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«Tra Varese e Bologna scelgo l’America»


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di Massimo Turconi

Tra Sacro Monte e Basilica di San Luca, tra PalaWhirlpool e PalaMalaguti, Masnago e Casalecchio, ovvero all’incrocio tra presente e passato, Delonte Holland, non ha dubbi: sceglie il numero 645 di Olympic Tower, New York, sede della NBA. Il ragazzo di Maryland adesso vorrebbe che la sua vita futura partisse proprio da quell’indirizzo newyorchese. Così, a distanza di quasi dodici mesi, come succede in quegli spettacoli di successo, che stanno in cartellone per lunghi periodi, il copione da recitare nelle mani della Pallacanestro Varese e di Holland è lo stesso.

«A Varese, non è un mistero per nessuno, sono stato e sto benissimo: bella città, bella gente, società ben organizzata e tifosi simpatici che - dice Holland -, ti fanno sentire calore ed entusiasmo in ogni occasione. Ma, al netto di queste sensazioni positive, nell’estate prossima, ritenterò, ancora una volta, di concretizzare il mio sogno che cullavo da ragazzo: far parte di una squadra NBA. Chiaro che, lo capirete, davanti a questo scopo, tutte le altre considerazioni, anche se validissime, come sono quelle di Varese, passano in secondo piano. Per questa ragione, dalla fine di aprile in poi, tutte le mie forze e la mia concentrazione saranno convogliate per raggiungere l’obiettivo della mia vita da giocatore».

- Un obiettivo che, forse, in virtù delle grandi prestazioni prodotte con la maglia della Cimberio, potrebbe essere più facile da conquistare.

«Non so se le cose stanno veramente in questi termini perché - continua Delonte -, per entrare in un team NBA, bisogna considerare tutta una serie di variabili, l’allenatore, il tipo di gioco, le ambizioni della franchigia, la presenza di grandi stelle. Tutte cose che esulano dal valore del singolo giocatore. Tanto per fare un esempio, ai Boston Celtics di quest’anno, è più difficile trovare spazio ed emergere che in altre squadre. Fatta questa premessa, sono convinto che l’esperienza accumulata in Italia in questi anni, mi sarà utilissima. In particolare, spero che possa risultare importante quella maturata negli ultimi mesi a Varese perchè, mai prima d’ora, mi era capitato di dover gestire così tanti palloni e di essere un punto di riferimento assoluto per una squadra».

- Cinquanta punti contro Milano, poi quarantasette contro Montegranaro, infine diversi “trentelli”: un bel modo, ma poche volte vincente, per diventare il faro di un gruppo. «Nessun giocatore, neppure il migliore del mondo, può vincere le partite da solo e, non a caso, noi abbiamo battuto la Premiata quando, nel secondo tempo, altri compagni, vedi uno stupendo Galanda, hanno trovato, con una certa continuità, la via del canestro e spostato l’attenzione delle difesa di Montegranaro su altri bersagli. Credo che il grosso problema, in questo scorcio di campionato, che ho disputato in maglia biancorossa, sia stato legato proprio ai momenti di vuoto accusati dalla squadra. Passaggi, va da sé, pagati a caro prezzo, perché ce la siamo giocata alla pari contro tutti ma gli avversari hanno avuto quasi sempre quel “qualcosa” in più, in attacco o in difesa, che serve per vincere le partite».

- Domenica pomeriggio, a Bologna, lei respirerà aria di rivincita...

«Per me, è ovvio, non sarà una partita come le altre, perché in passato, con La Fortezza, c’è stato qualche problema ma, al di là di queste considerazioni, non credo nelle rivincite personali e non ho nulla da dimostrare ai bolognesi. Le cose, in Virtus, non sono andate fin dall’inizio e, penso che le colpe vadano distribuite tra tutti. Poi si giocherà Bologna contro Varese, una sfida tra le grandi deluse del campionato perché se è vero che noi siamo retrocessi, è altrettanto vero che la Virtus ha disputato un campionato molto inferiore alle aspettative».

- Quale accoglienza s’aspetta da un pubblico sanguigno come quello bolognese?

«Non lo so e, per la verità, nemmeno mi interessa. Comunque, sono abbastanza freddo e, di solito, riesco a isolarmi e a non sentire tutto quel che succede intorno a me. Da parte mia penserò solo a Varese, l’unica cosa che conta in questo momento».

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