolazione da mentecatti? Non la metteremmo in questi termini se Varese, conciata com’è, riuscisse a evitare, per esempio, l’ultimo posto per sperare in qualche ribaltone a tavolino, remotissimo ma possibile.

La società, costretta dagli eventi ad essere tremendamente realista con se stessa, non vorrebbe ritrovarsi sul groppone lo smacco più insopportabile, qualora capitasse un ripescaggio.

«Se già ci rimproveriamo un sacco di errori e con l’angoscia d’un marchio di disonore per la nostra tifoseria, mai potremmo perdonarci un’occasione persa con l’ultimo posto», osserva il presidente, Claudio Castiglioni, il quale, senza mettere una pietra sopra il campionato, tutt’altro per le considerazioni appena fatte, sta però costruendo un futuro di riscossa.

Chiamala, se vuoi, moratoria. Al tifoso più realista interessa poco processare i colpevoli, che sono noti, peraltro la "piazza" non ci sembra sdegnatamente avversa alla famiglia Castiglioni che, pur sempre, considera l’unica garante di continuità, quindi fautrice d’una possibile rinascita.

Ovviamente cambieranno faccia i dirigenti. Già, da tempo, Chiapparo è fuori delle stanze biancorosse, qualcun altro potrebbe seguirlo e perdere le proprie mansioni.

Come anticipammo, tempo fa, su queste colonne, Claudio Maria Castiglioni ha scelto come suo uomo di fiducia Cecco Vescovi, venerata "bandiera" biancorossa", ancorché in un compito istituzionalmente nuovo e difficile. Egli sarà il general manager della Cimberio la quale, per inciso, resta non soltanto per effetto di un contratto di sponsorizzazione già vincolante ma, soprattutto, per ideali affinità imprenditoriali con la famiglia Castiglioni con la quale sta tessendo una rete di lavoro negli Stati Uniti. La stessa proprietà, se abbiamo capito bene, è pronta ad aprire le porte della società a imprenditori della provincia, magari a quelli di un recente corso, in qualità di sponsor, se essi vorranno condividere la gestione della Pallacanestro al fine di farla diventare più potente. Chiunque voglia determinare, con il proprio capitale in apporto, scelte e strategie societarie, è il benvenuto; parola di presidente. A questo punto vien da chiedersi se Ezio Salviato, uscito dall’Olimpia Milano, voglia effettivamente partecipare in prima fila, accanto ai Castiglioni, come sempre disse nel considerare un suo eventuale impegno per Varese.

La proprietà, si diceva, non lascia, anzi raddoppia. E con una forsennata voglia di riscatto, anche attraverso fresche energie.

Dunque, tocca a Vescovi affrontare nuovi orizzonti attraverso una realtà difficile ma ci sembra caricatissimo, oltre che conscio dei problemi che l’attendono.

Certo, tutti sanno fare il timoniere con il mare calmo, quindi non v’è occasione migliore di questa per cominciare a dirigere la squadra della sua città?

Come "spalla" ideale, Cecco ha già fatto una scelta: quella di Massimo Ferraiuolo, ex biancorosso, anzi biancazzurro, ricordandolo come piccolo grande uomo dell’ammiratissima DiVarese.

Max, nei progetti, sarà il direttore sportivo: un ruolo questo che sembra ritagliato su misura alle sue caratteristiche caratteriali. Vescovi e Ferraiuolo, due personaggi della Pallacanestro, in cerca di autore ma in una serie che cambia geografia e chimica, quindi tutta da scoprire da parte di un club che deve adeguarsi attraverso una rapida cognizione della realtà e con una mentalità nuova. Entrambi hanno il tempo per esplorare questo impervio "nuovo mondo", auspicabilmente con la capacità di individuare i giovani più bravi, fatti in casa e reclutare qualche italiano da affiancare a Passera, Boscagin e, si augura Cecco, a Galanda. Ma chi sarà l’allenatore che guiderà Varese per almeno tre anni e dal quale dipenderanno indicazioni sugli stranieri, cui affidare la prossima leadership?

Meo Sacchetti, Lino Lardo, Ramagli e Pillastrini sono i candidati a meno che - stando all’annotazione del presidente - Bianchini e Mrsic ottengano un miracolo, profilandosi per una continuità.

Più chiarezza di così? Il futuro avanza.

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