Lucaweb Posted July 19, 2008 Share Posted July 19, 2008 di Massimo Turconi “Tu dimmi quello che devo fare e io lo faccio…”, è un tormentone, peraltro molto ironico, che può funzionare solo sulle tavole di uno spettacolo di cabaret. Mica è facile applicarlo, almeno con successo, in uno sport con tratti abbastanza “scientifici” come la pallacanestro. Così, domenica scorsa, al via del derby contro Milano, la marcatura iniziale Passera - Vukcevic ha destato ben più di d’una perplessità. Il buon Marchino Passera,180 centimetri di vitalità, ha obbedito agli ordini e provato con tanta volontà a frapporsi al ben più fisicato, 197 cm, giocatore serbo-greco, ma... «Ma, oggettivamente, per quanto il milanese non me l’abbia fatto pagare più di tanto, il nostro era un duello destinato a creare scompensi - osserva il playmaker della Cimberio -. Vukcevic, infatti, avrebbe potuto portami sotto canestro e, letteralmente, ”abusare” di me ma, da giocatore intelligente, bravo nel leggere le situazioni, ha approfittato del mis-match solo una volta giocando bene su un blocco mentre nel resto dei possessi ha preferito attivare i compagni. Assai più problematici sono risultati gli accoppiamenti difensivi sulla transizione dell’Armani che, non a caso, con le triple di Gallinari e lo stesso Vukcevic ha prodotto in avvio un limpido vantaggio (15-5). Al time-out i nostri allenatori hanno ridisegnato marcature più adeguate e noi, col passare dei minuti, siamo gradatamente risaliti». - Siete cresciuti ma mai a tal punto da girare la partita... «Con una difesa che, quasi ogni volta, casa o fuori, “becca” 90 punti, è difficile pensare di mettere in difficoltà una squadra solida, equilibrata e di talento come l’Armani. Il nostro atteggiamento difensivo, che fin qui non è mai stato un fattore, rappresenta ormai un argomento frusto e, probabilmente, un rebus impossibile da risolvere perché coinvolge un attacco che, spesso, è poco equilibrato come pure una scarsa voglia, almeno, in alcuni frangenti, di tutto il gruppo perché – commenta criticamente Passera -, parliamoci chiaro, difendere, anche in serie A, non è mica questione di alchimie tattiche. Certo, quelle contano, ma al 95% contano attributi, orgoglio e mentalità e, con questa considerazione, ho detto tutto». - L’attacco poco equilibrato è anche nella fotografia di un Delonte Holland che fa sì 50 punti "bevendosi" 31 tiri su 61 totali. Oppure no? «Domanda alla quale è difficile rispondere perché Delonte, contro Milano è stato strepitoso e ha fatto cose che, da tempo, non si vedevano sui campi italiani. Ma anche se può sembrare un paradosso il suo brillantissimo “show” ha progressivamente fatto fuori il resto della squadra, mandandola fuori ritmo. Bravo lui, dunque, un po’ meno noi a uscire dalla partita. Se si eccettuano un fantastico gioco da 4 punti di Galanda e una sporadica tripla di Melvin, nel momento importante, siamo scomparsi dal campo, senza più impatto offensivo. Aspetto che, peraltro, è difficile da riprendere quando, per una dozzina di minuti, non tocchi palla». - A proposito di impatto in attacco: su Varese Sport, magazine distribuito dalla società durante le partite interne, abbiamo ammirato una sua fotografia in fase di tiro. Complimenti: movimento stilisticamente perfetto, roba da manuali di tecnica. Peccato che poi, quando si tratta di eseguire sul campo, questo “ben di Dio”, leggi le pessime statistiche – 40% da 2, 23% da 3 - perda clamorosamente efficacia. Come la mettiamo? «Sarebbe bello se il tiro fosse una componente fatta solo di gesti tecnici. In realtà - replica Marchino -, in questa stagione, tirare verso il ferro un pallone che pesa mille chili, espone a tantissimi errori. Una verità è che, chi più, chi meno, scendiamo in campo con poca serenità e quei gesti, che dovrebbero essere consolidati in giocatori del nostro livello, diventano complicati, poco fluidi. L’altra verità è che, adesso, il mio compito più importante è quello di mettermi al servizio dei compagni e per poterli mettere in ritmo. Provate a pensare che cosa succederebbe se anch’io cominciassi a tirare a ogni possesso». - Domenica ad Avellino, contro Green, a lezioni di regia? «Da uno come lui, è sicuro, c’è solo da imparare: Marques ha portato a scuola quasi tutti i playmaker di serie A. Quindi, su di lui, dovrò e dovremo difendere particolarmente bene ma la gara contro l’Air non può e non deve ridursi al confronto con Green. Quella irpina è un’ottima formazione, gioca un basket bello, intenso e redditizio. Noi, però, dobbiamo affrontarla con l’idea di fare risultato e credere ancora, al mille per cento, che vi sia una minuscola possibilità. Non potrei mai perdonarmi di non aver fatto tutto il possibile per raggiungere almeno il penultimo posto e poi - conclude Passera -, che sia anche retrocessione ma a testa alta». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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