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«Carta bianca a Vescovi»


Lucaweb

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di Claudio Piovanelli

Alla Pallacanestro Varese diede molto da giocatore, negli anni Cinquanta, e ancor più da dirigente, come general manager dell’Ignis che vinse tutto per un decennio e divenne una leggenda per non dire dei trascorsi dirigenziali nel calcio e nell’hockey su ghiaccio).

Giancarlo Gualco, a dispetto di qualche acciacco che sta comunque lasciando alle spalle, scherza («Ormai sono superato») ma non nasconde la sua amarezza per la retrocessione della Cimberio: «Da tifoso e da vecchio dirigente sono molto dispiaciuto - dice - ma ora non resta che sperare che in società ci sia la voglia di rifondare e di ripartire».

Gualco non vuole sindacare su ciò che è stato («E’ evidente che qualche errore deve essere stato commesso...») ma può dare qualche saggia indicazione su ciò che sarebbe utile o opportuno fare. «Ovviamente non sono in grado di dare indicazioni su questo o quel giocatore da ingaggiare: sono fuori dal giro da diverso tempo, non conosco gli atleti, in particolare gli stranieri, in un mercato che in questi ultimi anni si è allargato a dismisura, nè ho contatti con gli agenti».

Ma da un vecchio dirigente di società qualche utile consiglio può sempre arrivare. «La società ha deciso di puntare su Cecco Vescovi e su Massimo Ferraiuolo e io credo sia una buona scelta: Cecco conosce molto bene il basket, Massimo può essere una eccellente spalla. L’inesperienza? Nessuno avrebbe scommesso una lira su di me quando andai all’Ignis... La cosa importante è che Vescovi e la società si muovano in piena sintonia ma, cosa ancor più importante, Vescovi deve poter operare in piena autonomia, pronto a rispondere di persona, ad assumersi oneri e onori. Quando decisi di ingaggiare Manuel Raga più d’uno mi chiese se ero impazzito. L’ingegner Adalberto Tedeschi, il presidente, mi disse che se ero convinto della mia scelta l’Ignis avrebbe ingaggiato Raga, che poi diede a Varese anche più di ciò che sinceramente avevo sperato. Dunque credo sia fondamentale che chi ha la responsabilità di costruire la squadra debba poter agire in piena autonomia, avendo carta bianca, fatto salvo naturalmente il budget stabilito».

Ma Gualco ha un altro suggerimento non meno importante: «La prima scelta - avverte - dovrà riguardare l’allenatore. Non ho indicazioni da dare in questo senso: personalmente quest’anno avrei puntato su Boniciolli e non lo dico col senno di poi, visto ciò che sta facendo ad Avellino, ma perchè è un allievo di Boscia Tanjevic e con quella scuola si è garantiti. Ho letto che Pozzecco giudica Sacchetti il miglior allenatore d’Italia e gli posso anche credere. Ma, al di là del nome (un bravissimo tecnico combinerebbe comunque poco con una squadra scarsa...), è fondamentale che tra general manager e allenatore ci sia un confronto nella scelta dei giocatori, non foss’altro per evitare che il tecnico si ritrovi a lavorare con atleti con caratteristiche che non gradisce. Anche perchè una sola pedina potrebbe rivelarsi decisiva per gli equilibri della squadra».

Gualco ha un ultimo consiglio: «Rifondare una società non è facile e il mio consiglio è di non cercare di ottenere tutto subito. Giusto cercare di fare il meglio, ma ricordo che quando ripartimmo con la "nuova" Ignis che conquistò subito lo scudetto del 1969 l’obiettivo non era certo la vittoria. Rusconi non era certo il giocatore più ricercato sul mercato, invece con Ossola formò poi una coppia senza pari in Europa, Raga era un’incognita, al pari di Meneghin, che venne lanciato giovanissimo come titolare. Ma le attese iniziali non erano certo di vittoria».

Da ultimo un "in bocca al lupo": «Vescovi e Ferraiuolo lo meritano. Con la speranza che anche la fortuna dia loro una mano, perchè senza fortuna neppure l’Ignis avrebbe vinto...».

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