Lucaweb Posted July 20, 2008 Share Posted July 20, 2008 di Giancarlo Pigionatti Non c’è bisogno di scenari vagheggianti o vaneggianti, basta e avanza la realtà, a patto che la si affronti con un po’ di ingegno, determinazione e competenza per centrare la concretezza. La Pallacanestro Varese è malata, anzi è morta nei risultati ma, come società, se non scoppia di salute, perché nessun club può vantare un saldo attivo, sicuramente non è alla canna del gas. Oggi essa è rassicurata dalla famiglia Castiglioni che fa i fatti, come li facevano i Bulgheroni, fortunatamente varesini che stanno alla pallacanestro, come le loro fiere origini e appartenenze alla città, sicchè il domani è certo. Se poi la società trovasse quattrini veri e alleati credibili, com’è parso nei giorni scorsi, attraverso gli incontri tra i Castiglioni e due interlocutori (Whirlpool e Maggio), visibili e ben intenzionati, tanto meglio. Anzi, la porta è aperta. Sceicchi non ne abbiamo incrociati a Masnago e dintorni né li vediamo in giro per la città, quindi - a parte i soliti noti, e qualcuno ha già dato, come Bulgheroni - non c’è troppo da sfogliare le verze. Questa è la realtà, basta saperlo per adeguarsi, chi non la conosce per superficialità o per sensazionalismo da bancarella, finisce per muoversi come un palombaro in piscina. E la realtà riguarda anche le operazioni del club biancorosso, già intavolate, ad esempio, con il tecnico Alessandro Ramagli (che s’è perso per strada, probabilmente, non convinto di poter onorare il compito richiesto) e, da giorni, con Stefano Pillastrini che condivide il progetto Cimberio ma che batte cassa per avere qualche soldone in più, ben disposto a firmare un contratto. Certa, sin d’ora, è stata la potenzialità di questa piazza che corrisponde all’enorme impegno della proprietà, persino stupefacendo chi non ha frequentazioni varesine, attraverso un quarto posto ai botteghini del campionato, grazie a un incasso di 820.000 euro, registrato dalla Lega basket. Altre risorse sono quantificabili in circa 200.000 euro, dovuti alla partecipazione dei piccoli sponsor, in altrettanti, elargiti dai partners e in altri ancora per cambio merce per un valore totale che scavalca il mezzo milione di euro. In più c’è un gran signore come Renzo Cimberio la cui passione per la pallacanestro e il cui amore per questa città, grazie ai quali egli ha trascinato nella sua avventura un amico, attuale co-sponsor, valgono circa 800.000 euro. Sarà anche antipatico fare i conti in tasca ad altri ma questo è il consuntivo di ricavi attendibili, potendo disquisire su cifre non nascoste e con una persona aperta e solare come il dottor Marco Zamberletti, responsabile marketing della Pall. Varese. E’ altrettanto vero che i due milioni di euro e rotti di attivo non compensano i costi, dovuti agli ingaggi del team e dello staff tecnico e medico, quindi a tutte quelle spese di gestione, tipiche di una qualsiasi azienda che ha impiegati da pagare e costi generali (e di trasferta) da coprire. Fortunatamente la Whirlpool garantisce un suo apprezzabile sostegno attraverso l’intitolazione del palasport e la gestione del settore giovanile, sennò le passività lieviterebbero all’insù, toccando, ogni volta, alla famiglia Castiglioni ripianare un deficit già pesantuccio, figuriamoci poi quanto essa è costretta a rimetterci per rimediare a balorde scelte di mercato nel tentativo di salvare una stagione già compromessa, finendo per spendere di più e male. La stagione delle beffe e dei danni è alle spalle. Ora il caso vuole che il budget sia sensibilmente inferiore, non per un disimpegno tecnico del club ma per una normale contiguità alla categoria, essendo meno dispendiosa una LegAdue nella quale gli organici, a meno di pazzie senza fine, richiedono investimenti più mirati e assennati che potenti. Certo, bisogna essere capaci e fortunati. Dunque, l’ideale di squadra e di società non appare certo esorbitante, ovviamente nuove risorse consentirebbero di affrontare senza assilli né sofferenze di cassa eventuali variabili. A questo punto qualcuno potrebbe però osservare che la Cimberio, scendendo di categoria, dovrà scordarsi certi incassi e ritorni. Certo, il ragionamento non fa una grinza, se non che ci troviamo nella quarta piazza d’Italia per incassi e nonostante esibizioni da mal di fegato. La stessa grande squadra di piccoli sponsor e partners non trova controindicazioni nella caduta in LegAdue, riponendo un interesse diretto nella passione dei tifosi, quindi nelle loro presenze a Masnago, magari in cambio di un maggior riscontro pubblicitario, seppur alle stesse tariffe. Questo è un modo d’essere veramente soci d’un sodalizio al quale si tiene per farne le fortune ma, soprattutto, resta il considerevole contributo d’abbinamento della Cimberio, per dire delle Far Rubinetterie, fiori all’occhiello del club biancorosso. Queste sono premesse cui crediamo non solo intenzionalmente, a patto però che si riesca a raggiungere l’eccellenza della squadra la quale, in una così nuova e sconosciuta competizione, dipenderà dall’allenatore le cui scelte dovranno illuminare la dirigenza biancorossa nell’individuazione di giocatori altamente affidabili per un possibile obiettivo di promozione. Su questo punto occorre ricordare che il blasone di Varese non è direttamente proporzionale alla sua competitività, ci permettiamo di insistere su un argomento che, nelle ultime stagioni, ha generato un grande equivoco di fondo e i cui risultati si sono visti. Dunque, subito, ci vogliono scelte molto adeguate alla realtà, d’una LegAdue che ha sempre preso a ceffoni i grandi club: da qui dipenderà il senso di tutta una stagione, augurandocela soddisfacente per i tifosi e per il cassiere. Un’ultima annotazione: a Varese, se la squadra va giù, la gente piange ma, se non torna su, mena. Si fa per dire, il concetto va da sé. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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