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«Mi è mancato Lino Lardo»


Lucaweb

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di Massimo Turconi

Ritrovarsi, dieci mesi dopo, al punto di partenza, anzi peggio. Marcus Melvin, abbastanza marginale nei quintetti degli ultimi tempi, si guarda un po’ in giro con l’aria dubitativa di chi ha la sensazione di aver preso un treno sbagliato.

Con l’espressione interrogativa di chi si sta chiedendo: "Ma tu guarda se dopo tutto ‘sto “casino” non ho fatto nemmeno un passo in avanti, anzi sto scomparendo dalle scene, già tetre.

Ma leggere i sentimenti negli occhi delle persone rappresenta un esercizio sempre difficile allora è lo stesso Melvin, ala pivot di Fayetteville a toglierci dall’imbarazzo dicendo: «Non ho mai pensato, con la scelta del “convoglio Varese” di aver preso il treno sbagliato semmai, in questi mesi, mi è capitato di pensare alle tante difficoltà e alle troppe peripezie incontrate lungo il percorso. Quindi, al limite, è stato sbagliato il viaggio, in qualche caso la compagnia ma non il mezzo di trasporto. Anzi, in questo senso, vi salirei a occhi chiusi altre mille volte».

- Contro Cantù avete fatto la figura di una compagnia alla sbando, fortunatamente vi siete salvati contro Montegranaro regalando una mini consolazione ai tifosi...

«Questa è la realtà, inutile girarvi intorno, contro Cantù abbiamo messo in mostra - osserva l’americano - un clima di squadra ancora peggiore. Contro Montegranaro ci siamo rifatti salvando la faccia e per una volta confermato sul campo tutte quelle dichiarazioni che solitamente si fanno in settimana, di una squadra che intende onorare i propri impegni sino all’ultimo giorno, anche se, ripeto, spesso diamo l’impressione d’essere arrivati a fine corsa».

- Da qui alla fine mancano ancora tre settimane e quattro partite.

«E’ vero ma con l’andazzo di lavoro visto nell’ultimo periodo, allenamenti a ranghi incompleti e di limitata intensità, è impossibile stare sul parquet con la qualità necessaria per tutti i quaranta minuti. Non a caso, da almeno un paio di mesi, nel secondo tempo, quando gli avversari alzano il ritmo, il gruppo accusa crolli verticali e incontrollabili che, probabilmente, vanno rimandati anche alle nostre condizioni fisiche».

- Se lei dovesse, con una parola sola, dire che cosa non ha funzionato nel corso di questa stagione disgraziata, quale userebbe? Marcus, stupito per la domanda, chiede tempo, riflette e se ne esce con “accuracy”. Termine che, in inglese, significa precisione, esattezza, diligenza ma in italiano, riferito alla squadra e all’intera annata biancorossa, è tutte queste cose insieme.

«Credo che la prolungata assenza di "accuracy" - puntualizza l’americano della Cimberio - costituisca una mia sensazione, condivisa però da diversi miei compagni di squadra. Un vissuto da riportare a 360 gradi in tutto ciò che abbiamo fatto di sbagliato in campo e visto intorno a noi. Insomma, quando capitano annate del genere, nelle quali poche cose sono andate per il verso giusto sia dentro, sia fuori la squadra, nessuno può chiamarsi fuori e, per come la penso io, si precipita tutti insieme: giocatori, allenatori e dirigenti».

- Che cosa le è mancato di più?

«Come giocatore, dopo l’esperienza di Rieti, mi è mancata tantissimo la presenza di Lino Lardo, un coach che, come pochi altri, è capace di mettere ogni atleta nelle migliori condizioni tecniche, fisiche e mentali. Nelle stagione passata in Lazio ogni giocatore sapeva esattamente che cosa fare, come farlo e quando farlo. Semplicemente: accuracy».

- A questo punto, da lei che la LegaDue l’ha già vinta, ci aspettiamo consigli per gli acquisti.

«Si tratta di un campionato molto più duro della serie A sotto il profilo fisico e mentale.

Ci sono pochissime superstar ma tanti giocatori “senza nome”, abituati alla battaglia e a muoversi sempre sul filo del rasoio. Si tratta di un campionato poco “politico” e molto meritocratico. In LegaDue - spiega Melvin -, nella maggior parte dei casi non si guarda né la carriera né gli onori, gioca chi ha più voglia e chi è capace di spremere sempre il 110%. In poche parole chi ha la puzza sotto il naso è spazzato via senza pietà».

- Lei ha ancora un anno di contratto ma la Pall. Varese, molto delusa, non ha intenzione di confermarla... In tutta franchezza lei crede di poter essere riproponibile?

«C’è una carta scritta ed io ho tutta l’intenzione di rispettarla, anche se in un campionato di categoria inferiore. A Varese non solo mi trovo bene ma vorrei anche prendermi una rivincita per dimostrare che non sono il giocatore visto in una stagione così deludente».

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