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di GIANCARLO PIGIONATTI

Il presidente è in carcere, Capo d’Orlando trema. Accusano Enzo Sindoni di associazione a delinquere ai fini di una supertruffa (milioni di euro per finti agrumeti) ai danni dell’Unione Europea nella sua veste di imprenditore. Chi lo andrà a trovare, gli porterà le arance... Sindoni è sindaco di Capo d’Orlando e presidente della Pierrel che, alla sua guida, ha sfondato la frontiera del grande basket passando velocemente da rivelazione a forza nuova attraverso un capolavoro che ha avuto il magico cesello di Gianmarco Pozzecco, uno dei conquistatori di questo magnifico lembo di Sicilia, oltre alla sapiente mano di Meo Sacchetti, gran scultore di un progetto in cui ha sempre creduto.

I soldi hanno avuto il loro fascino persuasivo, soprattutto per Gianmarco, sicuramente non un uomo venale, da nobile e generoso qual è ma, pur sempre, un personaggio che possiede una caratura che vale un giusto e adeguato apprezzamento. Molti si stupirono l’estate scorsa nell’apprendere il passaggio di Pozzecco nella poco più che matricola Capo d’Orlando, almeno prima di appurare le ragioni sentimentali e commerciali d’una sfida, l’ultima di una fenomenale serie che il fuoriclasse triestino ha lanciato nella sua carriera di "nano furioso", come amava definirsi.

Il contratto offertogli da Sindoni era da acquolina in bocca, roba da prendergli... la gola, assomigliando al menù di un ricco sposalizio: tanti primi e secondi con varietà di contorni più il dolce e spumante a volontà se ad essi paragoniamo un congruo ingaggio e una lista di benefit corrispondenti a posti diversi di classifica, quindi al pregio dei play off, infine a punti e ad assist personali: tutte voci di contributi stimolanti verso traguardi a scalare o a salire, fate voi, d’una squadra che, per il fatto di credere nelle capacità trainanti dell’ex varesino, non metteva limiti alla provvidenza del campo, quindi alle capacità di ingraziarsela. Sindoni aveva anche le chiavi di un piccolo paradiso, come lo è un lussuoso appartamento a picco sul mare che egli ha riservato a Pozzecco e familiari.

Tra il presidente e il "number one" della sua Orlandina v’è stato subito un feeling grondante di riconoscimenti e attestati sino a un’amicizia che ha esaltato le parti, dell’uno e dell’altro, in una stupenda e armoniosa opera cestistica. Che succederà ora a Capo d’Orlando, scossa nei suoi fulgori sotto i canestri da una prova così inquietante per chi ne ha promosso e legittimato un’ascesa così sensazionale? Se lo chiedono un po’ tutti, aspettando chiarezza e approfondimenti di un’inchiesta che, ora come ora, ha decapitato un’emergente società.

Sindoni resta un presunto innocente, augurandoci la sua estraneità ai fatti contestatigli o tutt’al più una responsabilità che nulla ha a che vedere con certe accuse.

Oggi, sicuramente, non siamo su "Scherzi a parte", aspettando di leggere il futuro di Capo d’Orlando nel quale trova una conferma l’altro varesino Meo Sacchetti il quale, pur già confermato, avrebbe desiderato un ritorno nella sua Varese ma qui, si sa, il suo ex compagno Cecco Vescovi ha preso un impegno con Alessandro Ramagli che potrebbe essere annunciato presto, come allenatore della riscossa biancorossa. Una scadenza immediata riguarda invece la gara di oggi con la Cimberio di mezzo in un PalaFantozzi verosimilmente surreale.

Capo d’Orlando è già nei play off con un quinto posto da blindare, rischia più un domani improvvisamente incerto sul fronte societario che la sua posizione "altolocata" di classifica ma Varese, vittoriosa, e non per caso, su una Siena non irresistibile ma sempre di stoffa raffinata, si ridà quel... penultimatum che, un mese fa, pareva declinatosi oltre gli Appennini, sin laggiù, dalle parti di Scafati. Battere una Pierrel in subbuglio (ma attenzione alle reazioni rabbiose che provocano tali eventi) e piegare Scafati domenica prossima, a Masnago, nell’ultimo appuntamento con la A1 ha il sapore di una missione eccitante e non impossibile.

O forse oggi lo è se resta immutabile la sensibilità di Pozzecco, puntuale nel ripagare una persona cui è grato tenendo su squadra e ambiente, pur di fronte all’amata Varese. L’ex Rooster non soffre sdoppiamenti sentimentali, la sua professionalità è corazzata, lo dimostrò a Masnago. E poi, nella sua ultima stagione, come tiene ad assicurare, a meno di cataclismi, già pensando alla festa dell’addio tra una folla di invitati, egli vuol lasciare un potente segno del suo passaggio in una terra che lo accolse come un imperatore.

Varese, però, non ci sta, adesso improvvisamente si ritrova un obiettivo da onorare, a costo di battere Scafati di 27 punti, qualora oggi deludesse, come le accade in trasferta da una vita o quasi. Potenti aspettative sollecitano Bianchini e i suoi uomini a un addio che potrebbe magari, e clamorosamente, diventare un arrivederci

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