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Quando Holland fa da sé fa per tre americani


Lucaweb

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di Giancarlo Pigionatti

Chi fa da sé, fa per tre. Come Delonte Holland che, in questa Cimberio, fa per tre extracomunitari, vale a dire Brown, Melvin e Lloreda. Il primo provoca irritazione, il secondo tristezza, il terzo apatia.

Ancora una volta Holland, grondando di canestri, stavolta più che mai nel grembo d’un gruppo, come testimoniano le sue statistiche (13-17 nel tiro da due e 5/9 in quello da tre per 47 punti in tabellino), come le fattive presenze degli italiani, ciascuno ben calato, e senza gelosie, nella propria parte, dimostra come quei censori, i quali considerano i circa trenta tiri presi un’eresia, abbiano torto marcio.

Quando la gara con Montegranaro sembrava già segnata, Holland (come faceva Oscar o lo stesso Pozzecco in una certa stagione) ha crepitato di colpi vincenti, trascinando i compagni, encomiabili nella loro fatica, non senza la qualità (come Galanda bello e sciolto nel finale) d’un rendimento che propizia un risultato positivo.

Non c’è cielo senza stelle, se lo è, domani, è nuvoloso. Il basket è collettivo ma una o due stelle, non di più, altrimenti abbagliano, ci vogliono per far brillare il piccolo pianeta-squadra. A disintegrarlo, semmai, già ci pensano quei giocatori che si credono delle "star" senza esserlo e ne abbiamo avuti tanti sotto gli occhi in questi anni. Montegranaro s’è così illusa di fronte a Holland (che viaggia con 26 punti a gara ma sarebbero più di 28, se togliessimo i 3 punti alla prima del suo ritorno a Varese dopo un mese e mezzo di assenza dei campi) e ai biancorossi, da Passera a De Pol, i quali hanno fatto mirabilmente squadra.

Tutti un po’ come il cerchio che tiene insieme la botte. Ora, guardando avanti, a una LegAdue che, proprio ieri, ha votato per la continuità, cioè per i due extracomunitari e non per tre, come avevano proposto alcune società non mancano ipotesi su scelte, tant’è che s’è già osservato, su queste colonne, come Mate Skelin, con tre extracomunitari, sarebbe stato necessariamente il primo degli "acquisti", ben esprimendosi i medici sul suo recupero, visto che il croato sta viaggiando con un mese di anticipo sui tempi previsti e soprattutto sta lavorando con questa intenzione Cecco Vescovi, spronato anche dalla grande disponibilità del centrone croato di restare a Varese.

Resta ora da chiedersi se, in un campionato per soli due americani o extracomunitari, preferibilmente atletici ed esplosivi, il croato resti una scelta non solo ideale ma opportuna e irrinunciabile. Lo deciderà Vescovi con il tecnico Ramagli, soprattutto se Varese dovesse trovare una spiccata alternativa attraverso un comunitario, il che non è semplice.

Già si sta dando per scontata l’impossibilità di trattenere Holland e per ovvie ragioni (proprietaria del suo cartellino è la Virtus Bologna e il suo costo è pesantissimo) ma se esse non fossero insormontabili, bisognerebbe considerare questa seppur estrema ipotesi a dispetto di luoghi e detti comuni su un’A2 "sporca" e ingrata, in particolare per un fuoriclasse della dimensione di Holland. Che resta un bravo ragazzo spettando a lui ogni giudizio su una simile prospettiva. Non avrebbe senso invece una preconcetta esclusione di Holland pur proclamando, e giustamente, il gruppo come base di rilancio per Varese.

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