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La verità di Mrsic:"Schiacciati dal peso del passato"


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Avrebbe dovuto essere tutto diverso. Una stagione iniziata tra i

ricordi di un passato splendido e la speranza che l´essere amato

dalla folla sarebbe stato sufficiente per superare gli ostacoli e le

difficoltà. Tre eroi della stella in panchina, due in campo, per una

squadra che nella mente di chi l´aveva sognata avrebbe dovuto far

divertire tutti. E´ andata malissimo, con tutti i progetti e gli

intenti iniziali che sono naufragati dopo le prime sconfitte, tra

errori e sfortuna, fino a portare Varese sull´orlo della tomba.

Veljko Mrsic di questa squadra era l´allenatore, la mente: un

allenatore dimezzato, visto che cavilli regolamentari gli impedivano

di alzarsi dalla panchina per fare il suo mestiere. Un allenatore che

a un certo punto si è dovuto fare da parte, ammettendo

l´impossibilità di cambiare le cose, accettando di inventarsi

assistente con l´arrivo di Bianchini. La chiacchierata con il coach

croato parte proprio da quel giorno di fine novembre, quando la

società scelse di puntare sull´esperienza del Vate e mentre Meneghin

e Vescovi si fecero da parte, Mrsic decise di restare facendo un

passo indietro. "Capitò tutto molto in fretta - racconta Veljko - in

poche ore. La cosa inizialmente mi spiazzò, ma alla fine decisi di

restare, convinto che fosse la scelta migliore per me e per il futuro".

Cosa la spinse a scegliere di restare in panchina?

Una telefonata con il mio amico David Blatt, campione d´Italia con

Treviso e vincitore degli ultimi Europei con la nazionale russa. Mi

disse che a lui era capitata esattamente la stessa cosa: allenava il

Maccabi, e a metà stagione la società scelse di riprendere Pini

Gershon, che era stato sulla panchina di Tel Aviv fino all´anno

precedente. Lui decise di fargli da assistente, e quell´esperienza fu

fondamentale nella sua crescita e per la carriera straordinaria che

ora sta facendo.

Sono passati tre mesi: pentito?

Affatto: Valerio Bianchini è una persona straordinaria, oltre che un

grande allenatore. Mi ha sempre coinvolto nelle scelte e nelle

decisioni, e credo di avere imparato tantissimo da un monumento del

basket come lui: quest´esperienza mi ha fatto crescere e maturare

moltissimo.

Meneghin e Vescovi, invece, scelsero la coerenza e se ne andarono.

Lei come ha vissuto questa situazione?

Mi è dispiaciuto parecchio, perché l´idea era quella di continuare

insieme. Però loro hanno deciso diversamente, e io non posso fare

altro che rispettare le loro scelte e le loro idee.

Torniamo indietro, all´inizio della stagione. Cosa è andato storto?

Credo sia presto per parlare del passato. Anzi, credo che uno dei

problemi sia stato proprio questo: fin dall´inizio, si è parlato

troppo del passato, di quello che era stato, e ci si è dimenticati di

guardare avanti. Ho le mie idee su quello che è successo, ma ne

parlerò a fine stagione.

Tra un paio di mesi, quindi. Nel frattempo Varese proverà a salvarsi:

ci riuscirà?

Io devo crederci. Abbiamo davanti dieci partite, e abbiamo il dovere

di provarci, per rispetto verso il nostro lavoro e verso il nostro

splendido pubblico. Torniamo al discorso di prima: ai nostri

giocatori stiamo ripetendo fino alla nausea che devono riuscire a

guardare avanti. Se dovessimo fare l´errore di tornare a pensare a

quello che è successo in questa stagione, alle troppe partite buttate

via, alla sfortuna, allora ci converrebbe ritirarci.

Dove sarà Mrsic il prossimo anno?

Il mio è un lavoro strano: quando arrivi in un posto devi pensare che

resterai lì per tutta la vita, ma sai anche che potresti andartene il

giorno dopo. Noi allenatori non possiamo permetterci di pensare al

futuro: vedremo.

Fino allo scorso settembre la gente di Varese la vedeva come un eroe,

ora la identifica in questa stagione fallimentare. Valeva la pena di

mettersi in gioco così tanto?

La prima cosa che ho detto quando sono arrivato qui è stata:

"Dimenticatevi quello che ho fatto da giocatore". Non so se tutti ci

sono riusciti e non mi nascondo: so che per la gente di Varese adesso

sono l´allenatore di questa stagione fallimentare. Però il passato

non si cancella, e sono certo che nel cuore dei tifosi ci sarà

sempre, nonostante tutto, un posto speciale per la squadra della stella.

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