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Varese pensa al futuro senza "mollare" il presente


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

"Guai ai vinti"? Tutt’altro. La famiglia Castiglioni, pur sentendosi addosso il peso di una provincia in ginocchio, sta guardando avanti per rialzarla. E’ un pegno d’onore che il giovane presidente assume con lucidità, ben conscio delle responsabilità, per aver scelto male i suoi uomini.

E’ la sua famiglia a pagare con la faccia e di tasca per una Varese, costata tanti soldi nelle sue edizioni riviste e corrette ma destinata a una triste discesa all’inferno.

A Claudio Maria Castiglioni verrebbe forse la tentazione di aggrapparsi alla cattiva sorte che, subdola ed esagerata, potrebbe alleggerire i conti di una classifica infamante per il buon nome di Varese ma egli ha troppo rispetto per i tifosi, sicchè si tiene sulla coscienza l’equivalenza in tonnellate di un macigno. Meglio allora pensare come porvi rimedio? Semplicemente rinascendo: la gente di Masnago, se avverte una seria volontà di risalire la china e tornare laddove compete a questa piazza, sa capire e farsene una ragione.

La Cimberio è in attesa di giudizio, lo abbiamo detto e lo ripetiamo: mancano due mesi, le vie del basket sono infinite, soprattutto, se qualche club non reggerà alla resa dei conti, sempre che ve ne sia uno in profondo rosso. Ma, attenti, non bisognerà finire con la maglia nera, sennò lo smacco sarà doppio, anzi tragico.

Ecco perché hanno senso la gara di oggi, contro Biella, la prossima a Napoli, i derby a Masnago, contro Milano e Cantù, quindi altre partite, come quella contro Scafati in casa.

Una sessantina di giorni surreali da vivere, almeno in campo e per le strade della città, nei commenti dei tifosi, i quali magari aspettano un miracolo, pur pensandolo improbabile.

La società, nel frattempo, s’è calata nella realtà, con la saggezza dei previdenti, che precorrono i tempi. E si sta muovendo con cognizione, di cause nuove, di fronte a ben altra scienza cestistica, vista la categoria inferiore, quindi a geografie e storie sconosciute, come evocano piazze e avversari, tutti da scoprire.

E nell’affrontare il futuro, che avanza, pur con un moto di ribellione (dovendo non escludere una salvezza, non si può mai sapere), stanno cambiando gli uomini del presidente per dire di Cecco Vescovi general manager, di Massimo Ferraiuolo direttore sportivo e, probabilmente, di Meo Sacchetti allenatore.

Tre dell’"Ave Maria", anzi della DiVarese fantastica e ammirata, terza per due volte in un campionato di marziani, come quelli della Tracer e della Scavolini, poi campioni.

Dunque, tre vecchie glorie, sicchè dobbiamo mettere in discussione le nostre poche simpatie per quelle figure del passato, spesso improvvisate in compiti istituzionalmente nuovi, con il rischio di inadeguatezza ma propugnate per piacere alla tifoseria memore e nostalgica.

Stavolta condividiamo l’orientamento di Claudio Maria Castiglioni e per motivi che riconducono le figure in questione a una nuova esperienza, da azzeramento di ogni ciclo, che dovranno affrontare, quindi alla personalità di Ferraiuolo e al mestiere di Sacchetti che, dopo tanta gavetta, soprattutto in A2, ha dimostrato di valere come tecnico. Chiedere a Pozzecco che di allenatori s’intende, avendone "sbranati" tanti, per accertare le capacità di Meo. Cecco Vescovi, vero simbolo di Varese, si gioca un grande futuro da dirigente nella sua amata città.

Ora però c’è una realtà con la quale fare i conti e che richiede una vicinanza a Bianchini e Mrsic i quali meritano un appoggio incondizionato nel resto di una stagione da chiudere con grande dignità e chissà... Non si può calpestare la figura di Bianchini che, semplicemente, non è un allenatore di pronto soccorso né potrebbe esserlo, proprio per la sua storia, così immensa e mitica. Continuiamo a stimare Mrsic il quale, peraltro, individuò presto gli errori che non potè riparare, travolto da un piccolo terremoto di pensiero all’interno del club.

Lo sanno entrambi che bisognerà voltare pagina, se la retrocessione diventerà realtà. Se accadrà un miracolo, avranno un riconoscimento, quindi tocca loro trascinare i biancorossi che si giocano l’avvenire, poco importa se qui o in altre parti, dovendo scavalcare i propri limiti e battere i loro nemici, visibili e no. A cominciare dai piemontesi per regalare una piccola soddisfazione alla gente di Masnago, schiaffeggiata, spesso, a casa sua.

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