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di Giuseppe Sciascia

Ci pare una piccola carrellata di pareri "illustri" raccolti nella galleria dei personaggi che hanno fatto la storia passata e recente del basket varesino all'indomani della certezza aritmetica della retrocessione in LegAdue della Cimberio.

A raccontare il suo stato d'animo dopo la sconfitta nel derby contro Cantù comincia Marino Zanatta, prima grande giocatore dei tempi di Ignis e Mobilgirgi, poi apprezzatissimo dirigente della bella ma sfortunata DiVarese degli anni 80 prima di finire sullo spiedo come presidente sconfitto: «Il derby perso non mi ha causato particolari emozioni, ormai la retrocessione era ormai certa da tempo, già si respirava un clima di una certa smobilitazione. Non è giusto dire che proprio domenica si è retrocessi, spiace più che altro notare come la squadra non sia riuscita a esprimere neppure un pizzico d'orgoglio, lottando nel limite delle sue possibilità per rimandare il verdetto. Aggiungo comunque che la vicenda dell'aereo con lo striscione "Serie B, serie B" mi è parsa una cosa simpatica e goliardica».

E in chiave futura l'ex presidente biancorosso sottolinea la necessità di ripartire daccapo senza farsi condizionare dai "retaggi" del passato: «In queste situazioni non bisogna farsi condizionare dall'emotività ma programmare con calma per ricostruire mattone su mattone, affidandosi a persone che hanno capacità dirigenziali e orgoglio per dare una identità chiara al progetto.

Sotto questo profilo sono convinto che Vescovi abbia la competenza necessaria per fare le scelte giuste, spero che le sue decisioni si rivelino azzeccate augurandogli anche un pizzico di fortuna che serve sempre in questi casi».

Più cruda la disamina di Dodo Rusconi che della Pallacanestro Varese è stato prima grande giocatore, poi grande allenatore (fu lui a riportare l'allora Cagiva in A1 nell'annata 1993/94) ed infine dirigente: «La gara di domenica mi ha lasciato tanto amaro in bocca: almeno contro Milano qualcosa di buono s’era visto, mentre il match contro la Tisettanta mi è sembrata del tutto priva di contenuti agonistici. Le sconfitte fanno parte del gioco ma c'è modo e modo di perdere e di retrocedere; la speranza era quantomeno quella di trovare una reazione d'orgoglio, invece, se quello che avevano da dare i giocatori, è quanto abbiamo visto contro Cantù, si capisce perché la Cimberio sia ultima in classifica».

L'ex coach biancorosso punta invece sul calore del pubblico varesino per ripartire di slancio, sottolineando la necessità di ridare entusiasmo all'ambiente in vista della prossima stagione: «La lezione avremmo già dovuto impararla con la retrocessione di quindici anni fa, in realtà chi subentrerà negli incarichi dirigenziali lo farà con uno stato d'animo diverso. La cosa importante è fare in modo che non si disperda l'entusiasmo della gente di Varese che quest'anno è sempre rimasta vicina alla squadra: mi auguro che Vescovi faccia il meglio possibile in un'esperienza nuova ma avrà bisogno di aiuto da tutte le componenti, dalla proprietà fino all'ultimo dipendente della società».

Chi invece non vede tutto nero è Paolo Vittori, altro ex giocatore "pluri-titolato" del periodo d'oro della grande Ignis recentemente inserito nella Hall of Fame creata dalla società in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione: «Retrocedere in LegAdue fa male ma non è comunque la morte del basket varesino, soprattutto se da questo evento si riuscirà a costruire qualcosa di buono per squadra e società. Purtroppo il verdetto era ormai certo, domenica è arrivata la condanna matematica, ma troppi giocatori avevano lo sguardo vuoto da tempo, forse condizionati dal peso delle sconfitte in fila che ha tolto loro la forza d'animo di reagire di fronte alle difficoltà: numerosissime infatti sono state le partite nelle quali la Cimberio è crollata nel finale».

In ottica futura anche Vittori fa affidamento sui tifosi ed auspica una società forte: «Tanto di cappello a chi garantisce con i suoi investimenti la continuità ad alto livello del basket varesino, però per creare una realtà vincente ci vuole una struttura solida. Bisogna evitare di ripetere gli errori dell'anno scorso nelle scelte di mercato, partendo dalla base di un play e di un pivot di valore, e mettendo degli americani di talento a fianco degli italiani già sotto contratto, oltre a continuare a lavorare sui giovani, peraltro Bianchi e Colombo stanno facendo molto bene.

E poi la società deve essere più presente, senza subire condizionamenti da parte di tifosi che si permettono di fermare gli allenamenti o scendere dalle tribune sin dietro la panchina. Però i tifosi sono il vero capitale del nostro basket: la maggioranza di loro ha solo sentito parlare dell'epoca in cui Varese vinceva scudetti e Coppe europee in serie, ma in questa città c'è una passione talmente radicata da rendermi certo che le tribune saranno piene anche in LegAdue».

Guarda già avanti Joe Isaac, indimenticato allenatore della "sbarazzina" DiVarese di fine anni '80 nella quale i futuri dirigenti Vescovi e Ferraiuolo erano giocatori-cardine: «La sconfitta contro Cantù è stata la conclusione logica di una stagione nata male e proseguita peggio. Ormai è inutile piangersi addosso e pensare al passato glorioso di Varese, bisogna iniziare sin da ora a fare chiarezza su quali saranno i programmi futuri. Se si punterà su una squadra di giovani con un'ottica di crescita pluriennale non si potrà pretendere di tornare subito in A1; se invece ci sarà un budget importante bisognerà avere l'idea di come si spendono questi soldi, perché le varie Avellino, Montegranaro e Capo d'Orlando, per non parlare di Cantù con un super GM come Arrigoni, sono la testimonianza di come nel basket italiano di oggi conti la competenza di chi sceglie i giocatori prima ancora delle risorse. Ben vengano Vescovi e Ferraiuolo in società: Cecco ha un buon "occhio" per riconoscere le qualità di un giocatore, certo per entrambi sarà la prima esperienza da dirigenti, l'importante sarà prendere un allenatore di fiducia e poi progettare con lui le strategie di mercato. Di sicuro non si potrà più sbagliare la campagna acquisti per non deludere nuovamente un pubblico che quest'anno non ha mai smesso di sostenere la squadra nonostante le sconfitte in serie».

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