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«Non sapevano se il cuore è a destra o sinistra»


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di Stefano Affolti

VARESE Per uno come Paolo Vittori, che l'ha portata sul tetto del mondo, veder retrocedere la Pallacanestro Varese dev'essere un supplizio insopportabile. Segue sempre la squadra dal suo angolino, sotto la curva nord: vede tutto prima degli altri e smoccola sotto i baffi.

Vittori, alla vigilia cosa si aspettava dalla Cimberio?

Pensavo che ci saremmo salvati senza affanni e con un po' di fortuna avremmo centrato i playoff.

Perché è andata così?

Forse i tanti errori commessi non sarebbero stati fatali senza i troppi infortuni. Partire con Capin e Galanda ?rotti? all'Europeo non è stato il massimo: poi sul più bello s'è fatto male Skelin, l'unico acquisto davvero azzeccato.

Mrsic era in grado di allenare a questi livelli?

Chi l'ha scelto pensava di sì: invece non era pronto per responsabilità così grandi. Però lo staff tecnico è solo uno degli ingranaggi: se la macchina va male, le colpe sono di tutti.

Invece ha pagato solo Chiapparo.

È evidente che Gianni ha sbagliato: ma l'ha fatto in buonissima fede, e soprattutto non da solo. L'ha tradito la sua stessa generosità: ha voluto fare più di quel che doveva. Troppo facile prenderlo come capro espiatorio.

Che dire di Bianchini?

La sua cultura, non solo cestistica, è indiscutibile. Però doveva fare il coordinatore, non l'allenatore. Nessuna magia psicologica poteva resuscitare giocatori così ?morti?. La soluzione perfetta era: Bianchini ?chioccia? e subito in panchina il tecnico del prossimo anno.

Da più parti si evidenzia lo scarso attaccamento alla maglia.

Il mercato aperto impedisce l'affezione dei giocatori, soprattutto gli americani, che vanno e vengono più degli altri. Ma questa Cimberio era proprio senza cuore: qualcuno non sapeva nemmeno se batte a destra o a sinistra nel petto. I giocatori prima di tutto sono uomini: andrebbero scelti anche soppesandone carattere, background culturale, abitudini. Invece si sfoglia il freddo catalogo dell'agente di turno. Prendiamo i Roosters della stella: Poz era immenso, gli altri quattro difendevano anche per lui.

Cosa c'è da salvare?

Poco, e non solo sul piano tecnico. Penso alla disciplina: comportamenti da censurare, divisioni in spogliatoio. I giovani sappiano che il basket non è questo.

Chi tenere in LegaDue?

Passera: è stato tra i più umili e battaglieri, ha già fatto bene in categoria, ama la sua città. Galanda: gli farei un contratto pluriennale, chiuda la carriera qui da protagonista della risalita. Skelin, se si riprende appieno: quando ha giocato è stato determinante. Poi largo ai giovani, lavorando in prospettiva. Se Allegretti e Bolzonella fossero stati attesi e valorizzati, a quest'ora avremmo due giocatori utilissimi.

Già, i giovani: dove sono?

Scontiamo la carenza di bravi istruttori. Al trofeo Garbosi ho visto ragazzini di 14 anni bravissimi: che fine faranno? Servono istruttori capaci, selezionati per meritocrazia: vista l'enorme base di praticanti, non dovrebbe essere difficile far emergere i talenti.

Se il purgatorio durasse più di un anno?

Il blasone di Varese esige la serie A. Però il pubblico di Masnago ha una passione smisurata: con programmi seri e una squadra che diverte e dà tutto, credo sia disposto ad aspettare più tempo.

Cosa pensa dei Castiglioni?

Tanto di cappello per la pecunia che ci mettono. È vero che ragionano troppo ?da tifosi?, ma criticare è comodo. Anche Toto Bulgheroni venne aspramente contestato: alla fine vinse la stella.

Si parla di una polisportiva, proprio con Bulgheroni al comando.

È la persona giusta. Ma attenzione, la logica dell'orticello può castrare qualsiasi progetto meraviglioso. Anni fa, quando Varese era in A1, provammo qualcosa del genere nel basket femminile: aderirono due società su dieci.

Si riparte con Vescovi e Ferraiuolo nella stanza dei bottoni.

Tutti li abbiamo amati come giocatori e li stimiamo come varesini: spero non finiscano allo sbaraglio anche loro. Hanno voglia e capacità: devono dimostrare di saper comandare. Che non è facile, specie quando le situazioni si complicano e devi mettere da parte i sentimenti.

La ricetta per tornare grandi?

Ogni giocatore abbia motivazioni a mille. Ogni tassello della società sia al posto giusto e funzioni coerentemente. Chi decide agisca con algida professionalità, senza condizionamenti emotivi e ambientali.

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